31.05.2025 – Il nome della Decima Flottiglia Mas va slegato dal gruppo ristretto che ha combattuto per la Repubblica Sociale Italiana. Si tratta invece di un corpo militare che si distinse sia nel corso della prima che della seconda guerra mondiale per atti di eroismo. Lo ha ribadito a più riprese Alfio Caruso, giornalista e autore di numerosi scritti sulla storia italiana del ventesimo secolo, che nel libro scritto per Neri Pozza, “Incursori del Re”, narra le vicende degli uomini della X Flottiglia MAS sia prima che dopo l’8 settembre, quando la maggior parte degli uomini del corpo d’incursori della Regia Marina rimase fedele al giuramento prestato alla Monarchia, mentre una ristretta minoranza decise di collaborare con la Repubblica di Salò.
Il libro è stato presentato ieri, venerdì 30 maggio, al Circolo Unificato dell’Esercito di via dell’Università a Trieste dalla Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, la Lega Nazionale, il Centro di Documentazione Multimediale della Cultura giuliana istriana, fiumana e dalmata e l’Associazione delle Comunità Istriane. A moderare la presentazione il presidente vicario dell’Associazione delle Comunità Istriane, Fabio Tognoni, assieme al professor Davide Rossi.
Il libro racconta le imprese del gruppo d’incursori della Regia Marina (ne facevano parte fra gli altri anche Agostino Straulino di Lussinpiccolo, Antonio Marceglia, nato a Pirano, e Spartaco Schergat di Capodistria), che compirono azioni ritenute impossibili, come minare le navi britanniche nella baia di Suda o nel sorvegliatissimo porto di Alessandra nel 1941, fino all’8 settembre del ’43, data in cui il comandante Junio Valerio Borghese decise di utilizzare il nome della Decima per creare un corpo della Repubblica Sociale, partecipando alle azioni dell’esercito nazista. «Ci sono dei numeri – spiega Caruso -: i componenti della X Mas fino al 7 settembre 1943 erano 238, i fascisti erano quattro, quattro di numero, non per dire. Borghese, il capitano Ungarelli, Eugenio Wolk, che era l’istruttore che mise assieme gli i nuotatori d’assalto dei gruppi Gamma, e il capitano Ferraro, che era un ex professore di educazione fisica che da solo riuscì ad affondare cinque navi britanniche in Turchia. Già questo ci spiega che c’è tutta un’altra storia, c’è tutta un’altra X MAS di cui parlare, che tra l’altro è il reparto più decorato dell’esercito italiano, perché su 238 componenti, ottennero 31 medaglie. È una media superiore al 10 per cento, nessun altro reparto italiano può vantare un simile medagliere».
«Quella della X Mas è una storia particolare – ha aggiunto Tognoni – derubricata velocemente tra quelle da mettere in un angolo della memoria, dopo la scelta di pochi di loro di far parte della Repubblica Sociale. Ma le gesta di tanti di quei singoli non devono essere mai dimenticate: uomini che, anche a guerra finita, non smisero di rischiare la propria vita per il bene comune, come accadde anche qui a Trieste, quando come sminatori subacquei, un gruppo di ex incursori della X Mas, diede nuova vita ai traffici mercantili nel golfo, dopo aver fatto brillare le mine tedesche che rendevano le nostre acque impossibili da navigare, tra questi devono essere citati: Vittorio Stradi, Giuseppe Derin, Paolo Paulin ( ex ufficiale), tutti e tre di Capodistria, Piero Zamarin di Lussinpiccolo e il parmense Marcello Bertoncin».
Il professor Rossi, infine, ha ricordato «l’importanza di ricostruire una storia sconosciuta ai più, che parte dai primi anni del Novecento e arriva fino al 1945. Questo libro racconta una storia completamente diversa della X Mas, una storia incardinata tantissimo con queste terre dell’Alto Adriatico perché i Mas vengono pensati inizialmente per scardinare la marina austriaca nel corso della prima guerra mondiale e sono molti i personaggi di queste terre che ne hanno fatto parte».