Proiettato a Gorizia il documentario sui Quaranta giorni di occupazione titina

19.06.2025 – “Trst je naš – Trieste è nostra” è il titolo del documentario prodotto da Venice Film con la collaborazione della Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani fiumani e dalmati, dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e del Centro di Documentazione Multimediale della cultura giuliana istriana fiumana e dalmata per commemorare gli 80 anni dell’occupazione jugoslava della Venezia Giulia.

Dopo le proiezioni a Roma (in anteprima al Senato su iniziativa del Senatore Maurizio Gasparri) e a Trieste, il documentario è stato presentato pure a Gorizia. La presidente del Comitato provinciale dell’ANVGD Maria Grazia Ziberna, introducendo il filmato, ha ricordato al numeroso pubblico che ai primi di maggio del 1945 mentre nel resto d’Italia si festeggiava la liberazione, per Gorizia e Trieste iniziava la fase più cruenta del secondo conflitto mondiale, con l’occupazione jugoslava, a guerra finita. Per questo motivo la data della vera liberazione della città coincide con il termine dei 40 giorni, il 12 giugno.

Il Sindaco del capoluogo isontino Rodolfo Ziberna ha aggiunto che a Gorizia e Trieste la lotta partigiana era connessa con il tentativo di annessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia, e che pertanto vennero uccisi tutti coloro che costituivano un ostacolo – vero o presunto – alle mire espansionistiche di Tito, compresi i membri del CLN che avevano combattuto contro il nazifascismo ma non erano disposti ad accettare la dittatura comunista. Violenze e deportazioni avevano lo scopo di incutere terrore e far fuggire parte della popolazione italiana, per mutare le proporzioni etniche.

Alessandro Cuk, critico cinematografico e vicepresidente nazionale dell’ANVGD, ha illustrato il documentario, che fa parte di una trilogia, assieme a “Vola Colomba” per i settant’anni del ritorno della città all’Italia e “In odium fidei”, attualmente in lavorazione, sulle persecuzioni da parte del regime comunista nei confronti dei rappresentanti del clero e dei cattolici, vittime della fede in Istria e Dalmazia.

Tra il pubblico erano presenti Angela Rosita Gori e Gigliola Degano, che hanno seguito con emozione la proiezione del documentario.

Angela, che attualmente risiede a Medea, è figlia di uno dei deportati da Gorizia, il cui nome compare sul Lapidario eretto nel parco della Rimembranza a quarant’anni da quei terribili eventi, nel 1985. Guerrino Gori il 6 maggio 1945 si era recato all’ Ufficio Anagrafe per registrare la nascita della sua secondogenita, ma venne arrestato e deportato. La moglie disperata pur avendo partorito da pochissimo lo cercò a lungo, seppe soltanto che era stato portato ad Aidussina e a Idria, ma di lui poi non si seppe più nulla.

Gigliola Degano, di Trieste, era una bimba di soli due anni durante l’occupazione jugoslava, e quindi non ricorda nulla dei 40 giorni, ma nel ’54 era cresciuta e si trovava tra la folla festante al ritorno di Trieste alla Patria, e ha ricordi molto nitidi di quelle giornate.

 

 

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