18.07.2025 – È stata presentata stamane presso l’Associazione della Stampa Estera a Roma MEDIF, la Mostra sugli Esuli Dalmati Istriani e Fiumani che è in allestimento nella Sala del Grottone all’interno del Vittoriano, in base ad una convenzione sottoscritta dalla Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani fiumani e dalmati con l’Istituto ViVe (Vittoriano e Palazzo Venezia) sotto gli auspici del Ministero della Cultura.
Il Presidente di FederEsuli Renzo Codarin ha espresso grande soddisfazione per questo risultato, soprattutto pensando alle sofferenze di chi visse l’esodo giuliano-dalmata in prima persona. Questo progetto aveva mosso i primi passi oltre un decennio fa, su impulso di Giuseppe de Vergottini, Presidente onorario di FederEsuli, e della sua associazione Coordinamento Adriatico: «Con grande emozione ho trovato nei giorni scorsi il carteggio con cui assieme al compianto Lucio Toth cominciavamo a pensare ad uno spazio dedicato alla storia degli esuli all’interno del Vittoriano. Dopo tante pacche sulle spalle ricevute dai vari ministri della cultura, dobbiamo ringraziare Sangiuliano ed il suo successore Giuli che ci hanno consentito di realizzare il nostro progetto. Non sarà però una mostra solamente per gli esuli – ha proseguito de Vergottini – in quanto, ponendosi in continuità con il museo del Risorgimento, si rivolgerà ai flussi turistici che giungono al Vittoriano e perciò sarà tradotta in inglese, sloveno e croato». Al di là dell’interesse turistico del monumento, i grandi significati del Vittoriano, come simbolo dell’Unità d’Italia e come sacrario dopo aver accolto la salma del Milite Ignoto, sono stati evidenziati da Edith Gabrielli, direttrice del ViVe.

Fa parte del Comitato tecnico scientifico presieduto dal compianto Giuseppe Parlato che ha elaborato i contenuti del percorso espositivo lo storico Gianni Oliva, il quale ha evidenziato che il silenzio sceso sulle vicende delle foibe e dell’esodo ha comportato speculazioni, aggravate dal fatto che la sconfitta dell’Italia nella Seconda guerra mondiale era stata messa in secondo piano dal 25 aprile come celebrazione della vittoriosa lotta di liberazione nazionale. «Il Parlamento Europeo ha invitato la Slovenia a commemorare degnamente le vittime del comunismo, dimostrando così che Tito aveva attuato un grande progetto di epurazione politica in cui le foibe rappresentavano la fattispecie con cui colpire la classe dirigente italiana ed i rappresentanti dello Stato nelle terre che si volevano annettere» ha specificato Oliva. Del Comitato tecnico scientifico erano presenti nel pubblico anche la Prof.ssa Chiara Cacciavillani, la Prof.ssa Ester Capuzzo, il Prof. Michele Pigliucci, il Prof. Davide Rossi ed il direttore artistico Paolo Valerio.

«Questa mostra servirà a costruire un pezzo della memoria collettiva: partiremo dall’inquadramento storico generale per giungere a tante piccole storie e testimonianze, attraverso cui raccontare episodi di sofferenza e di resistenza, di ricostruzione e di rinascita identitaria» ha spiegato l’architetto Massimiliano Tita, curatore del percorso espositivo multimediale, illustrando un rendering della mostra. Conferendo dignità ad un capitolo della storia nazionale a lungo dimenticato «compiremo un atto di responsabilità civile avvalendoci di strumenti di conoscenza che possano promuovere il dialogo, l’empatia e la memoria attiva».

Questo concetto di risarcimento morale è stato ribadito dall’esule istriana Italia Giacca, componente dell’Esecutivo dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia: «Già l’istituzione del Giorno del Ricordo nel 2004 ha rappresentato un importantissimo riconoscimento per le nostre sofferenze. A sei anni ho abbandonato l’Istria tenendo per mano mia madre e mia sorella, per raggiungere nostro padre che era scappato a Trieste temendo di venire infoibato, non perché fosse fascista, ma perché come tanti istriani amava l’Italia, come il mio nome dimostra. Poi mi sono immedesimata nel dolore di mia madre e mi sono chiesta tante volte se avessi avuto la forza di abbandonare tutto, la mia quotidianità e la mia posizione. Rivivo interiormente un terzo esodo, quello che non ha compiuto mio nonno, che non volle abbandonare la sua casa non per motivi ideologici, ma per non costituire un peso per la nostra famiglia in esilio e perché era troppo legato a quella terra»

Il Ministro della cultura Alessandro Giuli ha quindi ribadito la sensibilità che il governo ed il suo predecessore Sangiuliano hanno dimostrato per questi argomenti che è lieto di vedere concretizzarsi come frutto del fecondo rapporto tra il MiC e le associazione degli esuli, senza dimenticare che «nel Vittoriano ci sono già evidenti richiami alle città del confine orientale che vennero redente alla fine della Prima guerra mondiale, che per noi rappresentò la Quarta guerra d’indipendenza, l’inveramento del Risorgimento». Dopo decenni di oblio e di narrazioni distorte, il ministro Giuli ha ribadito che è giunto il momento di raccontare la verità promuovendo iniziative come il MEFID e il Museo nazionale dell’Esodo, il cui iter è stato ormai avviato. Ma i veri protagonisti di tutto «sono gli esuli ed ho accolto con favore la loro proposta di inaugurare la mostra a ottobre, in concomitanza con l’anniversario della morte di Norma Cossetto, studentessa violentata ed infoibata e Medaglia d’oro al merito civile conferitale dal Presidente Ciampi: non dimentichiamo e non dimenticheremo mai».
Lorenzo Salimbeni
