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Per conquistare i turisti cinesi la Croazia ci ruba Marco Polo (Il Giornale 26 ago)

Marco Polo è croato, a tal punto che gli hanno dedicato un museo su un’isola di Zagabria, la tomba di re Artù si trova in Dalmazia e ovviamente Ulisse ha navigato attraverso i flutti dell’Odissea lungo le coste dell’ex repubblica jugoslava.

Non è uno scherzo ma i colpi di sole estivi dei nostri vicini sull’altra sponda dell’Adriatico, che riscrivono storia e leggende a loro piacimento, con un pizzico di nazionalismo, per attirare turisti. Soprattutto quelli cinesi che nel museo dedicato al «croato» Marco Polo non devono pagare il biglietto.

Dai tempi del regime di Franjo Tudjman alcuni storici croati cercano di accreditare l’ardita tesi che Marco Polo sia nato a Curzola/Korzula. E non a Venezia il 15 settembre 1254 come abbiamo sempre saputo. L’8 agosto il comune dell’isola dalmata ha inaugurato addirittura un museo in quella che sostengano sia la casa natale di Marco Polo. «Un luogo in cui sono rappresentati la vita e i molti viaggi del famoso avventuriero medievale, il personaggio più noto originario di Korzula, che nel 13imo secolo visitò la lontana e sconosciuta Cina» si legge nella presentazione. Una delle sale è dedicata alla battaglia navale fra la flotta veneziana e quella genovese, davanti le coste dell’isola, alla quale avrebbe partecipato, secondo i croati, Marco Polo.

Il museo è costato 270mila euro ed il biglietto ne costa 8. Le autorità locali sono convinte che il leggendario commerciante veneziano sia nato nell’isola dalmata e che non a caso a Curzola i cognomi Polo e Depolo sono molto diffusi. In passato lo stesso ente del turismo di Zagabria, per attirare gli ospiti stranieri aveva lanciato la Croazia come «patria di Marco Polo». L’indebita appropriazione storica fa il paio con la storia di re Artù, pure lui croato. Il leggendario capo dei cavalieri della tavola rotonda, con nel fodero Exalibur che estrasse dalla roccia, non è nato a Tintahel in Cornovaglia. Per i croati ha visto i natali alle spalle di Spalato/Split, in Dalmazia. Poi sarebbe morto a Podstrana, sempre in zona. La tesi è appoggiata da uno storico inglese, John Matthews, convinto che nel villaggio croato ci sia la tomba di re Artù. Il famoso condottiero forse non è mai esistito, ma ad Igrane, sulla riviera dalmata settentrionale si svolge la Notte di re Artù. Un’attrazione turistica che narra come il nome stesso della località croata sia legata ad Igrayne, la madre del leggendario condottiero.

L’appropriazione croata dei miti ha toccato l’apice con l’ultimo libro dello scrittore di viaggi e giornalista Jasen Boka, che si intitola «Sulle vie dell’Odissea». Dopo Marco Polo e re Artù diventa «croato» pure Ulisse. Le avventure marinare dell’eroe decantato da Omero sarebbero in realtà avvenute sulle coste della Dalmazia e non fra la Sicilia ed il Mediterraneo occidentale. Secondo l’illuminato narratore fin dal Peloponneso Ulisse è stato sospinto dalla bora verso l’attuale Croazia, che però soffia da nord-nord est. Dopo due anni di studi Boka ha scoperto che l’isola della ninfa Calipso, innamorata dell’eroe, non è altro che Meleda/Mljet. La tana di Polifemo, ciclope con un occhio solo, è un altro isolotto dalmata poco distante da Lesina/Hvar. Forse Itaca, con la paziente tela di Penelope, si trova a Lussinpiccolo, ridente località turistica croata frequentata da tanti italiani. Quello che non torna è Troia, ma in nome del turismo, dai miti leggendari di Omero si passa a quelli più recenti e discutibili.

La memoria del defunto Josip Broz Tito, boia di italiani e padre fondatore della vecchia Jugoslavia è un’attrazione. La Net travel service, un’agenzia di viaggi con sedi negli Usa, in Asia ed Europa vuole organizzare per gli studenti americani un’ «illuminante» vacanza. «Ripercorrere le tappe della vita di Tito in un viaggio educativo – annuncia Sucic Cevr a nome dell’agenzia – che spieghi l’epopea del Maresciallo in Jugoslavia e la sua storia all’epoca della guerra fredda».

La vacanza «intelligente» dovrebbe partire il prossimo anno da Kumrovec, la casa natale di Tito in Croazia. Le altre tappe saranno Zagabria, Bled, Lubiana, Belgrado, l’arcipelago croato di Brioni, residenza estiva del dittatore. E forse Goli Otok, la famigerata isola calva tremendo lager per gli oppositori del regime. Il programma jugonostalgico si chiama «Ways Tito». E per ogni studente americano in visita è prevista la bustina blu con stella comunista in testa, fazzoletto rosso al collo e giuramento del pioniere, la gioventù titina.

 

Fausto Biloslavo

“Il Giornale” 26 agosto 2012

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