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osservatoriobalcani.org – 251007 – Giornalismo croato ancora sotto attacco

Il recente arresto del giornalista Zeljko Peratovic, sospettato di aver scoperto presunti segreti di stato poi pubblicati sul suo blog, ha riportato all’attenzione la libertà di stampa in Croazia. Dura la reazione dell’Ordine dei giornalisti croati

In Croazia l’arresto del giornalista indipendente Zeljko Peratovic, sospettato di aver scoperto presunti segreti di stato poi pubblicati sul suo blog, ha scatenato ormai da giorni una bufera che non accenna a placarsi. Questo “avvenimento inammissibile” – tale è stato definito l’arresto del giornalista dal Comitato di Helsinki croato per i diritti umani nella dichiarazione pubblica del 23 ottobre – ha di nuovo messo in primo piano la questione della libertà dei media croati, che fino alla fine del 1999, durante il governo dell’ex presidente croato Franjo Tudjman, è sempre stata sotto seria minaccia.

Peratovic, ex giornalista del settimanale politico “Globus” e poi del quotidiano “Vjesnik”, oggi giornale filo-governativo, è stato arrestato mercoledì scorso, dopo che la polizia con mandato di perquisizione del suo appartamento gli ha chiesto la consegna dei computer, dei cd e dell’archivio. Nel pomeriggio dello stesso giorno, la polizia ha fatto irruzione anche nei locali di TV Nova, una delle tre televisioni croate con la licenza nazionale, chiedendo che i tecnici dei computer cancellassero dal blog di Peratovic i due contenuti in questione. Questo perché TV Nova è proprietaria del server sul quale Peratovic aveva il suo blog.

Quando giovedì scorso, dopo l’interrogatorio, la polizia lo ha rilasciato, Peratovic ha dichiarato che non gli è chiaro di quali presunti segreti statali si tratti. Uno dei documentati pubblicati sul suo blog “45 lines” si riferiva al pedinamento della polizia, di cui è stato oggetto insieme ad altri cinque giornalisti a causa dei testi su Ante Gotovina, il generale accusato dall’Aja per crimini di guerra e al tempo latitante. Gli altri due documenti sui contatti dei servizi segreti britannici con i servizi segreti croati non ha fatto che prenderli dai testi già pubblicati dal settimanale “Nacional” e dal Hrvatski list. “Questi documenti sono stati pubblicati sui giornali e io li ho soltanto presi e pubblicati sul mio blog”, ha detto Peratovic.

Peratovic si occupava d’indagini scottanti, è il giornalista che ha scritto in modo più dettagliato su Milan Levar, il testimone dell’Aja assassinato nel 2000. Levar aveva detto ai media quello che sapeva sul conto del generale Mirko Norac (sotto processo a Zagabria insieme al generale Rahim Ademi per crimini di guerra commessi nell’operazione Sacca di Medak) coinvolto nei crimini di Gospic, per i quali è stato condannato a 12 anni di carcere dal Tribunale distrettuale di Rijeka. Levar è stato ucciso in modo misterioso da una bomba davanti alla sua casa di Gospic e il suo assassino non è mai stato identificato.

Peratovic si è occupato anche dei temi della criminalità organizzata e spesso era in contatto anche con informatori del sottobosco croato. Temi dei suoi articoli sono stati il presidente Stjepan Mesic, il premier Ivo Sanader e il capo dei servizi segreti croati Tomislav Karamarko. Peratovic di recente ha pubblicato sul suo blog anche la testimonianza di una tale Fatima Skule che accusa pesantemente il vicepresidente del Parlamento croato Darko Milinovic (membro del partito di governo del premier Sanader, Unione democratica croata, HDZ) perché coinvolto nei crimini di guerra di Gospic.

L’arresto di Peratovic è presto diventato oggetto della campagna elettorale che, a fronte delle elezioni parlamentari in Croazia, fissate per il 25 novembre, si è già infiammata alla grande. Dal Partito socialdemocratico (SDP) all’opposizione, che i sondaggi prevedono vincitore delle prossime elezioni, è giunta la seguente dichiarazione: “Di nuovo gli organi giudiziari, come alla fine degli anni novanta, si sono gettati contro i giornalisti invece di indirizzare la loro attività verso quelli che dall’interno degli organi statali consegnano i dati classificati ai giornalisti”.

“Il mio punto di vista è noto e lo ripeterò di nuovo: io sono per una totale libertà dei media e, per quanto riguarda me e il mio governo, non possono esserci restrizioni di alcun tipo. Ovviamente la libertà dei media e la libertà in generale includono anche la responsabilità di ciò che viene detto e scritto. Nessuno può prescindere da questa responsabilità, né i politici, né i giornalisti, né nessuno altro, ma io sto sempre dalla parte dei giornalisti”, ha detto Sanader promettendo un’indagine con la quale si accerterà in che modo si è giunti all’arresto del giornalista.

“Lui [Sanader] è per la libertà dei media ma ama arrestare i giornalisti e a questi arresti e al maltrattamento partecipa anche il ministero diretto dal suo ministro (degli Affari Interni, Ivica Kirin)”, ha replicato a Sanader il capo del SDP, Zoran Milanovic.

L’Ordine dei giornalisti croati ha reagito in modo severo all’arresto del loro membro, valutando questo gesto come “un drastico esempio di minaccia alle libertà giornalistiche in Croazia e come un’immemorabile pressione contro la libertà dei media e dei giornalisti”. Se sono stati minacciati dei segreti di stato, allora gli inquirenti dovrebbero occuparsi delle persone che passano i segreti e non dei giornalisti che li pubblicano”, fa sapere l’Ordine dei giornalisti croati.

L’editorialista dello “Jutarnji list” di Zagabria, Davor Butkovic afferma che l’arresto di Peratovic sia stato “un errore madornale” e aggiunge che una cosa del genere non accadeva nemmeno al tempo del presidente Franjo Tudjman, noto per il suo modo autoritario di governare e per il suo continuo conflitto con i giornalisti. “Lo Stato non deve arrestare i giornalisti a causa della loro attività professionale, dunque nemmeno per la pubblicazione dei segreti di stato”, dice Butkovic.

Secondo il comunicato di Freedom House, che valuta lo stato di libertà dei media nel mondo, la Croazia l’anno scorso era al 87-imo posto insieme al Brasile, Timor Est e il Perù. Gli analisti avvertono che l’arresto dei giornalisti, come nel caso di Zeljko Peratovic, non contribuirà di certo al miglioramento della già bassa valutazione della Croazia ottenuta quest’anno.

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