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Oltre l’Adriatico, sulle orma di San Marco (Il Gazzettino 04 nov)

Attività culturali e corsi d’italiano per i discendenti dei veneti che si stabilirono sulle coste di Cattaro e Perasto 

Oltre l'Adriatico sulle orme di San Marco 

Dall’Istria al Montenegro, la Regione Veneto per rinsaldare i secolari legami e verificare gli interventi

Perasto

NOSTRO INVIATO

Il libro del Leone di San Marco è sempre più aperto, segno di pace. In fondo dall'Istria al Montenegro era ed è di casa. Anche se i fasti della Repubblica in tutto l'Adriatico dell'Est sono passati in archivio da secoli, i segni di quell'impronta restano incancellabili. A renderli continuativi, c'é la volontà degli eredi che abitano gli ex possedimenti della Repubblica che continuano a cercare collaborazione con la "casa madre". Che a sua volta sta estendendo la presenza verso i confini storici della Serenissima, pronta a riportare allo splendore di un tempo i "gioielli" di arte e architettura. E anche rinvigorire il desiderio di istriani, dalmati, montenegrini (prossima tappa Albania e Corfù) di tornare alla lingua originaria senza dimenticare (impossibile, anche i giovani pronipoti comunicano con un crogiuolo di parole dove veneto e friulano la fanno da padroni) il lessico di padri, nonni e bisnonni. E poco conta che le vicende storico-politiche hanno portato questi "italiani" ad essere minoranza: queste terre erano e sono venete.

E il Veneto ricambia da anni quell'attaccamento con fatti non parole. Dal '94, grazie ad una legge regionale ha messo piede negli ex possedimenti senza interesse colonizzatore, piuttosto con la convinzione del recupero di quanto realizzato dalla Serenissima. In tempo di bilancio, l'assessore Isi Coppola, che si occupa anche di relazioni internazionali, ha voluto rendersi conto di persona, di come le amministrazioni croate e le associazioni degli italiani del litorale dalmato-istriano hanno speso fondi (un milione di euro quest'anno) che grazie alla legge veneta sono stati finora stanziati per rimettere in sesto il patrimonio architettonico veneziano. Spingendosi oltre il limite finora considerato, coinvolgendo per gli interventi futuri aree più a Sud del dominio dei dogi, come le montenegrine Cattaro e Perasto, quest'ultima così fedele che il 23 agosto 1797 i cittadini bruciarono il gonfalone della Serenissima perché non cadesse nelle mani dei nemici francesi.

Nelle due perle del Montenegro, nascoste dalla difesa naturale delle Bocche di Cattaro, è ancora forte la voglia di dialogo con Venezia. Anche se il nome tradisce l'origine, non certo veneto-friulana, Paolo Perugini presidente della comunità italiana di Montenegro, consegna alla Coppola le speranze di accorciare il filo che da secoli lega quest'area dell'ex Jugoslavia al Veneto. «Cinque idee-progetti per avviare la reciproca collaborazione» spiega Perugini. Ma come, non ricevete già fondi dall'Unione Italiana alla quale il governo di Roma, con una legge dello Stato, assegna 12 milioni di euro all'anno per rafforzare l'italica presenza dall'Istria alla Dalmazia? «Putroppo qui siamo dimenticati – ribatte Perugini – tutto si ferma in Istria. Ci dicono che la legge parla solo di Slovenia e Croazia… lo capisco più alto è il numero della comunità da finanziaria, meno fondi ci sono da dividere. Ma…». Una polemica trasversale a tutte le rappresentanze degli italiani dalmati-montenegrini, per il filo diretto esclusivo con le comunità che vivono più vicine al confine con l'Italia. Perastro e Cattaro, però, contano molto sulla mano tesa dal Veneto. E l'assessore Coppola torna a Venezia con un elenco di richieste da parte dei 464 "italiani" della zona: 15 mila euro per rappresentare "la Regina Balcanica" opera musicale di Dionisio De Sarni molto noto in Montenegro, in occasione del 2 giugno festa della Repubblica; 8mila euro per una mostra di pittori XVI-XIX secolo con carte geografiche e foto sparse in case private; 9mila euro per ripetere dieci corsi di italiano; 4mila per una trasmissione settimanale in lingua italiana «per controbattere a russi e tedeschi che già ce l'hanno»; la nuova sede del museo marittimo di Cattaro-Perasto con biblioteca che può ospitare mille libri che raccontano la presenza della Serenissima.

All'appello manca ancora Dubrovnick (Ragusa). Francesco Bongi, console onorario, confida nella collaborazione col Veneto confermata dall'assessore e soprattutto per istituire corsi di italiano paralleli, e potenziati, a quelli che già oggi si tengono nelle scuole della città.

È invece già iniziato l'interscambio tra Venezia e Spalato (sono 300 gli italiani riconosciuti nella comunità) che avrà un altro esempio concreto il prossimo anno quando, ricorda Isi Coppola, «inizieranno le lezioni di italiano, la seconda lingua straniera più usata dopo l'inglese, e di informatica nel liceo linguistico Leonardo da Vinci aperto anche a giovani croati. Quattro anni di studio riconosciuti dal governo di Zagabria». Corsi gestiti da "italiani": Marina Dal Mas, Ana Maria Sabbatini che è anche vicepresidente della comunità di italiani, Mara Agostini. La Regione Veneto ha sostenuto economicamente la realizzazione della nuova sede che ospiterà una ventina di studenti. «Gli italiani di Dubrovnik – spiega il console d'Italia Augusto Vaccaro – fanno parte della comunità più povera della Dalmazia, in maggioranza anziani perché i giovani, per paura, o hanno lasciato il Paese o, per integrarsi, restano defilati perdendo i legami con l'Italia». La richiesta di finanziare ancora il liceo linguistico viene da tre esigenze da parte dei giovani: continuare gli studi in Italia; trovare facile occupazione nel settore turistico locale; per motivi culturali basati sullo stretto legame storico Venezia-Dalmazia. Un'idea il console la affida all'assessore perché se ne faccia portavoce a Roma: la Costituzione all'articolo 51 sancisce che "la legge può, per l'immissione ai pubblici uffici e alle cariche elettive, parificare ai cittadini gli italiani non appartenenti alla Repubblica", quindi «una mai riconosciuta esistenza di cittadini italiani all'estero».

Dal 2004, la Regione ha contribuito ad alcune attività per la comunità veneta-italiana di Spalato: 60mila euro per la realizzazione dell'Istituto di Ricerca Dalmata, gli studi storici "Gli italiani sotto le armi della Serenissima nella difesa della Dalmazia contro gli Ottomani" e "La vittoria veneta contro i turchi nel 1715 nella fortezza di Sign sulla frontiera veneto-turca", la realizzazione della trasmissione bisettimanale di Radio Spalato in ligua italiana.

Anche quest'anno, nel bilancio della Regione Veneto è previsto il finanziamento per interventi in Istria e Dalmazia, con una buona notizia per i beneficiari: l'aumento del capitolo di spesa «per rinsaldare sempre di più – commenta Isi Coppola – le due sponde dell'Adriatico con l'obiettivo di una euroregione del nostro mare».

Giorgio Gasco

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