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Nuovo film ”di confine” per Castellitto a Gorizia (Il Piccolo 18 dic)

TRIESTE S’intitolerà «Vivo» il film che Alessandro Angelini sta girando a Gorizia, città e provincia: l’ha annunciato ieri il regista insieme a Sergio Castellitto e alla produttrice Donatella Botti nella conferenza stampa di metà riprese organizzata dalla Friuli Venezia Giulia Film Commission.

«Il titolo ha tanti significati, allude al sentirsi vivi», ha detto l’attore, pur mantenendo un denso alone di mistero intorno alla trama. Per certo, si sa che Castellitto interpreta un padre, e che il confine ricopre nella storia un ruolo decisivo, a livello pratico e simbolico. La storia di «Vivo», poi, è nata nella mente di Angelini proprio quand’è stato invitato al Premio Amidei di Gorizia: la città è entrata fin dal primo momento nel tessuto della trama e dei personaggi.

«Il confine rappresenta l’estero, anche se non c’è più la frontiera – dice Castellitto. – È l’allontanamento anche simbolico dalle nostre certezze, dalla nostra casa. Per il mio personaggio è una ricerca di riequilibrio del suo modo di stare al mondo. Si trova improvvisamente a contatto con una lingua che non conosce, spesso ostica all’udito, e il suo viaggio comunque si spingerà lontano, fino in Croazia».

Il padre descritto da Castellitto è impegnato anche in una ricerca concreta: quella della persona che ha ricevuto in dono il cuore del figlio morto. «La frontiera, però, esiste in ogni personaggio, è quella della memoria, del patrimonio della propria vita passata, che non viene mai completamente rimosso. Un confine ce l’abbiamo anche a Roma, nelle nostre bidonville o nelle persone che vivono sull’Aniene. Il protagonista ha costruito molto attentamente una sorta di muro-frontiera con le sue convinzioni nei confronti degli altri: qui demolirà questo muro». Passando anche dalla soleggiata Roma alla fredda provincia del nord, vedendo Nova Gorica e Gorizia con le loro differenze («la prima è più scintillante e sembra proiettata verso il futuro, la seconda ha una luce più soffusa, ma sembra aver perso meno cose del suo passato», nota Castellitto), ma anche l’interno della Slovenia. L’attore aveva già conosciuto queste zone, in particolare la valle dell’Isonzo in territorio sloveno, girando qualche scena del fantasy hollywoodiano «Le cronache di Narnia».

Il lavoro estetico sul territorio è coerente con lo stile realistico, quasi documentaristico di Angelini. «Con il direttore della fotografia Arnaldo Catinari ho già lavorato nel mio primo film, “L’aria salata”, e ho sempre cercato un legame molto forte con la realtà. Qui racconto una sorta di passaggio dalla cristallizzazione del personaggio nella sua casa, nel suo mondo, nel suo lavoro, nelle sue amicizie, a un ambiente diverso e sconosciuto, col quale deve confrontarsi. Anche la scenografia e i costumi raccontano una situazione di diversità. In questo senso il brutto tempo che abbiamo trovato qui ci ha fatto gioco: la pioggia rende tutti più nervosi, ma serviva per questa storia».

Curiosamente, la trama di «Vivo» racconta di un padre proprio come quella che un altro regista sta girando fra Trieste e Duino: «Nell’ombra» di Alex Infascelli, fiction prodotta da Sky Cinema e interpretata da Fabrizio Bentivoglio, porta sullo schermo un papà che indaga sulla scomparsa del figlio adolescente, coinvolto in un giro di sette sataniche. E un padre è anche Rino Zena di «Come Dio comanda», il film che Salvatores ha girato in Friuli, ora secondo incasso nei cinema italiani.

Nel cast di «Vivo» ci sono anche la pordenonese Carla Manzon e la goriziana Anita Kravos, che hanno fatto scoprire ad Angelini la grande preparazione artistica degli attori locali.

«L’ospitalità trovata in Friuli va oltre quello che potevamo aspettarci – dicono sia Castellitto che Angelini. – Abbiamo scoperto una provincia attenta verso il cinema, con un atteggiamento quasi artigianale a questo mondo. Questa curiosità, che a Roma si è un po’ persa o si è annacquata nel cinismo, ti ricongiunge con l’amore per il cinema».

Elisa Grando

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