Norma Cossetto, il simbolo del martirio delle foibe

04.10.2025 – Approfittando dello sbandamento militare, politico ed istituzionale in cui precipitò l’Istria in seguito alla diffusione della notizia dell’armistizio con cui l’Italia accettava la resa incondizionata la sera dell’8 settembre 1943, i partigiani comunisti jugoslavi presero il controllo dell’Istria interna, proclamando in breve l’annessione alla nascente Jugoslavia comunista. Tutto ciò che rappresentava lo Stato italiano su quel territorio doveva sparire e poco importava se dopo il precedente 24 luglio la dittatura fascista era finita: non solo gli ex gerarchi, ma  anche servitori dello Stato e maestri, funzionari pubblici e forze dell’ordine venivano eliminati dopo essere stati sequestrati e sottoposti a processo sommario. Una delle tecniche con cui attuare tale epurazione politica consisteva nel gettare le vittime in fondo ad una foiba, l’abisso di origine naturale che si trova frequentemente nell’entroterra istriano e sprofonda nel sottosuolo anche per decine di metri. Spesso i condannati a morte erano legati fra loro col fil di ferro, uno solo riceveva dai suoi aguzzini un colpo di pistola e precipitava nella voragine trascinandosi dietro i compagni di sventura ancora vivi e che sarebbero quindi morti dopo atroci sofferenze.

Tra le centinaia di vittime di questa ondata di terrore (destinata a replicarsi a guerra finita) ci fu Norma Cossetto, ventitreenne studentessa istriana che stava per laurearsi all’Università di Padova. Suo padre era stato uno dei tantissimi dirigenti locali con cui il mastodontico apparato burocratico fascista si era capillarmente diffuso sul territorio, ma non risulta che sia mai stato protagonista di episodi odiosi nei confronti delle comunità slave, le quali erano state oggetto di politiche snazionalizzatrici e rappresentavano la maggioranza della popolazione a ridosso della fascia costiera, abitata invece in maniera compatta da italiani. La ragazza fu interpellata una prima volta per un interrogatorio e fece ritorno a casa, a Santa Domenica di Visinada; convocata nuovamente dalle autorità partigiane alcuni giorni dopo, non avrebbe invece più fatto ritorno. Violentata e poi torturata sino a ridurla in fin di vita, Norma fu gettata agonizzante nella foiba di Villa Surani nella notte tra il 4 ed il 5 ottobre 1943, pochi giorni prima che i tedeschi prendessero il controllo della penisola istriana con una cruenta offensiva.

La sua salma assieme a tantissime altre sarebbe stata riportata alla luce nelle settimane seguenti grazie alle difficili ricognizioni compiute nelle foibe dai Vigili del Fuoco di Pola. Nell’immediato dopoguerra l’ateneo padovano le conferì la laurea honoris causa ma solamente in anni più recenti sarebbe stata corretta la targa che annoverava la studentessa istriana tra le vittime della repressione nazifascista, venendo invece chiarita la matrice comunista che aveva posto fine alla sua vita.

Pochi mesi dopo aver promulgato la Legge 92/2004 istitutiva del Giorno del Ricordo, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi le conferì motu proprio la Medaglia d’oro al Merito Civile alla memoria.

Giovane studentessa istriana, catturata e imprigionata dai partigiani slavi, veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba.
Luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio.
5 ottobre 1943 – Villa Surani (Istria) 

Da allora la sua fine è ancor più diventata il simbolo del martirio e delle sofferenze della comunità italiana autoctona dell’Adriatico orientale nella fase finale della Seconda guerra mondiale a causa del progetto annessionista della Jugoslavia comunista di Tito.

Lorenzo Salimbeni

Il pannello dedicato a Norma Cossetto sul Treno del Ricordo 

 

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