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Mostra Venezia: soddisfazione ANVGD (Inform 02 set)

ROMA/VENEZIA– Alla 65a  Mostra del Cinema di Venezia il film “La città dolente”, che racconta racconta un dramma conseguente alla guerra, l'esodo da Pola. Il film fu girato nel 1949 da Mario Bonnard . Il 3 settembre il film sarà proiettato (in Sala Volpi, ore 16) nell’ambito della retrospettiva “Questi fantasmi” ,dedicata al cinema italiano ritrovato (1946-1975) e curata da Tatti Sanguineti e Sergio Toffetti.

L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, che rappresenta gli esuli giuliano dalmati in Italia, esprime soddisfazione per la presenza alla Mostra di questo prezioso film, significativo soprattutto da un punto di vista di testimonianza storica sull’esodo giuliano-dalmata. Infatti, ricorda L’Anvgd,  alla fine della seconda mondiale il Trattato di pace di Parigi sancì che l’Italia sconfitta cedesse alla Jugoslavia l’Istria, Fiume e Zara, mentre Trieste tornò definitivamente italiana soltanto nel 1954, tutto ciò provocando un esodo di proporzioni bibliche.

“La città dolente” – rimarca l’associazione degli esuli – rimane forse il film più importante sulla questione giuliana, anche perché è l'unico con il dramma dell'esodo in primissimo piano. Quello che sorprende è che si tratta di una sorta di instant-movie perché realizzato quasi contemporaneamente agli avvenimenti di cui narra. E' un'opera che ha dei collegamenti con la felice stagione del neorealismo dove si mettono insieme immagini documentaristiche del dramma dell'esodo con il racconto di una storia familiare che diventa un punto di riferimento all'interno dell'affresco storico generale.

Il  film ha delle firme importanti nella sceneggiatura che è stata scritta, oltre che dal regista Mario Bonnard, anche da Federico Fellini (che diventerà uno dei più grandi registi italiani contemporanei), da Anton Giulio Majano (che sarà il papà del teleromanzo e che porterà in televisione, tra gli altri, "La cittadella" e "La freccia nera") e da Aldo De Benedetti (importante autore teatrale che torna a collaborare al cinema dopo l'ostracismo imposto dal fascismo in quanto ebreo).

Brillante l'idea – osserva l’Anvgd – di combinare insieme immagine documentaristiche (che derivano da "Pola, una città che muore" di Vitrotti-Moretti) con immagini di scene ricostruite, messe assieme efficacemente anche dall'abilità del giovane direttore della fotografia, Tonino Delli Colli, quello che diventerà uno dei più grandi direttori della fotografia italiani.  Certo, facendone una valutazione a posteriori – prosegue l’Anvgd –  sembra incredibile che una tragedia italiana come l'esodo dalla Venezia Giulia sia stata trattata quasi in tempo reale in questo film del 1948 e poi non sia più stata rappresentata, abbandonata completamente dal mondo del cinema. Questo dimostra – si sottolinea – che "La città dolente" è stato un film per certi versi "eroico" anche se ha pagato subito questo coraggio con una pellicola uscita in ritardo, mal distribuita e quindi vista pochissimo.

Quest’anno finalmente il restauro della pellicola è stato terminato e il film viene presentato in anteprima su un palcoscenico importante come la Mostra di Venezia.

Recentemente – ricorda l’associazione – è stata edita una pubblicazione curata da Alessandro Cuk (“Il cinema di frontiera – Il confine orientale”), realizzata in collaborazione tra l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e il Cinit-Cineforum Italiano, che contiene un’importante carrellata sulle opere cinematografiche direttamente collegate a quell’area geografica, in particolare a Trieste, all’Istria e alla Dalmazia. Nel libro un importante capitolo è proprio dedicato al film di Bonnard “La città dolente”,questa vicenda ambientata a Pola nel 1947, nella quale la storia di Berto e della sua famiglia si innesta nel dramma dei 350.000 istriani, fiumani e dalmati che sono costretti ad abbandonare tutto per cercare un rifugio in Italia.

E’ una realtà dimenticata e abbandonata all’oblio che viene finalmente riconosciuta come una pagina di storia italiana con l’istituzione per legge nel 2004 del “Giorno del Ricordo”, grazie al voto pressoché unanime dell’intero Parlamento, ricorda l’Anvgd. Che ribadisce la sua soddisfazione per la proiezione del film di Bonnard: il pubblico a Venezia avrà la possibilità di vedere “La città dolente” e di comprendere meglio la vicenda giuliano-dalmata, anche se a 60 anni di distanza dagli eventi che ne segnarono indelebilmente la drammatica storia.

La trama de “La città dolente”: Siamo a Pola nel 1947, quasi tutti lasciano la città che con il Trattato di Pace di Parigi diventerà jugoslava. La famiglia di Berto, che lavora in un'officina, deve decidere sul da farsi. Berto, convinto dall'amico Sergio sceglie di rimanere nonostante l'opposizione della moglie Silvana preoccupata soprattutto per il futuro del loro bambino. Bisogna decidere in fretta perché sono gli ultimi viaggi della nave “Toscana” che trasporta i profughi verso la madrepatria. Silvana insiste per la partenza, in maniera dolce ma decisa, però ogni tentativo è vano perché Berto è irremovibile. E' la vigilia dell'ultimo viaggio della nave e Silvana decide di fuggire con il bambino, andandosene al porto. Berto torna a casa da una riunione del partito e non la trova più. Disperato cerca di ritrovarla ma viene fermato dal coprifuoco deciso dalle truppe alleate per un attentato contro un ufficiale britannico. Al mattino Berto ritorna a casa e ritrova la moglie che all'ultimo momento ha cambiato idea per non abbandonare il marito. La miseria, le difficoltà, la durezza e la diffidenza degli slavi fanno ricredere Berto che capisce il proprio errore e ottiene di mandare in Italia la moglie e il figlio per delle cure con la speranza di raggiungerli al più presto. Nell'appartamento vicino a quello di Berto si sistema Lubitza, un'ispettrice comunista appena giunta a Pola che propone a Berto di seguire il settore della propaganda "che è una questione delicata e indispensabile". Dopo una festa la situazione precipita e da una parte Berto si troverà ad amoreggiare con Lubitza, dall'altra è sempre più irritato dai modi autoritari dei compagni titini e reagisce in maniera istintiva e imprudente. La donna decide di fare arrestare Berto: "In certi casi non si può transigere, per stare in mezzo a noi bisogna essere convinti. Lo sarai, dovranno rieducarti.” Di conseguenza Berto finisce in un gulag a spaccare pietre e sarà proprio Sergio ad  essere obbligato a diventare il suo controllore. Ma l'antica amicizia porterà Sergio a far scappare Berto e per lui comincerà una tragica odissea. (Inform)

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