06.11.25 – È morto poco dopo aver compiuto 84 anni Andrea de Adamich, uno dei grandi protagonisti dell’automobilismo italiano e internazionale tra gli anni Sessanta e Settanta. Nato a Trieste nel 1941 da una famiglia di origini fiumane, de Adamich rappresentava quel mondo mitteleuropeo di confine che ha saputo unire eleganza, competenza e passione. Pilota, giornalista e volto amatissimo della TV, ha attraversato più di mezzo secolo di corse e racconti, diventando una delle voci più autorevoli dei motori in Italia.
Cresciuto tra le suggestioni del mare e il richiamo dei motori, iniziò a correre nel 1962, imponendosi presto per talento e determinazione. Nel 1965 vinse il Campionato Italiano di Formula 3 e da lì iniziò la sua ascesa: entrò in Autodelta, il reparto corse dell’Alfa Romeo, e con la Giulia GTA si laureò per due volte Campione europeo Turismo, nel 1966 e nel 1967. Il legame con il marchio del Biscione rimase fortissimo per tutta la vita, un rapporto di reciproca stima e affetto. Con le 33 Sport-prototipo conquistò inoltre due vittorie mondiali, diventando uno dei volti più rappresentativi della sportività italiana.
Corse in Formula 1 con Ferrari, McLaren, March e Brabham, distinguendosi per intelligenza tattica e sensibilità meccanica. Un grave incidente nel 1973 a Brands Hatch pose fine alla carriera agonistica, ma aprì una nuova stagione: quella del comunicatore. De Adamich portò la sua esperienza in televisione, diventando conduttore del celebre programma “Grand Prix” e telecronista dei Gran Premi di Formula 1 per le reti Mediaset, voce riconoscibile e competente per generazioni di appassionati.
Nel 1991 fondò il Centro Internazionale Guida Sicura, dove trasmise ai giovani piloti e agli automobilisti comuni la cultura della responsabilità e della sicurezza alla guida. Sempre fiero delle sue origini triestine e fiumane, de Adamich ha incarnato una maniera sobria, elegante e colta di vivere l’automobilismo: quella di chi ha conosciuto la velocità, ma ne ha saputo raccontare anche l’anima.
Con la sua scomparsa, Trieste e l’Italia dei motori perdono un uomo che ha saputo unire competenza e umanità, restando fino all’ultimo un ambasciatore autentico di un modo d’essere che oggi sembra appartenere a un’altra epoca.

