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Missoni: mai avuto padroni come l’antenato pirata (Giornale di Vicenza 21 giu)

Era mite, anarchico e utopistico. Il mio motto è non rompere le
scatole al prossimo

Non chiamatelo artista perché, pfu, farà uno sbuffo accompagnato da un roteare di mani nell'aria per rompere l'imbarazzo; non chiamatelo Missoni, perché vi dirà che lui è il Tai, come lo chiamano gli amici, o al limite, "sì, son mi", come ama anagrammare il suo cognome. Figurarsi stilista o con uno tra i centinaia di anglismi del mondo della moda.Non chiamate negozi, boutique, show room, i posti dove ci sono i suoi abiti perché lui li chiama "boteghe" e nemmeno chiamate stoffe le sue creazioni, perché quelle sono le sue "strasse". Insomma non cercate di definire Ottavio Missoni. È un anarchico puro, ama giocare e mettersi in gioco – ancora adesso gareggia negli over 85, anzi negli "under 90", dice – è discendente del famoso pirata Misson, non ha mai studiato e sa tutto, "crea ma è stato creato", come dice a proposito della moglie Rosita, ed è il mago della macchina da maglia. Signor Ottavio, cominciamo con la domanda che le porrebbe un'ammiratrice spudorata.

Come fa ad essere così?
Non lo so. Forse lo devo a mia mamma, Teresa da Vidovich, una nobile vera (contessa di Capocesto e di Ragosniza, nrd), ma soprattutto una persona trasparente come un bicchiere d'acqua. E tranquilla. Mai stata in ansia per me o per i suoi figli. Neanche quando, nel 1942, durante la guerra, sono stato quattro anni prigioniero degli inglesi in Egitto. Lei diceva: Ai miei figli non può succedere nulla". Un giorno si complimentarono per il successo che avevo ottenuto: "Ma guarda che il tuo Tai l'è famoso, l'è sta proprio bravo", lei non si scompose e disse: "Mi so che il mio Otavio l'è il più bravo de tuti in tuto, basta che el vol". In effetti più d'uno diceva di me: dorme sempre ma quando è sveglio, vince alle Olimpiadi. Mia madre non ci mandava a scuola perché non sopportava l'idea di svegliarci la mattina.

Prima di parlare dei suoi successi sportivi, mi dice cosa ha portato a casa da quegli anni di prigionia?
Per esempio, Tonino Guerra cominciò in trincea a scrivere poesie, per tenere alto l'umore dei suoi commilitoni. Ah, Tonino Guerra, lo conosco, siamo amici.
Quando sei per tanto tempo gomito a gomito con altri nella tua situazione, impari ad indovinarli. Impari ad annusare le persone, a riconoscere il tuo branco, come le zebre, come gli animali selvatici. Comunque fu là che cominciai a leggere davvero. Leggevo di tutto. I libri arrivavano con la Croce Rossa. Letteratura americana, Spoon River, e gli italiani, Montale, Gatto, Cardarelli. Non ne ricordo uno in particolare. Ma la letteratura è miracolosa. Ti forma la mente. Non subito, nel tempo. Pensi a Don Chisciotte: lui aveva i suoi mulini, è importante, e tu no. Allora ti senti molto piccolo. O anche al fatto che con tre euro si può
comperare in edizione economica Voltaire: con tre euro passi la serata con lui. Ora leggo solo i libri piccoli. I miei amici scrittori scrivono più velocemente di quanto io riesca a leggere, e così dico loro: guarda, per ora ti ho messo in buona compagnia, vicino all'Ulisse di Joyce, poi vedremo.

Perdoni questa mia curiosità: ma come si mantiene negli anni tanto entusiasmo?
Ah, non lo so. Forse è importante sentire di non avere padroni. Io non ho mai avuto padroni, e guardi che c'è chi se li va a cercare anche se non ne  ha. E poi occorre prendere le misure. Per esempio, pensi al comandamento, "ama il prossimo tuo come te stesso". Ama! Che parola grossa. Il mio motto è"non rompere le scatole al prossimo", così posso sperare che non le rompano me. Io non tengo mai il cellulare acceso: non sono un idraulico, neanche un medico, perciò decido io quando disturbare, non gli altri. Per il resto, la vecchiaia è una stagione: peccato che duri poco. Lo sa che gareggio ancora?
E lo sa come faccio a vincere? Prima leggo i necrologi. Mio padre, Vittorio, scrisse una volta: sto entrando nell'ottacinquesimo anno di età e non ci trovo niente di bello.

E ride. Missoni ride di continuo ma più che altro con lui non si riesce a rimanere seri per più di un minuto. Tracanna acqua dal collo di una bottiglietta di minerale, spara battute come una mitraglia, ha lo sguardo azzurro ma anche verde del giardino che cura con la passione di un architetto del colore, fotografando le corolle più belle della stagione, telefona a Gianni Mura per la cena della sera. Non sta mai fermo. Lo si immagina navigare di continuo per la vita.

Ma è vero quello che si dice, che lei discende da un pirata?

Pare di sì. Il famoso pirata Misson. Guardi qua: dal Belgio, il clan Misson, al quale mi hanno iscritto, mi mandano anche il bollettino sulle imprese del nostro antenato. Misson fu definito dal poeta Byron "l'uomo più mite che abbia mai affondato una nave o tagliato una testa". Misson era un pirata anarchico e utopistico. Nel Seicento, sulle coste meridionali del Madgascar, fondò, dopo averla conquistata liberando gli schiavi al grido di "libertà, libertà, libertà", la repubblica di Liberalia, una colonia capitanata da lui in cui si applicò l'utopia della perfetta democrazia.

Lo sa cosa si dice no? Che molti grandi nascono dal brigantaggio. Delle sue imprese come sportivo si sa tutto. Ma cosa ne pensa delle olimpiadi moderne e di quelle prossime in Cina? Che sono inflazionate e snaturate. Che invece di togliere, si aggiungono discipline e sport che non lo sono. Pensi al sollevamento pesi delle donne: io l'avrei tolto anche agli uomini. O al cervo volante. Ma come possono essere considerati sport olimpionici questi? Ripeto: dovrebbe esserci una selezione delle selezione.

Basti pensare che si toglie l'atletica leggera.crea, dipinge?  Certo. Tutto parte dal colore e dalla materia. Ho i miei pennelli e la materia, cioé i fili.
La maja, insomma. I colori, come le note, creano melodie infinite. Così la materia: ci sono innumerevoli possibilità che la stessa materia ti offre.

 

Daniela Andreis

 

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