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Mille italiani chiedono i beni in Croazia (Il Piccolo 05 ott)

FIUME Nei giorni scorsi la lunga marcia di avvicinamento della Croazia all’Unione Europea ha riattualizzato per l’ennesima volta il problema della restituzione dei beni espropriati e nazionalizzati dopo la Seconda guerra mondiale. Beni sottratti ai legittimi proprietari soprattutto dal regime ex jugoslavo a iniziare dalla seconda metà degli anni Quaranta e cinquant’anni dopo «ereditati» dal nuovo Stato croato. Ben consapevole della complessità e delle possibili implicazioni, fin qui il governo di Zagabria ha pervicacemente schivato la questione erigendo una muraglia di più o meno pretestuosi arzigogoli giuridici. Che adesso sembra però crollare sotto il peso delle pressioni esercitate da Bruxelles, rese vieppiù convincenti da un precedente atteggiamento analogo assunto oltreoceano, ossia dal Senato Usa. E ad assestare una mazzata decisiva alla predetta (fragile) muraglia giuridica è stata nientemeno che la massima istanza del Tribunale amministrativo croato, che nell’aprile di quest’anno («caso Ebenspanger», quello di una cittadina brasiliana di origini croate) ha sancito l’inammissibilità della norma discriminatoria tra cittadini croati e stranieri nella rivendicazione delle antiche proprietà: norma che subordinava la restituzione (o il risarcimento) all’esistenza di precisi accordi bilaterali interstatali, e sulla cui abrogazione o nullità giuridica si torna a insistere in ambito Ue.

Se quindi, come appare non solo molto verosimile ma praticamente inevitabile, i governanti croati dovessero procedere alla cassazione della norma ostatoria in questione, ciò darebbe la stura a una serie di rivendicazioni che potrebbero aprire una «voragine di bilancio». Secondo un calcolo molto approssimativo, infatti, per risarcire gli antichi proprietari dei beni nazionalizzati, o i loro legittimi eredi, sarebbe necessario sborsare un bel pacchetto di milioni di euro. La restituzione pura e semplice dei beni (case, terreni, in alcuni casi anche impianti industriali, negozi, ecc.) sarebbe di fatto impossibile essendo nel frattempo i beni stessi passati ad altri titolari. L’indennizzo sarebbe pertanto l’unica strada praticabile. E ciò comporterebbe un esborso valutato come minimo sui 105 milioni di euro. Stando a quanto risulta dalle evidenze ufficiali del governo di Zagabria, finora le istanze di restituzione avviate da cittadini stranieri sono poco più di 4 mila. In cima all’elenco quelle pervenute dall’Italia (1.034), seguite da quelle inoltrate da cittadini austriaci (676), israeliani (175), tedeschi (143), statunitensi (140), sloveni (114), ecc. Senza considerare che – una volta modificata la legge in questione – numerose richieste potrebbero piovere anche dai tanti emigrati o fuoriusciti in America Latina e dai loro discendenti. Va detto comunque che la procedura da seguire non si preannuncia per nulla semplice e presume il possesso di documenti in grado di attestare in modo assolutamente certo e inequivocabile la proprietà dei beni sottoposti a esproprio.

In moltissimi casi tali documenti risultano o lacunosi o addirittura non esistono più. Comunque sia, i casi che potrebbero suscitare maggior scalpore vengono segnalati dalla Dalmazia, e precisamente dalle zone di Spalato e Zara. In quest’ultima città, per esempio, un’istanza riguarda nientemeno che il più antico stabilimento industriale, ossia la distilleria del Maraschino, ora rivendicata (con le vecchie piantagioni a frutteto, attrezzature,ecc.) dagli eredi Luxardo, ossia dalla famiglia Vlahov. In tutto lo Zaratino i beni complessivamente rivendicati dagli ex proprietari sarebbero non meno di un centinaio. Nella sola Spalato le proprietà immobiliari rivendicate da cittadini stranieri sarebbero almeno 72: case d’abitazione ma pure antichi palazzi patrizi o comunque edifici rappresentativi, poderi (anche sulle isole), aree edificabili, ecc.

Nella sola cinta urbana spalatina gli immobili rivendicati sarebbero oltre una quarantina (dei quali 32 richiesti da cittadini italiani, 5 da persone residenti negli Usa, 3 da tedeschi, ecc). Sempre a Spalato, gli eredi Lanzetta avanzano i loro diritti su palazzo Milesi, una pregevole costruzione barocca; Piero e Angela Polic rivendicano l’ hotel Park, valutato sui 20 milioni di euro, mentre i discendenti Vuletic vorrebbero rientrare in possesso di una palazzina in zona Mercati centrali, che oggi ospita una libreria. (f.r.)

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