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«La Croazia non tutela i criminali» (Voce del Popolo 25set13)

“La Croazia non è in debito con nessuno per la sua adesione all’Unione europea. Siamo cambiati in meglio e abbiamo soddisfatto gli alti standard che ci sono stati richiesti. Nessuno ha regalato nulla alla Croazia, né chiediamo che qualcosa ci venga donato. Quello che, però, chiediamo è che ci venga portato rispetto. Chiediamo che vengano presi in considerazione i nostri diritti, i nostri sforzi e le nostre prese di posizioni. Abbiamo insistito e continueremo ad insistere affinché la Croazia sia percepita come un partner e un interlocutore, perché questi sono il nostro obbligo e il nostro lavoro”.

Così il premier Zoran Milanović esponendo nell’aula del Sabor il primo Rapporto annuale sullo stato della nazione e sulle attività del governo. Chiaro il riferimento alla vicenda che ruota attorno al mandato d’arresto europeo, o più precisamente alla sua attuazione ai sensi della Lex Perković, una legge che ha portato il Paese sull’orlo delle sanzioni europee a causa della sua norma che limita l’efficacia dello strumento europeo ai reati commessi dopo l’agosto 2002.

Un fatto, si ricorda, più volte aspramente criticato da Bruxelles in quanto contrario agli standard comunitari, ma anche perché votato dal Sabor soli tre giorni prima dell’ingresso del Paese nell’UE. Soffermandosi su questo aspetto il premier ha ribadito: “L’unico motivo che ci ha guidati nella nostra azione era tutelare i difensori da possibili processi penali avviati in un Paese dell’UE”. “Noi non tuteliamo i malviventi e i criminali. Tuteliamo i più deboli, quelli che sono in minoranza numerica”, ha detto ancora Milanović, che ha sottolineato come “non permetterà mai che la giustizia croata venga considerata inferiore a qualsiasi altro sistema giudiziario.

Il mandato d’arresto europeo è uno strumento dell’area di libertà, giustizia e diritti comune a tutta l’UE. Non è uno strumento che assicura la priorità di uno Stato rispetto ad un altro Stato. L’idea di fondo non è di avviare un processo in Croazia o in Svezia, ma che i crimini siano processati. Visto però che si tratta del nostro dramma ritengo – ha sottolineato – che il suo atto finale dovrebbe avere luogo in Croazia”. E a conferma del suo forte convincimento nella bontà della sua opinione il premier ha confermato il percorso che intende seguire e che passa per le modifiche costituzionali. Come già annunciato, dunque, verrà dunque a cadere la prescrizione per gli omicidi commessi per motivi politici. Ma si farà anche di più: l’imprescrittibilità riguarderà in generale tutti gli omicidi aggravati e non solo quelli politicamente motivati.

“L’iniziativa tesa a modificare la Costituzione e a costituire una Commissione parlamentare d’inchiesta consentirà di processare e di fare luce su alcune circostanze relative ai crimini più gravi. Consentirà anche – così ancora il premier – di portare in superficie alcuni attori che attualmente si nascondono dietro a una coltre fatta di baccano e rumore. Sia la giustizia a confrontarsi con questi crimini, chiunque siano gli autori e chiunque siano le vittime”.

Ma l’attualità non si esaurisce nelle vicende legate alla Lex Perković e nelle possibili conseguenza che questa potrebbe produrre nel caso Zagabria e Bruxelles non trovino un linguaggio comune in merito all’attuazione del mandato d’arresto europeo. Tutt’altro. Le preoccupazioni della gente, come anche i loro desiderata sono ben più ampi e riguardano tutti gli aspetti della quotidianità: economia, privatizzazioni, previdenza, lavoro, pensioni, istruzione, diritti civili, status delle minoranze… E il premier nel suo discorso lungo 11 pagine, che hanno richiesto uno sforamento dell’ora prevista per il suo intervento al Sabor.

In questo senso il premier è tornato ad affermare che le principali direttrici dell’attività del suo governo saranno improntate al rilancio. Quattro i filoni dell’attività impostata in questa direzione: introduzione dell’ordine, consolidamento delle finanze dello Stato, ristrutturazione e razionalizzazione del settore pubblico e statale, nonché approvazione di misure atte a favorire la crescita economica. “Tutti e quattro questi indirizzi sono ugualmente importanti, perché soltanto buoni risultati in tutte e quattro le direzioni potranno garantire un miglioramento dello standard di vita dei cittadini e ordine nelle finanze pubbliche”, ha detto il premier che per la difficile situazione nella quale versa il Paese ha puntato il dito contro i suoi predecessori: “È il risultato della pluriennale irresponsabilità dei governi dell’HDZ”.

Pronta la replica del presidente dell’HDZ, Tomislav Karamarko, che ha commentato come l’intervento del premier non sia altro che una combinazione di desiderata e di critiche. “È la dimostrazione che questo governo è un governo fantasma”. Tiepida anche l’accoglienza degli analisti economici e dei sindacati. Ma Milanović non si deprime davanti alle critiche. Anzi, ribadisce i traguardi realizzati e sottolinea: “Siamo consapevoli che probabilmente esistono anche metodi che produrrebbero risultati in tempi più brevi, ma – conclude – non possiamo essere portatori di una politica nella quale non crediamo”.

Christiana Babić
www.editfiume.com 25 settembre 2013

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