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L’isola-lager di Tito ora è un paradiso naturale (AnsaMed 21 lug)

(di Franko Dota) (ANSAmed) – ZAGABRIA – Per quasi quarant'anni, dal 1949 al 1988, l'Isola Calva (Goli otok), nel nord Adriatico, fu l'isola-prigione della Jugoslavia socialista, prima per gli oppositori politici, poi per i detenuti comuni, famigerata e odiata. Oggi, a vent'anni dalla caduta del regime e dall'arrivo della democrazia, in Croazia non si sa ancora cosa fare di quest'oasi di natura intatta, di spiagge mai toccate da turisti, che ha evitato le devastazioni ambientali e urbanistiche degli ultimi anni. L'uniche strutture presenti sull'isolotto di 4,7 chilometri quadrati sono le prigioni e i bunker, deserti e fatiscenti. Non c'e' un posto letto o un campeggio, e i rari curiosi hanno la possibilita' di sostarci per mezza giornata, nell'ambito di escursioni dalla vicina Arbe (Rab), una delle destinazioni estive piu' gettonate della costa croata. Non esistono depliant o visite guidate. Non esiste pero' neanche un monumento-ricordo per i circa 30.000 prigionieri politici di tutte le etnie della ex Jugoslavia che passarono per le prigioni del Goli Otok, costretti ai lavori forzati.

Fino al 1956 vi erano detenuti gli oppositori di Tito, che nel 1948 si schierarono con Stalin nel momento della rottura tra Belgrado e Mosca. Il penitenziario, dal 1956 destinato a detenuti comuni, autori di crimini piu' gravi, fu definitivamente chiuso nel 1988 e sull'isola furono ammessi per la prima volta i civili. Da allora gli enti locali, varie organizzazioni non governative, iniziative pubbliche e private hanno lanciato una miriade di proposte su come utilizzare l'isola rocciosa e disabitata. Molte ebbero l'appoggio anche del governo centrale, ma non si fece mai nulla. Alcuni anni fa un gruppo di giovani di Fiume propose di farne una colonia di artisti e scrittori di tutto il mondo, in particolare originari dai Paesi dell'ex Jugoslavia e dell'Europa, inclusa l'Italia, i cui cittadini nel passato erano detenuti sull'isola. I penitenziari e i numerosi bunker potrebbero essere trasformati in padiglioni d'arte, ''un po' come al Biennale di Venezia – spiega Damir Cargonja, uno dei promotori di quest'iniziativa – dove ogni Paese ha un suo luogo di riferimento''.

Altri avevano scioccato l'opinione pubblica con l'idea di ricostruire l'ambiente delle vecchie prigioni e offrire ''una vacanza da prigioniero politico'', con false guardie, lavori forzati finti, celle di isolamento. L'unica iniziativa piu' realistica di un gruppo di operatori turistici vi vedeva la possibilita' di creare un centro per le discipline ''no limits'' come il free climbing e gli sport acquatici, ma non si fece nulla per mancanza di fondi e per le irrisolte richieste della popolazione locale di restituire ai vecchi proprietari i terreni sull'isola, confiscati dopo il 1945. Associazioni di ex detenuti spingono per farne un memoriale per le vittime del comunismo del maresciallo di Tito, idea appoggiata dalle autorita' locali, che pero' non hanno rinunciato alle iniziative per l'uso turistico dell'isola. Ma per ora l'unico ''progetto'' veramente realizzato, ripreso un paio di anni fa dalla stampa croata, e' stata la produzione di una serie di film porno, girati senza permesso da case di produzione estere. (ANSAmed).

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