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L’isola di Icaro chiede l’annessione all’Austria (Il Piccolo 22 lug)

Risale al 1382 la “dedizione” di Trieste all’Austria. Il 2012 potrebbe essere l’anno della “dedizione” all’Austria dell’Isola di Ikaria, in Grecia. Ma se Trieste si trovava allora ai confini dell’impero, non altrettanto si può dire dell’isola, una delle tante del Mar Egeo, a ridosso delle coste turche, che dista dall’Austria di oggi alcune migliaia di chilometri. Perché dunque la stravagante ipotesi di un “Anschluss” di quella remota isola? Perché sarebbero i suoi stessi cittadini a chiederlo, proprio come i triestini 630 anni fa.

Ikaria appartiene per lingua e cultura alla Grecia, come si intuisce anche dal nome, che rimanda al mito di Icaro. Secondo la leggenda il giovane sarebbe precipitato proprio nel mare di fronte alle sue coste. In realtà, Ikaria appartiene politicamente alla Grecia soltanto dal 1912, dopo secoli di dominazione ottomana. Ma proprio nel centenario di quella “redenzione” i poco più di 8mila abitanti dell’isola non ne vogliono più sapere della loro madrepatria, percepita piuttosto come matrigna. La richiesta di separarsi da Atene e di affidarsi al governo di Vienna prende le mosse da un’argomentazione di diritto internazionale. Ikaria apparterrebbe alla Grecia in virtù di un accordo del 17 luglio 1912, che sarebbe scaduto pochi giorni fa. Se così stanno le cose, gli isolani si troverebbero ora nelle condizioni di potere denunciare quell’accordo e rivendicare la propria indipendenza.

Un’indipendenza, peraltro, già goduta dopo la rivolta del 1907, capitanata dall’eroe locale Georgios Spanos, e la cacciata degli occupanti turchi. Gli ikarioti rimasero “liberi” per cinque anni, finché nel 1912 decisero di riunirsi alla Grecia, che allora era coinvolta nella guerra dei Balcani. Non è stato sempre un “matrimonio” felice. Complice anche la lontananza da Atene, gli isolani si sono sentiti spesso dimenticati. Lamentano l’assenza di un ospedale e la mancanza di strade, anche se già tre anni fa il porto è stato ampliato. Tra il 1967 e il 1973, negli anni della dittatura dei colonnelli, Ikaria divenne un penitenziario per dissidenti comunisti. Insomma, i motivi di astio non mancano. Per questo gli abitanti dell’isola, ancora oggi dallo spirito molto “anarchico” e orgogliosi della loro identità isolana, pensano d’indire un referendum, per poter pretendere un’indipendenza giustificabile sul piano del diritto internazionale. Naturalmente sono consapevoli di non potersi reggere da soli e della necessità di aggregarsi a un altro Paese. Ma quale? Non certo la Turchia, antica dominatrice. Ecco allora l’idea di proporsi all’Austria.

Per quali ragioni si sia guardato così lontano non è dato sapere ma nella piccola repubblica transalpina l’appello giunto dall’estremo Egeo è stato accolto con divertita simpatia, come testimoniano i tanti commenti apparsi nei siti web dei giornali. “Un accesso al mare sarebbe impagabile”, “Vacanze al mare in Austria!”, “Gastronomia austriaca in un’atmosfera greca, calma greca per la nostra gente stressata e uomini simpatici e ospitali costituirebbero una buona miscela”. C’è anche chi si candida a diventare “comandante della nuova marina austriaca”. Non mancano valutazioni più seriose. Così Franz Leidenmühler, docente di diritto internazionale all’Università di Linz, dichiara al quotidiano “Heute” che un’annessione di Ikaria all’Austria non costituirebbe un problema: «Certo, sarebbe necessaria prima l’approvazione dell’Austria. E il presidente austriaco dovrebbe poi sottoscrivere un accordo internazionale con l’isola». Ma a spegnere gli entusiasmi austriaci giunge la presa di posizione ufficiale dell’ambasciata greca a Vienna. «Non esiste alcun accordo tra il governo greco e l’isola giunto a scadenza dopo 100 anni. Il 17 luglio si è celebrato il centenario della rivoluzione, che consentì all’isola dell’Egeo Orientale di rendersi autonoma dall’Impero ottomano ma la sua annessione alla Grecia fu stabilita dal Trattato di Losanna del 1923, che all’art. 12 stabilisce l’appartenenza alla Grecia delle isole dell’Egeo Orientale, tra cui anche Ikaria». Insomma, la Grecia resta una e indivisibile, fino all’estrema isoletta presso cui precipitò Icaro.

Marco Di Blas

“Il Piccolo” 22 luglio 2012

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