Lipizer, il fiumano che sconfisse i tedeschi e finì in lager

 Nel Giorno della Memoria, c’è una storia di 78 anni fa, che ci racconta di un gruppo di calciatori italiani che vennero arrestati e deportati in un campo di concentramento nazista ‘rei’ di aver battuto e sbeffeggiato sul campo gli avversari tedeschi.
E’ la vicenda di Alceo Lipizer, giocatore della Reggiana per due stagioni nei primi anni ’50 del secolo scorso, che nel novembre 1944 venne deportato in un lager nazista in Baviera, ‘reo’ per aver sbeffeggiato i tedeschi dopo averli battuti durante i novanta minuti.

L’EPOPEA DELLA FIUMANA

Lipizer nacque nel 1921 a Fiume, l’attuale città croata di Rijeka che allora era territorio italiano. Con la Fiumana, il centrocampista del Carnaro giocò cinque stagioni conquistando anche la cadetteria. Poi l’ingresso dell’Italia fascista in guerra pose fine momentaneamente alla sua carriera in B. Nel dicembre del 1941, dopo le prime otto giornate di campionato, dove aveva già realizzato due reti ed il 16 novembre aveva sfidato a Fiume anche la Reggiana ( finì 1-1) , partì per la base navale di Taranto. Anche in marina riuscì a scendere in campo, firmando un contratto per il Taranto, che al tempo militava in serie C.

LAVORATORE PER LA TODT

Dopo l’8 settembre 1943, quando il Re Vittorio Emanuele III fuggì a Bari imbarcandosi dalla città abruzzese di Ortona, Lipizer compì il percorso inverso verso nord. Viene impiegato come lavoratore coatto dell’organizzazione tedesca Todt, dedita alla costruzione di fortificazioni per il Terzo Reich in tutti i territori occupati. E’ lì, che mentre l’orrore della guerra dilaniava l’Italia, che Lipizer trovò ancora spazio come calciatore. Con una rappresentativa fiumana gli venne concesso di partecipare alla “Coppa Deutscher Berater”.

NEL LAGER

I giocatori fiumani, con Lipizer protagonista assoluto, scendono in campo contro una formazione di atleti-soldato tedeschi. Finì con un micidiale ‘cappotto’ degli italiani che umiliarono la formazione di calciatori del Terzo Reich. Ma Alceo e gli altri giocatori, secondo i canoni nazisti, esagerarono nei festeggiamenti per la vittoria. Così indispettirono e insospettirono i terribili servizi di sicurezza nazista, che per rappresaglia decisero di arrestare tutti i giocatori. Era una gelida sera quella dell’8 novembre del 1944, quando terminato il turno di lavoro davanti agli uffici della Organizzazione Todt di Susak, Lipizer e gli altri lavoratori-giocatori, con la sola ‘colpa’ di aver osato battere e sbeffeggiare i nazisti, trovarono ad aspettarli i militari tedeschi. Vennero tutti deportati.

LA LIBERAZIONE

La mattina del 2 maggio 1945 le guardie delle SS e i ‘meister’ della organizzazione Todt non si presentarono al campo per portare al lavoro i loro ‘schiavi’. In Italia Mussolini era stato giustiziato da qualche giorno e la sera precedente la radio tedesca aveva dato la notizia che Hitler si era suicidato nel suo bunker a Berlino. Lipizer e gli altri prigionieri capirono di essere liberi. Dopo poco Alceo e gli altri internati fiumani, con mezzi di fortuna e dopo un viaggio da odissea che durò due settimane, ritornarono finalmente a casa.

SOGNO JUVENTUS, EROE A COMO

Scoppiò la pace, ma Fiume era contesa tra Italia e Jugoslavia alla quale passerà nel 1947. Aveva ventiquattro anni e si rimise le scarpette ai piedi. Il centrocampista offensivo toccò il cielo con un dito quando, il suo concittadino Nini Varglien, lo chiamò alla Juventus. Con i bianconeri rimase per due stagioni, dove però non riescì a sfondare. Giocò sei partite in due anni poi viene ceduto al Como in serie B, In riva al Lago la rinascita. Giocò quattro stagioni portando i lariani in A nel campionato 1948/49 e collezionò in totale 95 presenze realizzando ben 28 reti.
 
L’ARRIVO ALLA REGGIANA

Lipizer arrivò in granata in serie C nell’ anno della retrocessione. Il centrocampista ex deportato nei lager nazisti esordì in maglia granata nel derby vinto 1-0 contro il Parma giocato al Mirabello il 16 novembre 1952 davanti a 8.000 spettatori. Poi andò a segno la giornata seguente nel derby contro il Piacenza terminato 2-2. In rete ancora nella partita giocata il 7 dicembre tra le mura amiche contro il Livorno ma persa 2-1 e sempre al Mirabello in un’altra sconfitta contro il Lecce per 2-1. Ci fu il suo zampino anche nella vittoria del 15 marzo 1953 in casa contro il Vigevano per 4-0 . Una vittoria che anticipò di una settimana il ‘derby maledetto’ contro il Parma, dove l’ex centrocampista della Juve andò in campo con la maglia numero undici. I granata vinsero al Tardini 2-1, ma vennero accusati da un dirigente dei crociati di aver tentato di corrompere gli avversari. La giustizia sportiva punì la Reggiana con 20 punti di penalizzazione spedendola in quarta serie. Senza quel -20 si sarebbe salvata senza problemi. Si ritirò a trentatre anni. Non sentiva il calcio più il suo mondo. Dopo aver appeso le scarpe al chiodo, andò ad abitare a Trieste insieme a sua moglie, dove aprì una panetteria. In seguito si trasferì a Brunate in provincia di Como, nella terra che gli diede tanta gloria. Malato di Alzhaimer, si spense a Lecco il 4 settembre 1990 a soli sessantanove anni.

Matteo Incerti
Fonte: Il Resto del Carlino – 26/01/2022

Alceo Lipizer [foto tratta da www.campioninellamemoria.it]

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