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Lingue minoritarie, il disinteresse prevale (Voce del Popolo 24nov12)

Palazzo Gravisi ha ospitato giovedì sera l’incontro “Le lingue minoritarie nelle sfide della nuova Europa – qual è il futuro dell’Europa multilingue e multiculturale?”, conferenza organizzata dall’Associazione per le pari opportunità “POEM” di Capodistria, in collaborazione con la Comunità Autogestita della Nazionalità Italiana capodistriana e con la locale Comunità degli Italiani “Santorio Santorio”. Perché una serata così? – ha introdotto la responsabile della “POEM”, Isabella Flego – perché la CNI è conscia della propria identità e di come questa sia connessa con la lingua madre, e perché sempre più spesso ci si trova a chiedersi se la cultura maggioritaria sia disposta a dialogare per salvare la lingua della minoranza. Sintetizzando le presentazioni e i dati emersi, la risposta ai quesiti d’apertura risulta essere “no”. Forte disinteresse e passività sono le peculiarità che contraddistinguono l’ambiente, per quanto concerne il rapporto con la lingua minoritaria, da entrambe le parti del confine.

 

Il disinteresse o addirittura ostilità, presente in entrambi i territori, ha l’incidenza maggiore in ambito scolastico. Per Silvana Schiavi Fachin, linguista e promotrice del Centro Internazionale sul Plurilinguismo dell’Università di Udine, l’insegnamento e l’apprendimento linguistico dovrebbero avvenire attraverso un’esposizione precocissima, prenatale, a lingue diverse, creando così i presupposti per un’educazione plurilingue. “Le lingue vanno nutrite”, ha osservato, “e il loro insegnamento non può essere limitato ad un’ora scolastica”; per questa ragione sono importanti il contesto, la motivazione e lo stimolo che invoglino ed avvicinino i ragazzi all’apprendimento linguistico. Ha rilevato le stesse difficoltà pure Lucija Čok, esperta di multilinguismo e interculturalismo presso l’Università del Litorale, presentando i dati delle sue numerose ricerche. Ha constatato quanto sia peggiorato il livello di conoscenza dell’italiano quale seconda lingua o lingua d’ambiente presso le scuole slovene del territorio e di riflesso l’aumento del sapere e l’onnipresenza di quella inglese.

 

I ragazzi non sono sufficientemente motivati a studiare l’italiano, che non è più amato ed apprezzato, e inoltre, l’errore è stato anche degli insegnanti, che spesso hanno dato dei voti più alti rispetto all’effettiva conoscenza, credendo (erroneamente) di stimolarli ed invogliarli allo studio della lingua. Sarebbe importante includere nei processi d’insegnamento anche la storia e la cultura del luogo, aggiungendo così all’apprendimento dei dati reali per dimostrare e rafforzare la dimensione del gruppo etnico italiano in queste terre. “Ci conosciamo troppo poco l’un l’altro”, ha concluso la Čok, anche se ciò paradossalmente è contrario a quella che dovrebbe essere la società moderna, aperta e globale – ma manca proprio il confronto interculturale, una delle necessità delle comunità odierne. “Oramai abbiamo generazioni educate nell’indifferenza”, è stato il pensiero espresso dal deputato al seggio specifico della Camera di Stato, Roberto Battelli, presente in sala ed intervenuto in chiusura, che come le due relatrici vede nella denuncia e nella sensibilizzazione l’unica soluzione per tutelare le lingue minoritarie dei due territori.

 

(fonte “la Voce del Popolo” 24 novembre 2012)

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