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Letteratura e filosofia nel nuovo numero de “la Battana” (18nov14)

 

È edito il numero di aprile-giugno 2014 della rivista trimestrale fiumana “la Battana”, diretta da Corinna Gerbaz Giuliano, che quest’anno celebra il cinquantesimo di vita. Un percorso lungo, quello della rivista dell’Edit, che ha attraversato nei decenni fasi storiche cruciali, dalla Jugoslavia titoista alla Croazia indipendente per giungere infine all’ingresso di Zagabria nell’Unione Europea. «Non solo è stata uno dei rari ponti di comunicazione culturale tra le due sponde dell’Adriatico e una delle vetrine privilegiate della produzione letteraria degli italiani ad est di Trieste – si legge sul suo sito –, ma è stata anche strumento di partecipazione civile, luogo di dibattito e palestra di pensiero, barometro dei tempi». Ed è vero e verificabile se anche solo si sfoglino i numeri dei decenni trascorsi, che richiamano alla memoria temperie culturali e climi politici e ideologici consegnati alla storia.

Di questo fascicolo, corredato da opere dell’artista istriano Claudio Ugussi, risultano di particolare interesse i contributi di Dario Saftich, Dalmazia, come immaginare l’altro, di Carmen De Stasio, Nel mito di un’immortale territorialità. Una riflessione sull’azione culturale di Carlo Michelstaedter, di Ivan Pozzoni, Il background culturale di Benedetto Croce, nonché la novella di Nelida Milani, Carnevale tragico.

L’approccio alla complessa identità dalmata – oggetto dello studio di Saftich – include il ricorso alle testimonianze letterarie e teatrali, in particolare veneziane. «All’inizio del Settecento – scrive l’autore – alla Dalmazia veneta precedente […] vengono aggiunti, dopo una serie di guerre contro i turchi, dapprima l’acquisto nuovo e poi quello nuovissimo», in seguito ai quali la Dalmazia «non viene più a esaurirsi nelle città costiere e nel loro contado ma acquista profondità e ingloba popolazioni fino a quel momento soggette all’impero ottomano». Un’ampliamento, quello geo-politico, al quale sarebbe corrisposto un inedito interesse culturale della società veneziana verso ambienti e costumi dalmati, come nel caso dell’ opera La Dalmatina di Carlo Goldoni (1758), nella quale venivano celebrati la fedeltà, l’onore e il valore dei soldati di San Marco; o de L’eroe dalmata dell’oggi sconosciuto bolognese Giovanni Greppi (1793). Ma fu forse più incisiva, nella diffusione della conoscenza geografica e etnologica presso il pubblico del tempo, l’opera dell’abate padovano, naturalista e cartografo, Alberto Fortis, Viaggio in Dalmazia (1774), che accese luci inedite sul variegato territorio adriatico.

Alla dura scelta dell’esodo, cui assiste la narratrice bambina, è dedicata la novella di Nelida Milani, che mette in scena i diverbi famigliari tra parenti decisi ad optare e congiunti convinti di dover restare, non per scelta ideologica ma per l’inscindibile legame con la terra e il timore di un irreparabile salto nel vuoto. Come in molte altre sue pagine, la scrittrice coglie con acuminata sensibilità e vivida scrittura la tragedia dell’Istria negli interni domestici e nella progressiva trasformazione dell’ambiente sociale nella direzione dell’omologazione totalitaria e della privazione identitaria. Una metamorfosi forzosa e desolata che l’autrice polesana raffigura, con la consueta sofferta perizia, nel suono interrotto di un «disco che s’è incantato» una volta per sempre.

 

Patrizia C. Hansen

 

“la Battana”, a. L, 192, aprile-giugno 2014, Edit,

Fiume-Rijeka 2014, pp. 128, Kn 75, € 17,00

 

 

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