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L’Arena di Pola – 280407 – Il silenzio su Osimo

Il trentennale della ratifica del Trattato di Osimo (3.4.1977 – 3.4.2007) è passato sotto un silenzio d’altri tempi , malgradoche, dopo l’istituzione del Giorno del Ricordo, sembrasse che fosse finita, dopo piu’ di mezzo secolo, la congiura del silenzio delle forze politiche e delle istituzioni sulle tragedie delle foibe e sul dramma dell’esodo.

Eppure la data del 3 aprile 1977 è una data importante. “a day to remember”, poiché con tale ratifica la zona B passò ufficialmente sotto la sovranità jugoslava e 50.000 italiani autoctoni furono costretti all’esodo perpetuo ed alla perdita dei loro beni, traditi da un governo che aveva solennemente dichiarato che mai avrebbe acconsentito alla cessione di quei territori, d’altronde non prevista dallo stesso Trattato di pace. Con quell’atto il nostro governo “ regalò” la zona B alla Jugoslavia e riconobbe tutti gli espropri abusivi ivi avvenuti. Per addolcire questa amara pillola, l’art. 4 prevedeva “il più presto possibile” un accordo per un indennizzo globale di soli 110 milioni di dollari (82 milioni di euro) per tutti i beni dovuti abbandonare, il cui valore reale supera i 1500 milioni di euro. Quanto ai tempi di esecuzione, il “più presto possibile” si trasformò in un pagamento in 13 rate, a partire dal 1990 sino al 2002, ovvero con una dilazione del saldo dopo ben 27 anni dalla firma del Trattato di Osimo. Nemmeno questi tempi biblici sono stati peraltro rispettati e, quindi, il governo italiano avrebbe ora la possibilità di dichiarare estinto l’Accordo di Roma per inadempienza della controparte.

In effetti, il ministro degli esteri D’Alema, durante la sua visita a Lubiana dello scorso gennaio, ha parlato della necessità di rivedere  il predetto Accordo, ma poi c’è stata la risposta negativa del presidente croato Mesic e la nostra diplomazia ha invertito la rotta, dichiarato che l’Italia non ha alcuna intenzione di impugnare i precedenti trattati.

La ratifica del Trattato di Osimo è connessa con lo scabroso problema degli indennizzi ed è forse proprio per questo motivo che l’anniversario è passato sotto silenzio. Insomma, si possono esaminare gli eventi storici, ma senza metterli poi in relazione con i problemi concreti degli esuli che attendono ancora una giusta soluzione. Ricordare la storia sì, ma dimenticarsi di tutto il resto: restituzioni, risarcimenti, diritti umani, giustizia. Nessuno lo dice apertamente, ma “res ipsa loquitur ( i fatti stessi parlano!).

Silvio Stefani

 

L'Arena di Pola è il notiziario del Libero Comune di Pola in Esilio

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