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La Voce (Voce del Popolo 16 ott)

di Milan Rakovac

“Così Roma ha reso più debole la voce italiana dell’Istria”, recita il titolo dell’articolo pubblicato dall’autorevole “Corriere della sera” in cui sono riportate le dichiarazioni rese da Silvio Forza; dei problemi che investono l’EDIT leggo anche sulla stampa nostrana.

Parlo amichevolmente con l’amico Silvio Forza e non rimango indifferente nell’apprendere i problemi che l’EDIT si trova ad affrontare. Mi dice che gli viene contestato di aver speso troppi soldi e aggiunge che questi mezzi sono stati impiegati per alleviare, almeno in parte, la situazione drammatica vissuta in passato. Quella situazione che fece sì che, in un lasso di tempo relativamente breve, circa trenta tra giornalisti e redattori se ne vadano dall’EDIT, che vedeva un computer condiviso da quattro persone e che si contraddistingueva per condizioni di lavoro e stipendi che non sfioravano nemmeno i livelli minimi di dignità. Anche la crisi attuale è una crisi che investe i prodotti principali. Mi chiedo quali sarebbero state le reazioni, dice Silvio, nel caso in cui ci fossimo lamentati del tetto che perde, del fatto che il sistema di riscaldamento e refrigerazione, vecchio 20 anni, non funziona più, nel caso in cui avessimo chiesto mezzi atti a garantire una crescita quali potrebbero essere una redazione on-line, un portale o il pagamento dei servizi forniti dalle agenzie specializzate per promuovere i nostri autori?

“Un uomo adulto – prosegue Forza ricorrendo a una metafora –, pesa in media 80 chili. Per decenni tutti hanno considerato normale che l’Edit pesi 15 chili. E mentre a noi mancano altri 50 chili per poter funzionare, permane lo stupore per il fatto che oggi pesiamo 5 chili in più rispetto a 6-7 anni fa”.

Ancora una volta devo immischiarmi nelle “vicende interne” della Comunità Italiana; proprio come lo feci anche ai tempi della vicenda “dogane”. Le difficoltà materiali ci coinvolgono tutti. Incidono anche sui Bilanci nazionali dei tre Stati adriatici che devono tutelare in modo particolare le minoranze, gruppi che devono essere un ponte tra i popoli e non delle realtà marginali da sostenere solo a parole!

La Croazia, la Slovenia e l’Italia devono comprendere che nonostante la recessione e la mancanza di soldi l’EDIT e La Voce SONO UN ELEMENTO FONDAMENTALE DEL NOSTRO MICORCOSMO.

Accanto ai summenzionati Stati, dobbiamo intervenire anche noi, gente dell’Alto Adriatico, penso in primo luogo agli appartenenti alla maggioranza. Devono intervenire le strutture (politico-finanziarie) di Fiume, Pola e Capodistria, bisogna attingere ai fondi cittadini, devono essere coinvolte le istituzioni e gli sponsor. LA VOCE DEVE ESISTERE! Tuono e voxe strana e stramba se senti ‘sti giorni, su La Voce. A Zagabria i colleghi mi tirano per la giacca, e mi chiedono informazioni. La Voce va tutelata, dicono quelli attenti. Quelli disinteressati, atteggiamento tipico di quest’era post-post-post-moderna, invece brontolano. Ma siamo davvero sicuri che una Comunità che conta circa trentamila membri deve avere un suo quotidiano?!

Sì, rispondo. L’Istria appartiene a questa “Comunità” esattamente quanto appartiene a noi “maggioranza”; questa “Comunità” è parte inalienabile del patrimonio culturale etnico, ma anche di quello nazionale italiano e croato (sloveno). In questo ambito il ragionamento non va fatto sui numeri bensì deve muovere dalle circostanze storiche, politiche e culturali.

Il concetto che desidero esprimere è il seguente: le precedenti convivenze istriane, che se osservate nell’ottica europea rappresentano un genre-de-vie, sono un’eredità regionale collettiva che può servire da esempio a molti. Qui è stata raggiunta un’armonia politica, sociale e culturale tra le varie etnie che non ha eguali nel resto della Croazia! I media regionali sono l’essenza di questa vicenda plurima istriana, le danno sapore trasmettendo tutto quanto realizzato fino a qui. In primo luogo lo fanno La Voce e il Glas Istre. Ossia La-Voce-e-La-Voce, ovvero Glas-i-Glas.

Non intendo distribuire pillole di saggezza, voglio spiegare, invece, che l’appello rivolto ai fattori regionali di tutelare sia La Voce sia il Glas (che pure versa in difficoltà), è di trovare almeno un palliativo. Spero che questi fattori regionali avvieranno un ragionamento strategico e pianificheranno un programma collettivo (stamperia, carta, distribuzione, abbonamenti, pubblicità, sponsor…) per lo sviluppo dei media regionali che sono i loro migliori portavoce.

Qualcuno potrebbe pensare io stia esagerando, ma l’Istria, il Quarnero e Fiume non possono mantenere il proprio ruolo di fattore rilevante sul territorio euroregionale, che viene preso ad esempio in tutto il continente se non hanno i propri media indipendenti e autonomi. E per questo ripeto: la CAN Costiera e l’Unione, Capodistria, Fiume, Pola e le due Contee devono occuparsi dei loro media. E al contempo devono costringere i tre Stati a seguirli lungo questa strada!

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