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La Voce del Popolo – 300607 – Intervista al Pres. degli Esuli in Canada

Cinquant'anni fa a Chatham arrivarono i primi istriani, giuliani, fiumani e dalmati. Il loro era stato un lungo viaggio nella storia, prima ancora che fosse decisa la via dell'esilio Oltreoceano. La seconda guerra mondiale, purtroppo, non aveva lasciato sul campo solo le vittime del momento ma c'è stata una coda lunghissima di sofferenze che il tempo è riuscito a far sbiadire ma non a cancellare definitivamente. Da Trieste, a bordo di navi quali il Castel Verde, Biancamano ed altre ancora, i cui nomi sono rimasti nella memoria collettiva, partivano genti delle nostre terre per destinazioni lontane: l'Australia prima, le Americhe dopo a seconda delle disposizioni dettate dall'emigrazione internazionale. Il 31 agosto e 1.mo settembre di quest'anno, la Lega Istriana di Chatham-Kent, cittadina nel cuore dell'Ontario che conta poco più di centomila abitanti sul Thames River, ricorderà quei momenti di cinquant'anni fa ma soprattutto cinque decenni d'impegno delle nostre genti sul territorio, nella loro nuova "casa". Il Presidente della Lega Istriana, ed organizzatore delle celebrazioni, si chiama Antonio Perini, nato a Capodistria il 20 gennaio 1941, ed è un imprenditore, titolare della Perini Painting.
Come ricorda il viaggio verso l'America ed i percorsi per arrivare a Chatham?
"Alla partenza da Trieste ero praticamente un ragazzo che viveva questo viaggio come una bellissima avventura verso l'ignoto. I giovani, per fortuna loro, hanno questa prerogativa. Durante la lunghissima attraversata dell'Oceano, ebbi l'occasione di conoscere tantissime persone, alle quali, ancora oggi, dopo 50 anni sono legato da un fortissimo e profondo sentimento d'amicizia.
L'unica cosa negativa che ricordo è il primo impatto emotivo con il Canada. Sbarcammo ad Halifax in una giornata grigia e fredda. Ci fecero salire subito su un treno solitamente adibito al trasporto delle merci e affrontammo in quelle condizioni impossibili due giorni di viaggio interminabile per raggiungere Chatham. I pensieri, le sensazioni, le supposizioni riempivano ogni spazio del nostro tempo, l'ignoto era dietro l'angolo, e questo creava angoscia. Ma una volta giunti a destinazione iniziai a tranquillizzarmi, la città era proprio bella".
Che significato assume oggi l'impegno all'interno del Comitato giuliano-dalmato?
"Sono uno dei fondatori della Lega Istriana di Chatham e quindi la mia vita e quella della comunità si sono sviluppate di pari passo, per cui è difficile scindere le due esperienze, la mia esistenza non avrebbe senso senza un ruolo attivo all'interno della Lega stessa. Sono stato per 15 anni presidente della Federazione Giuliano Dalmata Canadese e per 19 anni della Lega, la mia presenza, che trae forza quindi dall'esperienza, è una base per il presente e un buon aiuto per le nuove generazioni impegnate a progettare il futuro della nostra comunità".
In che modo è coinvolta la sua famiglia in questa attività?
"Gli incarichi assunti all'interno della Lega mi hanno portato a svolgere attività sia in Canada che nel Nord America che in Italia, sottraendo di conseguenza tantissimo tempo alla vita privata. E' un sacrificio possibile solo con l'appoggio del resto della famiglia. Per fortuna mia moglie è attiva quanto me nel lavoro della Lega, compresa la redazione del nostro giornale trimestrale, la maggiore delle mie figlie è Presidente della Sezione Giovani della Federazione Giuliano Dalmata canadese, mio figlio e l'altra figlia sono sempre presenti a tutte le manifestazioni e sono stati tra i primi a partecipare a scambi culturali con la nostra terra d'origine. Siamo una vera famiglia istriana dedita alla comunità!".
Come spiega agli amici canadesi le origine della sua famiglia? Che cosa è difficile far capire?
"Il Canada è un paese multiculturale, cresciuto grazie all'apporto degli immigranti, non solo italiani, per cui non è difficile spiegare in modo generico le proprie origini. Le difficoltà insorgono, purtroppo, quando si cerca di far capire la parte dolorosa della nostra storia, di come siamo stati costretti a lasciare tutto alle nostre spalle a causa della sconfitta italiana nella Seconda Guerra Mondiale. La storia europea è un capitolo oscuro per il popolo nord americano".
Quando è tornato, per la prima volta nella sua località di origine? Quali le riflessioni e le sensazioni del ritorno?
"Ho scelto l'Italia come meta del mio viaggio di nozze.
La gioia del ritorno era incontenibile, ma quasi subito ho dovuto fare i conti con la bruttissima sensazione di sentirmi un estraneo in quella che era sempre stata la mia patria. Successivamente mi sono recato in Italia quasi ogni anno, per impegni della Lega e viaggi di carattere familiare visto che a Trieste abitano ancora mia madre, mio fratello e la sua famiglia. Ed è scaturito proprio dalla frustrazione il quel primo viaggio il desiderio di creare un'associazione in Canada per mantenere viva la cultura istriana in noi emigranti. Negli anni, poi, comunicare è diventato più semplice. Se una volta ci si scriveva, oggi c'è il telefono e soprattutto internet che ci permette anche di stare in contatto con i nostri cari che vivono in luoghi lontani come l'Australia o anche più vicini come a Chicago".
Quali tradizioni avete mantenuto all'interno della famiglia – come ad esempio feste, ricorrenze, gastronomia, usi, abitudini?
"Si può dire che per noi il tempo non sia trascorso perché abbiamo cercato di mantenere vive tradizioni, abitudini, ricorrenze, il più possibile insomma della nostra identità istriana. Mia moglie cucina piatti tipici della nostra terra e i nostri figli conoscono tutte le canzoni popolari, parlano l'istriano italiano e comunque la comunità aiuta a non dimenticare nulla del nostro retaggio culturale".
Che significato assumono questi incontri tra corregionali e che cosa vi ha spinto a decidere di organizzare un Raduno a Chatham?
"All'inizio ci si incontrava per scambiarci informazioni, per contare su un sostegno ed aiuto nel nuovo paese, per parlare la nostra lingua, per vedere volti amici.
Oggi, che siamo perfettamente integrati nella società canadese, ci incontriamo perché il nostro sentimento d'amicizia è profondo e perché vogliamo dare un esempio ai nostri figli su come vivere un futuro canadese nel rispetto e nell'amore per la loro origine istriana. Ora, a cinquant'anni dal nostro arrivo in Canada, è giusto ricordare questo avvenimento con un'occasione speciale, celebrata in modo solenne, per cui abbiamo deciso di organizzare questo grande Raduno. Venerdì 31 agosto ci sarà l'inaugurazione della mostra intitolata La Nostra Storia. Sabato, ci sarà l'alzabandiera, poi la Santa Messa ed infine la Cena di Gala".
Il tutto si svolgerà a Chatham, che cosa è giusto conoscere di questa località?
"Chatham è una tranquilla cittadina di campagna, tanto verde e relax. Posti particolari da vedere non ce ne sono, ma siamo vicini a Toronto e alle cascate di Niagara Falls".
Con tutta questa attività, riesce a coltivare degli hobby?
"Mi piace prendermi cura del mio orto, guardare il calcio in tv e dal vivo, visto che mio figlio gioca nella squadra locale. Durante i momenti di relax leggo libri di storia riguardanti l'Istria e l'Italia".
Che cosa vorrebbe che rimanesse nel mondo, della cultura dei giuliano- dalmati?
"Il senso di onestà, il forte spirito di sopravvivenza, l'unità familiare". Un sogno che vorrebbe vedere realizzato? "Poter tornare un giorno in Istria e sentirmi a "casa"".
Il ritorno, secondo Lei, esiste, è possibile e come lo immagina?
"Dopo tanti anni non è possibile immaginare un ritorno in una realtà così diversa da quella che ci siamo lasciati alle spalle. Certo non rinunciamo alle vacanze istriane, ma di ritornare in Istria per viverci, non se ne parla proprio".
Ha un amico al quale vuole inviare un messaggio tramite il nostro sito?
"Vorrei mandare un caro saluto agli amici Lino e Alberto Cernaz di Capodistria e all'amico Renzo Codarin".

Rosanna Turcinovich Giuricin

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