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La Voce del Popolo – 251007 – Zaratini a teatro: passione plurisecolare

ZARA – “A Zara non si frequenta il teatro soltanto per convinzione o per abitudine: lo si frequenta per passione”, constatava più di un secolo fa il periodico “Scintille”. Da questa passione, plurisecolare, nacque prima il Teatro Nobile poi il Teatro Verdi. Alle vicende di quest’ultimo è dedicata una mostra promossa dalla Comunità degli Italiani di Zara, in collaborazione con l’Archivio di Stato e la locale Biblioteca scientifica, nonché con il contributo del Centro di ricerche culturali dalmate di Spalato. Immagini, fotografie, documenti e manifesti… narrano la storia del Teatro Verdi, “tasselli” proposti al pubblico mediante un percorso espositivo articolato in tre diversi spazi: la sede della CI di via Borelli 8, gli ambienti della Biblioteca scientifica e dell’Archivio di Stato, in via Nikola Kuzmanić 2a. La mostra, che rimarrà aperta fino al 10 novembre prossimo, vuole essere solo l’inizio di una futura (finanziamenti permettendo) complessa opera di ricerca su una realtà particolare, in cui calcarono le scene Ernesto Rossi, il celebre caratterista Antonio Papadopoli, zaratino, Ermete Novelli fanciullo, Eleonora Duse bambina.
Come ricorda Gastone Coen, il Verdi fu eretto perché gli zaratini, guardando al Bajamonti della rivale Spalato e al raguseo Bonda (poi “Marin Držić”) vollero un teatro sontuoso, che corrispondesse ai loro gusti e alla tradizione. L’idea fu avanzata dal musicista e critico musicale Giovanni Salghetti Drioli, dalla famiglia dei noti distillatori di maraschino e da alcuni appartenenti dell’élite zaratina che costituirono una società per azioni, quella del Teatro Nuovo, appunto. L’architetto veneziano Enrico Trevisanato fu incaricato di elaborare il progetto dell’edificio, mentre la direzione dei lavori venne affidata all’ingegnere locale Miho Klaić. Dai conti Lantana fu acquistato un fatiscente palazzotto, già dimora dei vescovi di Nona. I lavori ebbero inizio il 25 aprile 1864, assai prima che da Vienna giungesse il nullaosta e il teatro, che era costato ben 110mila fiorini, era pronto ad accogliere il pubblico la sera del 10 settembre 1865, quando vi si dette una festa di commiato per il governatore barone Lazzaro de Mamula. Fu però inaugurato ufficialmente la sera del 7 ottobre 1865, vigilia del Santo patrone San Simeone Giusto profeta (quando, tradizionalmente, aveva inizio la stagione teatrale) con l’opera “Un ballo in maschera” di Giuseppe Verdi. Dieci anni dopo accolse l’imperatore Francesco Giuseppe, in visita a Zara, che assistette ai primi due atti del “Ballo in maschera”. E del maestro Verdi, il Teatro Nuovo assunse il nome, nel 1901. La stampa, sia zaratina sia croata, ne seguiva attentamente i lavori, ma dal 1918 in poi il Teatro Verdi si limitò a vegetare, non riuscendo a reggere la concorrenza del cinematografo e del nuovo supermoderno Cineteatro Nazionale di Aldo Mestrovich – sorto nel 1924 sulle spoglie del Nobile, con 800 posti – che assecondava i gusti di larghi strati del pubblico, alternando pellicole di prima visione, a spettacoli di varietà (con il celebre attore triestino Cecchelin), riviste e operette dalla sfarzosa messa in scena (spesso a prezzi stracciati). Gli azionisti del Teatro Verdi, rovinati dal crollo della finanza austriaca, soppiantati da una nuova classe dirigente d’estrazione piccolo borghese, non poterono più far fronte alle cospicue spese per il funzionamento regolare del Teatro.
Nell’autunno del 1936, l’anzianotto Verdi, per difetti inerenti alla sua costruzione, non eliminabili se non a mezzo di una sua radicale trasformazione, venne dichiarato inagibile dalla Questura. Espropriato e riscattato dal Comune, con delibera del podestà Giovanni Salghetti Drioli, nipote dell’ideatore del Teatro, fu avviato un intervento di ristrutturazione, affidato all’architetto spalatino Vincenzo Fascolo e a Paolo Rossi de Paoli, costruttore della Bolzano Nuova. I lavori preparatori iniziarono nell’autunno del 1942, ma poco dopo il Verdi verrà colpito dai bombardamenti alleati. E mentre il Nazionale rientrò in funzione il 27 marzo 1945, il Verdi fu lasciato deperire e, nel centenario dell’inaugurazione, lasciò il posto a una casa popolare.

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