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La Voce del Popolo – 180407 – L’Istria del ‘600 vista da Nicolò Manzuoli

La “Nova descrittione della Provincia dell'Istria” di Nicolò Manzuoli, edita a Venezia nel 1611, si annovera tra le più antiche corografie concernenti la nostra penisola. L'opera venne riproposta al pubblico nel terzo volume dell'“Archeografo Triestino” (1831) diretto da Domenico Rossetti. Nella prestigiosa rivista tergestina Pietro Kandler, a partire dal secondo tomo, aveva curato una raccolta di descrizioni inerenti il territorio istriano, ossia la “suppellettile corografica della nostra provincia”, come scrive l'erudito. Nel 1979 la “Arnaldo Forni editore” di Bologna realizzò la ristampa fotolitografica, che, come per molte altre opere ormai esaurite e/o rare, giovò non poco agli studiosi che, finalmente, disponevano di un agile volumetto con la descrizione secentesca della regione. Ventotto anni più tardi il lavoro del Manzuoli ha conosciuto un'altra ristampa anastatica, voluta, questa volta, dalla Comunità autogestita della nazionalità italiana (Can) di Isola, e data alle stampe in 500 esemplari. Siffatta opera è stata presentata nell'ambito del “Laboratorio di Storia isolana”, poiché l'autore, dottore in legge di Capodistria, apparteneva all'antica famiglia dei Manzioli (o dei Manzuoli), di cui un ramo venne aggregato alla nobiltà giustinopolitana verso la fine del XV secolo.

Un testo fondamentale

Silvano Sau, curatore dell'edizione, scrive che si tratta di un testo “fondamentale per la storia dell'Istria” ed avverte che, a differenza dell'originale, si è deciso di ingrandire le pagine ed i caratteri per agevolare la lettura. La lodevole iniziativa della Can isolana, attraverso la ristampa anastatica ha recuperato un testo di indubbio interesse, ricco di notizie e di cenni che permettono di cogliere la realtà economica, sociale e culturale nella regione. Anche questa “descrittione” presenta non poche analogie con le altre corografie coeve o precedenti, dato che una prassi comune era riportare – spesso senza citare l'autore – i contenuti di un'altra opera. Con tale operazione editoriale i connazionali della città di San Mauro hanno raggiunto degli obiettivi di non poca rilevanza, poiché hanno contribuito a far conoscere un personaggio – e la sua opera – ad un vasto pubblico, rammentando un tassello della storia culturale del XVII secolo in Istria, strettamente intrecciata a quella espressa dalla Repubblica di San Marco; e contemporaneamente hanno contribuito a sottolineare quanto radicata sia la presenza italiana in questi territori, che può essere attestata anche attraverso libri inusuali, almeno per coloro che non si occupano di ricerca storica.

Città e uomini illustri

Il volumetto consta di 101 pagine attraverso le quali il corografo illustra il territorio da San Giovanni di Duino sino all'Istria orientale, riportando altresì una descrizione degli uomini illustri. In apertura scrive che “L'Istria è Penisola mediocremente fertile, ma fà vini di Rè, Moscati Ribole, Ogli, Sali e frutti pretiosisimi, che si traggono per Venetia per Alemagna, e per le altri parti del Mondo” (p. 9).
La descrizione del territorio, o meglio delle singole località, segue l'esempio proposto alcuni decenni prima dal geografo e cartografo Pietro Coppo nel “Del sito de Listria” (1540). Di seguito riportiamo alcuni brani inerenti tre cittadine della penisola, in modo da evidenziare alcune delle notizie riportate: “Isola lontana da Capo d'Istria miglia cinque anticamente detta Alieto è sopra un scoglio che s'unisce con Terra Ferma mediante un ponte in luoco allegro, in saluberimo aere e di bella vista” (p. 29). Per la vicina Pirano, invece, scrive che è “Terra honorata, fà cinque milla anime, e è posta in bonissimo aere. (…) Hà bellissimi porti atti à capir ogni grossa armata pieni sempre di Vascelli e di Gallere” (pp. 30-31).
Interessante anche il testo relativo alla patria di Sant'Eufrasio nonché il riferimento alla malaria, flagello che non aveva risparmiato l'Istria nel corso dell'età moderna: “Parenzo è Città antichissima gia colonia de Romani, dai Colchi edificata, discosta da Cittanova miglia sette. Qui e a Puola si vedono fuori della Città sepolture assai antiche, e entro essa Città sono alquanti casamenti alti, e assai bel Duomo, con un Monasterio di S. Francesco, ma per essere molestata dall'aria è poco habitata” (p. 37).
Per quanto concerne la parte dedicata agli uomini distinti dell'Istria, Manzuoli li suddivide in “Huomini in Armi illustri” e “In littere poi, che illustrarono la Patria”, rammentando rispettivamente i Gavardo, i Gravisi, i Tarsia, Antonio Zarotti, Giovanni Verzi, Pier Paolo Vergerio, Andrea Divo, Annibale Grisonio, Girolamo Muzio ed altri.

Kristjan Knez

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