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La Voce del Popolo – 180308 – Fiume, bilinguismo perso dagli anni settanta

"Riconoscendo e rispettando il proprio lascito culturale e storico, la
Città di Fiume assicura alla minoranza nazionale autoctona italiana
l'uso della propria lingua e scrittura negli affari pubblici attinenti
alla sfera dell'autogoverno della Città di Fiume. La Città di Fiume,
nell'ambito delle proprie possibilità, assicura e sostiene l'attività
educativa e culturale degli appartenenti alla minoranza autoctona
italiana e delle sue istituzioni".

Così recita l'articolo quattordicesimo delle disposizioni generali
dello Statuto ufficiale della Città di Fiume, approvato dal Consiglio
municipale in data 27 marzo 2006. I fiumani di madrelingua italiana
sanno che queste disposizioni sono rispettate, ma purtroppo solo
parzialmente.

A Fiume, effettivamente esistono quattro scuole dell'obbligo e una
scuola media superiore nelle quali le lezioni sono svolte in lingua
italiana. Esistono anche diversi asili con sezioni italiane. Al Teatro
nazionale croato "Ivan de Zajc" è attivo il Dramma Italiano.

In sintonia con la legge costituzionale sulle minoranza nazionali, in
città è stato istituito il Consiglio della minoranza nazionale
italiana della Città di Fiume. Nelle strade del capoluogo quarernino
non è raro imbattersi in persone che parlano in italiano o in dialetto
fiumano: un gergo che affascina anche molti croati.

Tuttavia, non è tutto "rose e fiori" come potrebbe sembrare. A parte
uno sportello in Questura, una concessione del Ministero degli Affari
Interni, nel capoluogo quarnerino è impossibile accedere a qualsiasi
altro servizio pubblico in lingua italiana.

Alle poste, agli sportelli delle aziende municipalizzate, al pronto
soccorso, negli uffici notarili l'italiano è un optional.
Eventualmente può accadere che in qualche ufficio lavori un
connazionale o una persona che conosce l'italiano, ma tutti i
documenti devono essere compilati in lingua croata.

Non è un problema da poco. Per quanto i connazionali abbiano imparato
a servirsi egregiamente della lingua croata, specie le giovani
generazioni, continua ad essere per nulla facile esprimersi in una
conversazione ufficiale. Quando si parla di bilinguismo è
fondamentalmente l'adozione della lingua italiana nei servizi
pubblici, traguardo al quale si deve puntare, e non tanto con
l'affissione di qualche targa bilingue.

La lotta sarà dura, nessuno lo mette in dubbio, ma non bisogna mai
scordarsi che i suddetti diritti in passato esistevano e che sarebbe
assurdo se non venissero reintegrati ora che la Croazia si appresta ad
aderire all'Unione europea.

Ricapitolando, in passato in Municipio e nei tribunali di Fiume era
possibile servirsi della lingua italiana ed erano pure disponibili le
traduzioni ufficiali dei documenti istituzionali fondamentali come lo
Statuto cittadino.

Nel secondo dopoguerra, fino alla fine degli anni Settanta del secolo
scorso, a Fiume era in vigore persino il bilinguismo visivo e
toponomastico. Lo testimoniano i numerosi monumenti bilingui eretti in
omaggio alle vittime dell'oppressione nazifascista (ai difensori
croati di etnia italiana che hanno preso parte alla Guerra patriottica
il medesimo onore non è stato concesso).

Inoltre, all'epoca le disponibilità finanziare erano nettamente
inferiori a quelle odierne, difatti oggi il Bilancio della Città è
superiore al miliardo di kune e in quanto tale in Croazia è inferiore
unicamente ai budget a disposizione dello Stato e della Città di
Zagabria.

Krsto Babić

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