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La Voce del Popolo – 160807 – Ritrovata la strada di Aquileia

TRIESTE – Presso lo scavo di via Gemina ad Aquileia, gestito dal Dipartimento di Scienze dell’antichità dell’Università di Trieste, sono state presentate nei giorni scorsi alla stampa le ultime scoperte fatte dai ricercatori dell’ateneo giuliano. In quella sede grande entusiasmo è stato manifestato dal prorettore Fabio Ruzzier, il quale ha parlato dell’emozione di chi visita un sito archeologico così importante a livello regionale, ma soprattutto del “piacere della scoperta” per gli studenti che vi hanno lavorato. Citando successivamente anche il ministro Francesco Rutelli, secondo cui “avere Aquileia è una fortuna per l’Italia perché può portare un miglioramento continuo al turismo in Italia”, il prorettore ha posto l’accento sulla presenza di più università al lavoro sul sito. Attualmente, oltre all’ateneo giuliano, sono presenti gli scavi dell’Università di Udine e di Padova. Le nuove ed importanti scoperte hanno portato ad aprire due interi e distinti settori. Il primo di questi comprende una domus tardo-antica, risalente al IV secolo d.C., e va ad ampliare le scoperte effettuate e pubblicizzate dalla stessa équipe nel 2005. Due anni fa, infatti, furono portati alla luce due mosaici di straordinaria importanza, riferibili entrambi allo stesso periodo e facenti parte della stessa domus. Il primo, in bianco e nero, è di tipo geometrico, mentre il secondo è policromo con ghirlande che racchiudono putti danzanti. Elementi che fanno pensare ad una domus appartenente ad una personalità di spicco dell’epoca, come poteva essere un funzionario imperiale. Inoltre nell’ultimo livello del mosaico era stata trovata una moneta leggibile, raffigurante l’imperatore Costantino e riferibile precisamente al 347 d.C. Scoperta rivoluzionaria per gli scavi di Aquileia, che ha permesso la datazione precisa dei ritrovamenti effettuati e la formulazione di nuove interpretazioni di carattere scientifico.
Il nuovo e secondo settore è stato aperto invece per individuare la strada già scoperta da Giovanni Brusin negli Anni ‘30 e ‘40 del secolo scorso. Tale operazione è stata effettuata con lo scopo di valutare l’effettiva estensione del quartiere, nonché il tipo di occupazione dello spazio interno con gli affacci delle tabernae sulla strada e gli ingressi delle case.

Il tessuto urbanistico

La strada è perfettamente conservata e, nonostante l’asporto dei basoli centrali (grandi lastroni di pietra con la faccia superiore levigata e la parte inferiore a cuneo, adatta a penetrare stabilmente nel terreno) effettuato già in età antica per prelevare e riutilizzare il piombo delle tubature, permette di scorgere perfino i solchi lasciati dai carri. Questi ultimi, di due diverse profondità, fanno pensare ad un antico traffico a due direzioni e diverse destinazioni, che vedeva il transito di carri pesanti e di altri più leggeri. Il ritrovamento di questa strada, negli anni scorsi, aveva consentito ai ricercatori dell’ateneo giuliano di proporre alcune ipotesi nuove relative alle dimensioni degli isolati e quindi del tessuto urbanistico di Aquileia.
Attualmente presso il cantiere stanno lavorando circa 40 ragazzi, iscritti presso l’ateneo giuliano al corso di laurea triennale in Scienze dei Beni culturali, alla specialistica in Archeologia e alla Scuola di Specializzazione in Archeologia (la quale prevede un tirocinio obbligatorio). Tale attività ha coinvolto gli studenti per 5 settimane, dividendosi tra un turno di lavoro diretto nel cantiere durante la mattina, ed altre attività post-scavo nel pomeriggio, come il lavaggio e la catalogazione dei reperti acquisiti.

La valorizzazione dell’area

Per la valorizzazione dell'area e dell'intera Aquileia romana restano fondamentali i vari progetti di investimento promessi per la città, oltre ovviamente a quelli già esistenti. La strada protagonista dell’ultimo settore, però, è un punto eccellente da cui partire perché, mentre da un lato costituisce un reperto facilmente conservabile all’aperto, dall'altro consente anche e soprattutto ai non esperti di visualizzare con immediatezza il tessuto della città antica. Ed è qui che si ricollega la proposta lanciata nel 2005 dalla Soprintendenza per i Beni archeologici del Friuli Venezia Giulia. “I mosaici”, a cui oggi vanno aggiunte le nuove scoperte nel cantiere che, aperto nel 2005, vede come diretto concessionario il Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell'Università di Trieste, ma è finanziato anche dalla Regione e dalla Fondazione CRTrieste, “per la loro bellezza e per la loro eccezionalità, vanno affidati a restauratori esperti. A lavori ultimati l’intera area deve essere resa fruibile agli amanti dell’archeologia, magari attraverso un percorso turistico pensato in collaborazione con gli architetti dell’Università di Trieste”. Un percorso che dovrebbe prevedere anche il “Mosaico del tappeto fiorito”, oggi collocato all’interno della locale stazione dei Carabinieri. A porre l’accento sull’importanza della valorizzazione del sito archeologico è stato soprattutto il sindaco di Aquileia Alviano Scarel, per il quale si tratta di “un investimento sul futuro, una ricchezza ed un’attività di promozione per l'intera comunità”. Alla stampa sono state presentate anche altre particolari scoperte, come un'urna destinata alla sepoltura delle ceneri, secondo l'allora tradizione pagana; i solchi perfettamente circolari lasciati dalle vigne attorno alla domus; i vari pilastri che hanno permesso il passaggio di destinazione dei vari ambienti, da un'epoca all'altra; impressionanti, infine, le tracce dell'incendio risalenti al passaggio di Attila. Da indicare che la zona di via Gemini non è comunque l’unica indagata dagli archeologi triestini. Le prime campagne di scavo ad Aquileia, effettuate dall’Università di Trieste, risalgono infatti al 1988, proseguendo poi con nuove scoperte nel 1995, e coinvolgono anche l’area a nordest del Foro e della città antica (via Bolivia), confermando il continuo impegno dell’ateneo giuliano per un patrimonio archeologico e culturale troppo spesso trascurato.

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