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La Voce del Popolo – 16.06.08 – Ballarini: ”Riportata a casa la nostra cultura”

FIUME – Nell’ambito della Settimana della cultura fiumana, la Società di Studi Fiumani a Roma si è presentata al nostro pubblico, quello della Comunità degli Italiani a Palazzo Modello, illustrando a grandi linee la storia della Società e più in particolare le novità editoriali. Introdotti da Agnese Superina, Amleto Ballarini e Marino Micich, rispettivamente presidente e segretario dell’istituzione romana, hanno inquadrato alcune delle principali problematiche legate al sodalizio. Si sono soffermati sul terzo ed ultimo volume de “Il Nuovo Samani: Dizionario del dialetto Fiumano”, frutto di una ricerca pluriennale condotta dalla Società di studi fiumani, opera che in realtà ha conosciuto una precedente importante presentazione, avvenuta all’inizio del mese di maggio, alla Scuola media superiore italiana di Fiume. Oltre alle novità editoriali si è parlato anche delle attività della Società, anche di quelle non legate all’aspetto di divulgazione culturale.

L’archivio della fiumanità

Marino Micich nel suo intervento ha ricordato come l’anno scorso è stato presentato il primo fascicolo del Nuovo Samani, “lavoro – spiega – nato da un’idea di Amleto Ballarini. Un progetto che ha poi ottenuto nel corso del tempo il contributo della Regione Lazio”. Micich ha proseguito poi toccando alcuni aspetti legati alla Società, come l’Archivio storico di Fiume munito di una ricca biblioteca. “L’archivio è di notevole quantità documentale, si stima circa 80mila esemplari. Stiamo portando avanti un’importante attività a livello nazionale, denominata ‘Archivi del Novecento’, promossa da apprezzate fondazioni culturali italiane, quali la ‘Treccani’. L’iniziativa vede la messa in rete delle carte d’archivio. Già verso la fine di quest’anno riusciremo a caricare su internet le carte del fondo ‘Personalità fiumane”. Un fondo particolare con nomi che hanno dato importanti contributi alla cultura e anche alla vita politica. Ci sono fondi dedicati a Riccardo Gigante, alla famiglia Gelletich, all’importante medico neuropsichiatra Lenaz, a Grossich e così via. Il patrimonio potrà essere ricercato via Internet da ricercatori e studiosi”.

Le pubblicazioni

“Da poco abbiamo pubblicato l’ultimo numero della rivista ‘Fiume’, edita in oltre mille copie e spedita in Italia e all’estero. È uno strumento che offre la possibilità di conoscere le problematiche di Fiume, approfondendole con serietà. I nostri articoli sono sempre corredati da note precise e attente bibliografie. Non pubblichiamo brani senza una solida base storico scientifico.
Un progetto epocale è stato invece ‘Le vittime di nazionalità italiana a Fiume e dintorni 1939-1947’, pubblicato nel 2002 a cura del Ministero per i beni e le attività culturali di Roma. Un lavoro senza eguali, un’iniziativa di grande valore culturale e civile. Durante gli anni della II Guerra mondiale, migliaia tra civili, militari, poliziotti e carabinieri, scomparvero per la maggior parte vittime di orrendi atti di infoibamento. Non è solamente una numerazione triste delle vittime. È un libro che si basa su fonti documentali sia dalla Croazia sia dall’Italia, con due importanti saggi storici, quelli di Amleto Ballarini e di Mihael Sobolesvki (referente dell’Istituto croato di storia di Zagabria), tradotti in italiano e in croato. È raccontata la grande sofferenza patita dagli italiani di Fiume non solo per motivi bellici ma anche per le persecuzioni subite dal regime jugoslavo”.

Le memorie degli esuli

Micich ha continuato poi raccontando della messa celebrata dal parroco locale che viene tenuta ogni anno a Castua. Poiché lì in una fosse comune è sepolto Riccardo Gigante assieme ad altri dieci soldati italiani. “C’è una pratica del governo italiano in accordo con quello croato in vigore ormai da tanti anni, e speriamo che nel corso dell’anno seguente, abbia inizio la riesumazione dei resti ai quali possa essere data una dignitosa sepoltura”, ha detto Micich, concludendo infine con l’annuncio “dell’archivio audio visivo contente le memorie degli esuli, ma anche di tutti coloro che sono in grado di dare delle testimonianze a viva voce sulla loro esperienza legata a Fiume”.

Le mille sfumature del dialetto

L’intervento del presidente Amleto Ballarini è stato incentrato sul “Nuovo Samani” e sulla funzione della Società. “L’opera sul dialetto sembra arrivata alla fine con il terzo volume ma in realtà non è così. I tre volumi editi sono una prova nella quale ci siamo cimentati per vedere cosa mancava al vecchio Samani, e quali siano le possibilità storiche del dialetto fiumano. Non bastano le voci di un vocabolario, occorre l’esemplificazione di come erano usate. Le mille sfumature che variavano da Cittavecchia a Cantrida, dai Giardini pubblici a Centocelle, non si riesce ad esprimerle in tre volumi. Dobbiamo ricordare sempre questa nostra storia, soprattutto noi sopravvissuti, sia i rimasti sia gli esuli. Non tanto per sfoggiare l’orgoglio di origini su questa terra, ma per porre l’attenzione dell’attuale maggioranza al diritto e al rispetto della nostra storia. Questo è quanto mi sono sforzato di cercare di spiegare a chi dirige la città. Non ci sono timori d’alcun genere. Non ci sono richiami neoirredentisti, come spesso qualcuno attacca, accusandoci di essere nostalgici. Io, mi confesso, di poter essere nelle condizioni di un neoirredentista, ma la realtà attuale, quella sociale e politica, mi ridurrebbe ad un folle che predica in deserto, perché l’Europa va avanti.”

La nostra funzione

“La società e cultura fiumana fa parte dell’Europa – ha ricordato Ballarini –, perché essa proviene dalla vecchia Europa, ed a lei è destinata. Il Nuovo Samani va riportato a casa sua. Ci siamo inventati il dialogo con la comunità, con chi regge la città, con l’Istituto croato per la storia, proprio per riportare a casa una cultura che non può essere ignorata. Bisogna far sì che anche i figli di chi è croato di sangue comprenda che Fiume ha avuto una storia secolare dove la componente italiana è stata maggioritaria e decisiva. Ecco dove la nostra funzione è essenziale. Il perché veniamo qui. Ci sono tre componenti che ancora hanno il carico dell’onere di questa antica fiumanità. Sono le scuole, la Comunità degli Italiani, e l’Edit, la stampa italiana a Fiume.”

Si chiede il rispetto della storia

“Penso che non sia troppo chiedere il rispetto di questa storia. Dobbiamo aver fede in un futuro europeo. La funzione europea farà incontrare la città croata del presente con quella che un tempo è stata la città italiana. Ma non è la città italiana che deve andare a cercare quella croata, bensì il contrario. Solamente così l’attuale città sarà completa. In questo discorso noi siamo importanti con le nostre pubblicazioni e iniziative. Ci vantiamo di essere stati gli artefici del dialogo. Di essere venuti a Fiume con molta umiltà ad imparare come si fa a sopravvivere con la propria italianità in una città a maggioranza croata che di questa italianità, diciamolo chiaramente, ne avrebbe fatto volentieri a meno. Ma essa resiste perché ha un patrimonio troppo grande alle proprie spalle” ha concluso il presidente della SSF.

Gianfranco Miksa

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