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La Voce del Popolo – 140407 – Un genio di casa nostra

TRIESTE – “Mi chiamo Giorgio Raldi e sono nato a Trieste. Sono nipote di Vincenzo Bronzin per linea materna”. Bronzin, quello della formula da Nobel? “Proprio lui”.
L’incontro avviene in un ambiente come tanti, nulla che riveli l’eccezionalità del racconto ed il respiro dell’iniziativa che la famiglia intende avviare. Due le sensazioni comunque presenti: la prima, Trieste è una città piena di sorprese; la seconda, la lista dei legami tra Trieste e l’Istria non si esaurisce mai.
La sua famiglia proviene da Rovigno, vogliamo iniziare da lì?
“Bene, ho cercato di ricostruire il nostro albero genealogico. Il capostipite sarebbe Antonio, egli ebbe due figli: Angelo e Andrea. Da Andrea nacque mio nonno Vincenzo e un altro figlio Antonio, classe 1870, mentre mio nonno era del 1872. Antonio scelse l’abito talare e venne destinato per tanti anni alla Diocesi di Parenzo. Presero due strade diverse, uno preferì gli studi umanistici e teologici, l’altro la scienza ed in particolare la matematica. Mio nonno ebbe cinque figli”.

Il nonno era «paron de barca»

Che cosa sa dell’infanzia del nonno a Rovigno?
“Ben poco. I suoi racconti riguardavano in particolare la frequentazione dell’Università a Vienna. Qualcosa però, trapelava. Suo nonno era “paron de barca”, un uomo particolarmente energico, deciso, duro anche con i suoi ragazzi. Mio nonno amava ricordare un episodio: s’era sotto Pasqua e uno dei suoi figli mangiò, di nascosto, un dolcetto prima del giorno deputato. Quando il padre se ne accorse, per punizione, lo rinchiuse in una botte per mezza giornata a riflettere sullo sbaglio commesso… Devo dire che spesso abbiamo commentato il fatto in famiglia, per me indicibile, se penso al rapporto con mio figlio Ugo, certo è qualcosa che non farei assolutamente, ma si trattava di altri tempi”.

Una grande scoperta

Oltre che della sua infanzia a Rovigno, c’è un altro episodio di cui il nonno non parlava e che vi ha portato solo ora ad una grande scoperta…
“Tutto è successo altrove. Wolfgang Hafner, studioso di economia, nel vortice delle sue ricerche, un giorno scoprì il libro di questo sconosciuto triestino, intitolato Theorie der Prämienzeschäfte, ovvero Teoria sui premi di opzione, edito a Vienna da Franz Deuticke nel lontano 1908. In quella formula e teoria matematica – relativa a strumenti finanziari ancora oggi usati in Borsa – Hafner riconobbe l’incipit di una scoperta fatta successivamente da Fisher Black, Myron Scholes e Robert Merton, gli ultimi due insigniti per questo del Nobel nel 1997 (Black era morto due anni prima). Emozionato dalla singolare scoperta, Hafner cercò appoggio in Heinz Zimmermann, direttore del Dipartimento di economia dell’Università di Basilea, il quale, altrettanto incredulo, volle andare a fondo nella questione e venne ad indagare a Trieste nei luoghi in cui mio nonno Vincenzo aveva vissuto ed operato”.

«A Vienna tremenda la perfezione dell'insegnamento»

Bronzin, il genio sconosciuto, per quali percorsi era arrivato all’insegnamento?
“Lasciò presto l’ambiente rovignese per trasferirsi prima a Capodistria dove frequentò la scuola e poi a Vienna dove ebbe modo di studiare con illustri scienziati come Ludwig Bolzmann, celeberrimo fisico, che, vedi il caso, purtroppo morì suicida proprio a Duino.
Il nonno lodava molto la preparazione che l’Università di Vienna riusciva ad impartire agli studenti, ogni lacuna veniva colmata, si approfondiva ogni argomento, era una cosa “tremenda” – come egli usava definirla – la perfezione dell’insegnamento”.

Teorie rivelatesi vincenti

Divenne insegnante e poi preside dell’istituto commerciale Carli di Trieste nel cui atrio campeggia un suo busto. Ma perché tacere?
“Sì, ha dell’incredibile, e dire che è vissuto fino all’età di 99 anni, per cui avrebbe avuto tutto il tempo di parlarne… Aveva una passione speciale per le carte ed il gioco, non intesi come azzardo ma come studio matematico, matematica finanziaria e calcolo delle probabilità, quest’ultimo l’ha portato ad approfondire gli studi e a formulare delle teorie che si sono rivelate vincenti. È stato il mio mentore. Ricordo che all’età di quattro anni già m’insegnava alcuni rudimenti di astronomia, ero in grado di riconoscere tantissime stelle. Oggi a malapena saprei indicare la posizione di Giove. Devo confessare un dato interessante: mente mi instradava in tutti i campi della matematica non ricordo che mi avesse mai parlato di matematica finanziaria”.

Una serie di gravi lutti

Come mai?
“Pensandoci, con il senno di poi, tento di dare una spiegazione che sia plausibile. Tutto deve essere successo negli anni dieci quando appunto elaborò la famosa formula. Proprio in quel periodo egli ebbe dei gravi lutti familiari: in breve tempo morirono tre sue bambine, di quelle malattie infettive che oggi si curano senza problemi ma che allora erano portatrici di tragedia. Ebbene, trascorse il resto della sua vita nel lutto ma, nello stesso tempo, rimuovendo tutto ciò che lo riportava a quel periodo”.

Conosceva a memoria i Promessi sposi

Eppure aveva altri figli…
“Gli era rimasta ancora una figlia, mia madre, che purtroppo non gli sopravvisse, è mancata negli anni Cinquanta, e un figlio Andrea che ci ha lasciati a 94 anni poco tempo fa, era professore di diritto. Quando il padre gli parlava di argomenti legati alla matematica lo zio “filava via”, così il nonno riversava su di me questa sua voglia di insegnare. Era un uomo di grande sensibilità e dall’eccezionale memoria. Una cosa che mi sconvolgeva era che conosceva appunto a memoria i Promessi sposi. Quando giungeva all’episodio della bambina che viene strappata dalle braccia della mamma, però, non riusciva a finire il racconto, si commuoveva ed era costretto ad interrompere. Aveva sposato una Bronzin della quale, pur avendo lo stesso cognome, non era parente. Ma a Rovigno casi come questo ce n’erano tanti, e proprio per distinguere i diversi ceppi familiari usavano i soprannomi”.
Quale rapporto aveva con il lavoro e con quanto aveva prodotto in termini di formule e previsioni?
“Era una passione che l’accompagnava, in modo molto tranquillo. S’era divertito, per esempio, a fare una ricerca sul calcolo delle date della Pasqua nel corso dei secoli futuri, di cui pubblicò anche un libretto. Per poter fare il calcolo inventò una formula per certi versi geniale, se ne era occupato anche Gauss, perché non si tratta di una semplice previsione ma di un giusto equilibrio matematico e temporale. Ha passato gli ultimi venti anni della sua vita su un altro problema che non è riuscito a risolvere ma sul quale ha speso le notti visto che si concedeva pochissimo sonno in quella casa di Grignano che è stata demolita”.

Colpi in testa a chi non capiva la matematica

Che uomo era, quel era la sua indole?
“Un uomo estremamente generoso, assolutamente fuori dal comune, con abitudini molto personali, come quella di assestare dei colpi in testa con delle grandi chiavi a chi non capiva la matematica. Se ne ricordano bene i suoi allievi del Carli, o dovrei dire se ne ricordavano perché molti non ci sono più. Ma so per certo che hanno raccontato questo aneddoto ai propri figli. Dopo il pensionamento, s’era organizzato in modo preciso: la notte i libri, ma durante il giorno e finché c’era luce, il suo interesse era per la campagna presa in affitto dietro casa e che arrivava fino al monte di Prosecco. In tempo di guerra abbiamo vissuto con i prodotti di quella campagna. Eppure non veniva da una famiglia contadina. Andò in pensione nel 1937, ero troppo piccolo per ricordare del periodo in cui insegnava, ma ho raccolto tanti racconti e testimonianze. Non trattava benissimo gli allievi, anzi, però favoriva volentieri le ragazze. Per me comunque, che sono il suo unico nipote diretto, rimane una persona eccezionale, fuori dal comune”.

Valorizzare il lascito

E la storia potrebbe finire qui ma, per fortuna, la vita spesso riserva delle sorprese. Per Vincenzo Bronzin, la sua opera e la sua memoria, la famiglia Raldi, vale a dire Giorgio, la moglie Stellia e il loro figlio Ugo, hanno immaginato di creare un polo di persone di buona volontà, da impegnare su alcune iniziative di valorizzazione del patrimonio lasciato dallo scienziato. Ci sono stati anche degli incontri presso l’Istituto Tecnico Nautico che si è detto disponibile a fornire gli spazi per avviare l’attività. Il Comitato, senza scopi di lucro, è stato provvisto di statuto e programma: si occuperà di conferenze, traduzione di libri, della possibilità di intitolare una via a Bronzin. Le idee ci sono, l’entusiasmo pure, per rendere omaggio al genio di un “ragazzo” d’altri tempi.

Rosanna Turcinovich Giuricin
 

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