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La Voce del Popolo – 080507 – Con “Istria nel tempo” contributo alla convivenza

TRIESTE – Presentata nei giorni scorsi a Trieste, presso la Sala del Consiglio della Ras di Trieste, l’opera: “Istria nel Tempo, manuale di storia regionale dell’Istria con riferimenti alla città di Fiume”, a cura di Egidio Ivetic e del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno. Un importante volume a più mani, frutto di un impegno pluriennale e di un cospicuo impegno finanziario ed intellettuale, il prodotto delle numerose ricerche su solide basi documentarie recuperate nei più disparati archivi, destinato principalmente alle scuole italiane dell’Istria e di Fiume, ma non solo. Per la completezza e la polivalenza dei suoi contenuti si configura come nuova base di partenza per la stesura di opere future, come patrimonio della cultura italiana in Istria.
Presenti all’appuntamento, oltre al pubblico accorso numeroso, anche Giovanni Radossi, direttore del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, Luciano Lago, presidente dell’Università Popolare di Trieste, Giuseppe Parlato, rettore dell’Università San Pio V di Roma, Maurizio Tremul, presidente della Giunta dell’Unione Italiana, Massimo Greco, Assessore alla Cultura di Trieste, Kristina Mihovilić, autrice del difficile capitolo sul novecento, Alessandra Argenti che ha curato la parte televisiva del dvd che accompagnerà il volume, frutto della collaborazione con TV Capodistria e molti altri tra autori e membri del comitato scientifico che hanno collaborato alla stesura del volume presenti tra il pubblico.
Produrre un manuale di facile approccio era uno dei punti alla quale volevamo arrivare con quest’opera – afferma Giuseppe Parlato- , un’opera che successivamente ha preso sapientemente la forma di una sintesi completa a tutto campo, che si articola attraverso sei capitoli, partendo dalla preistoria per arrivare ai giorni nostri. Questa è la prima opera completa sull’Istria prodotta ad oggi dalla storiografia della comunità dei rimasti, una storia di vicissitudini e sofferenze speculare a quella della comunità degli esuli.

Tutela dell'italianità

Produrre queste opere è la tutela dell’italianità che bisognerebbe preferire in virtù del fatto che la tutela degli elementi linguistici in quest’area è stata sempre difficile – prosegue Giovanni Radossi -, questo volume punta al recupero di un contesto sociolinguistico drammaticamente corroso. Lo studio del passato unito all’interpretazione del presente ci ha immerso nella totalità della nostra vita sociale, morale ed intellettuale per permetterci di caratterizzarla e di esserne caratterizzati, superando la stretta cerchia degli “addetti ai lavori”.

Rivendicare la funzione civile della storia

Questo volume è il prodotto della forte curiosità di ricerca ed intellettuale dei nostri collaboratori, assieme a quattro decenni di sofferta esperienza, di noi studiosi del Centro, dibattuti come siamo stati, tra politica e sopravvivenza individuale e collettiva, ma risoluti nella rivendicazione della funzione civile della storia, che costituisce la base delle nostre opinioni morali.
Da sempre, visto che l’Adriatico è stato un vettore, una via di comunicazione, l’Istria è stata una parte di tale sistema di comunicazione. Le sue coste sono state per oltre un millennio una linea di passaggio per carichi di vario genere, per navigli d’ogni tipo, per pellegrini, prelati, sovrani, militari e crociati.
Sulla via tra occidente e oriente, tra nord e sud, l’Istria ha rappresentato la prima tappa dopo Venezia o la penultima sosta prima di Venezia. Le Venezie lagunari e l’Istria hanno costituito per almeno dieci secoli un unico arco dell’Adriatico settentrionale.
L’essere zona di passaggio non ha messo in secondo piano l’altra caratteristica, ossia quella di essere il limite di qualcosa, il confine di qualche contesto, sia esso uno Stato, una cultura o una lingua. Per queste ragioni in Istria si “chiudeva l’Italia romana”, per cui in Istria si crearono le province di frontiera bizantine, franche e poi germaniche, per cui Venezia via ha organizzato la sua “prima periferia marittima”, per cui linguisticamente “vi si chiude l’Italia” e inizia il “mondo slavo”, per cui un impero come quello asburgico vi ha insediato il proprio dominio marittimo, per cui l’Italia e la Slavia vi hanno proiettato e disputato i propri confini nazionali.

Una penisola di confine

La costante della penisola istriana è sempre stata quella di “essere tra”. Al confine di qualcosa, oppure sul confine tra qualcosa. La storia dell’Istria è complessa, fa parte di altre storie, oggi accademicamente ben definite per quanto riguarda i campi di ricerca; essi sono la storia antica, la storia romana, la storia bizantina, la storia medioevale, la storia del sacro Romano Impero, la storia della Repubblica di Venezia, la storia dell’impero asburgico, la storia dell’Impero d’Austria-Ungheria, la storia d’Italia, la storia della ex Jugoslavia.
Ciascuna di queste storie, definita da molte storiografie, comporta conoscenze specifiche: ciò che è certo, ciascuna rappresenta un mondo passato, con propri sistemi e propri ordini, mondi a sé, che vengono analizzati e studiati in quanto tali, non in quanto luoghi in cui cercare le cause e le motivazioni del mondo di oggi. I mondi che non ci sono più, se compresi appieno per quello che sono stati, valorizzano comunque con le loro testimonianze un territorio, oppure la cultura contemporanea di una popolazione; così la dimensione storica, che non è mai statica in quanto cambia costantemente la nostra maturità di percezione, diventa un elemento che accompagna il nostro essere contemporaneo, senza particolari pretese, proprio perché imprescindibile.
Nel progettare e nello stendere il manoscritto di "Istria nel Tempo", si è puntato sempre al recupero di avvenimenti, temi e personaggi di un contesto socio-linguistico, culturale ed umano, che le vicende della storia più recente avevano ed hanno drammaticamente corroso, riproponendo, riesumando e sollecitandone lo studio. L’apporto culturale di quest’opera può essere considerato marginale soltanto da un punto di vista geografico: essa è e rimane un aspetto specifico della più vasta cultura della nostra nazione madre, l’Italia. Conoscere la nostra storia ci aiuta a comprendere meglio il mondo in cui operiamo e nel quale i nostri padri hanno affondato da epoche immemorabili le loro e le nostre radici. "Istria nel Tempo" non ha le pretese di essere l’ennesimo volume storico di parte, ma vuole essere semplicemente un contributo alla pluralità culturale di questa regione, favorendo l’interazione e la convivenza di diverse etnie per la costruzione di un’identità comune. La prima consapevolezza per un popolo è scrivere la propria storia, per la comprensione ed il rispetto delle altrui rappresentazioni.

Guido Giuricin

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