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La Voce del Popolo – 040907 – I “ragazzi di Pola” accusano Mazzaroli

Chiediamo gentilmente la pubblicazione di questa lettera, in
risposta a quella del sig. Silvio Mazzaroli, comparsa sul Vostro
quotidiano del 24 agosto, che ci ha esplicitamente chiamato in causa.
Il giorno 18 agosto, come già fatto gli anni passati, ci siamo
recati a Pola, per presenziare alla commemorazione della tragedia di
Vergarolla. Oltre a portare una nostra corona e a deporla sul cippo
a fianco del Duomo, abbiamo esposto due vessilli recanti il nome di
Pola e dell'Istria su campo tricolore. Questo per noi è un gesto
simbolico ed assolutamente genuino, privo di qualsiasi connotazione
politica o di significati nazionalisti; è semplicemente il nostro
modo di dimostrare che nonostante decenni di oblio da parte delle
istituzioni italiane, c'è ancora chi ricorda, anche tra i giovani.
Sono bandiere che abbiamo esposto più volte in varie celebrazioni,
sia al di qua che al di là dei confini. Sottolineiamo che le nostre
azioni non rappresentano alcun partito o movimento politico; siamo
un semplice gruppo di giovani, accomunati dall'amore per la loro
terra d'origine.
Invece il signor Mazzaroli ci definisce addirittura dei provocatori,
deducendo dai drappi che tenevamo in mano addirittura una
rivendicazione territoriale ed uno spirito nazionalista e
revanscista. Tutto questo ci lascia amareggiati, oltre che sorpresi.
Come si fa a sollevare tali accuse per l'esposizione di un
tricolore, che come ricorda lo stesso Mazzaroli è regolarmente
esibito sulla facciata del comune di Pola e di molte altre cittadine
istriane? Come si fa a guardare con tanto sospetto l'esposizione dei
nomi di Istria e Pola, previsti dallo statuto bilingue di molti
comuni e della regione istriana?
Sembra quindi evidente che non abbiamo commesso alcun reato e siamo
convinti di non aver turbato i sonni di nessuno. In effetti, il
presidente del Libero Comune di Pola in Esilio omette nella sua
lettera che questo è il terzo anno che partecipiamo, direi
rispettosamente oltre che silenziosamente, alla commemorazione,
sempre esponendo gli stessi vessilli; nelle passate occasioni gli
esponenti della locale Comunità degli Italiani ci avevano sempre ben
accolto, senza esprimerci alcuna contrarietà, tanto che abbiamo
sempre partecipato al pranzo nella loro sede. Mazzaroli omette anche
che nelle passate occasioni numerosi esuli giunti a Pola col viaggio
organizzato ci avevano ringraziato, alcuni persino commossi, per
quel semplice gesto. Certo lui stesso ci aveva molto velocemente
espresso la sua contrarietà, ma senza aprire un dialogo degno di
questo nome, senza mai accettare di parlare con noi, di capire chi
siamo e cosa pensiamo. No, è più facile tenerci sdegnosamente a
distanza, catalogarci come nazionalisti e provocatori, giudicarci
dalla maglietta indossata da uno di noi, recante una frase che è
stata completamente equivocata, in quanto non aveva nulla a che
vedere con l'Istria e la sua storia. Se invece si fosse degnato di
ascoltarci, il signor Mazzarolli avrebbe potuto scoprire che siamo
tutti figli o nipoti di esuli istriani, consapevoli della complessa
storia del nostro popolo in quanto ci siamo documentati ed abbiamo
studiato, oltre ad aver ascoltato i racconti dei nostri cari;
avrebbe scoperto che alcuni di noi hanno già rapporti personali con
dei giovani figli dei cosiddetti "rimasti", alcuni hanno già avuto
proficui contatti con alcune Comunità degli Italiani, altri
aderiscono ad associazioni che si occupano di cultura istriana,
altri scrivono articoli e saggi su riviste specializzate. Crediamo,
forse ci illudiamo, che chi, al contrario di noi, ha vissuto sulla
propria pelle i lutti, il dramma dell'esilio e dello sradicamento
dalla propria città, dovrebbe essere contento che esistano giovani
che cercano di tener in vita la cultura e di tramandare la storia
del popolo italiano d'Istria, di Fiume e di Dalmazia. Invece il
signor Mazzaroli sottolinea che a Pola "non eravamo stati invitati"…
come se si possa parlare di invito ad una cerimonia su suolo
pubblico, ma che soprattutto ricorda più di cento vittime innocenti.
Proprio di fronte a quelle vittime ci sembra assolutamente assurdo
rammaricarsi della presenza di circa quindici ragazzi solo per delle
bandiere che a qualcuno danno fastidio. Caro Mazzaroli, noi eravamo
a Pola per lo stesso motivo che cita Lei a fine lettera: rendere
omaggio a quelle vite spezzate di istriani di nazionalità italiana,
senza attribuir loro alcun colore politico. La frase "vittime senza
colore, né rosso né nero" è buttata lì come un'illazione nei nostri
confronti, ma esprime un concetto che è anche il nostro, checché Lei
ne dica. Ci sembra già abbastanza grave che questa tragedia, subita
da Italiani di Pola, in una città che era ancora a tutti gli effetti
italiana, non trovi spazio nei libri di scuola; siamo convinti che
il ricordo di essa non debba essere appannaggio esclusivo di un paio
di associazioni, bensì un ricordo silenzioso e sentito aperto a
tutti. Tra l'altro sarebbe la prima volta che una cerimonia
pubblicizzata su vari quotidiani sia soggetta ad "invito".
Con ciò non vogliamo certo auto-celebrarci, ma solo far capire che
non siamo un gruppo di fanatici e magari ignoranti disturbatori,
come il presidente del "Libero Comune di Pola in Esilio" ci ha
dipinto. Non riteniamo neanche di dover rispondere ad accuse
ridicole, come quella di voler rovinare il rapporto di civile
convivenza o di aver deliberatamente sfruttato la volontà degli
organizzatori di non enfatizzare il cosiddetto incidente. Ribadiamo
che le due bandiere sono state esposte senza alcuna intenzione
provocatoria; non abbiamo nessuna intenzione di porci in attrito con
lo stato croato, ne di creare alcun imbarazzo alla Comunità degli
Italiani, con la quale ci scusiamo, se veramente abbiamo causato dei
problemi con la comunità croata.
Sottolineamo infine, che questo intervento non intende mettere in
cattiva luce il signor Mazzaroli, che anzi invitiamo, col massimo
rispetto, ad un incontro che preluda ad un definitivo chiarimento,
in modo da non ripetere in futuro simili clamorose incomprensioni.
Ci premureremo noi stessi di contattarlo. Speriamo invece di non
dare il via ad un controproducente botta e risposta a suon di
lettere al giornale, che alimenterebbe ulteriori polemiche, di cui
certo nessuno sente il bisogno.

Gabriele Bosazzi

Andrea Franco

Luca Guerra

e gli altri ragazzi presenti a Pola.

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