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La Slovenia ripudi in comunismo (Il Piccolo 28 nov)

LETTERE

Leggo dell’intervento del presidente della Slovenia sulla città unica Gorizia-Nova Gorica e mi pare un buon intervento anche visto che proviene da un alto quadro politico della Stato nostro vicino. Effettivamente si tratta di due città completamente diverse, sia come storia che come concezione urbanistica complessiva, essendosi Gorizia sviluppatasi gradualmente nei secoli al contrario di Nova Gorica sorta subito dopo la guerra praticamente dal nulla e con una concezione urbanistica che risentiva dei programmi di edilizia popolare intensiva di Tito.

Quello che è cambiato dopo la caduta del confine e l’entrata della Slovenia in Europa, è certamente un clima diverso e migliore che nel passato, con l’aggiunta che con programmi di finanziamento europei si possono ora pensare iniziative comuni che colleghino più razionalmente le due città ai fini di una frequentazione reciproca più spontanea e naturale. Questo è certamente compito dei politici delle due realtà confinanti e di un disegno complessivo di maggior integrazione, salvi i reciproci bagagli di storia e di cultura.

Ma ciò che vedo assolutamente necessario è il compito di dissolvere le ancora molte zone d’ombra e le perplessità che ancora sussistono da entrambe le parti riguardo il recente passato. E su questo argomento spinoso è necessaria la massima collaborazione ed apertura mentale. L’Italia ha ripudiato il fascismo con la propria Costituzione già dall’immediato dopoguerra, creando i presupposti di una Stato democratico che guarda avanti e si collega con le maggiori democrazie europee (essendo tra l’altro cofondatore della Nuova Europa le cui basi sono sorte appunto con il trattato di Roma). Analoga apertura e ripudio di ideologie di un tragico passato appaiono più dalle parole che dai fatti nella Nuova Slovenia, che ha abbracciato da poco lo spirito e la legislazione europee. Occorre secondo me che il passato venga assieme rivisitato con l’aiuto degli storici e con la condivisione della politica, per dare risposte concrete ad interrogativi che pesano ancora molto nelle coscienze. Se si pensa (solo per fare un esempio recente) che il Prefetto di Gorizia non ha voluto riaccendere il tricolore sul Sabotino giustificando tale scelta con «motivi di ordine pubblico», si capisce che la percezione che qualcosa ancora non è risolto pesa enormemente sulla realtà (a prescindere dall’errore commesso dal Prefetto, nella specie più realista del re). E naturalmente non dovrebbe essere così.

Lo sforzo necessario di avvicinamento ulteriore passa quindi sia dall’economia, che costringe le due realtà a collaborare concretamente, dai progetti che si possono concretizzare nel comune interesse nell’ambito dell’Europa e dallo sforzo finale e decisivo di rendere chiarezza sul passato e di chiudere pertanto con un passo decisivo le incrostazioni ancora presenti fra le due parti. Tutto ciò è possibile senza sforzi eccessivi, occorre solo la ferma volontà di collaborare apertamente e senza riserve mentali anche su questo fronte.

Gianluigi Devetag, Gorizia

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