Tra Italia e Slovenia (tre incontri in due mesi tra il presidente del Consiglio Enrico Letta e la premier Alenka Bratušek a Roma, a Bled e a Venezia) si parla di tutto. Un solo tema resta tabù: la sorte delle opere d’arte e degli archivi che durante il fascismo sono stati trafugati dalle chiese e dalle loro originarie ubicazioni in Istria. Il problema è stato sollevato al Parlamento di Lubiana dal deputato socialdemocratico Samo Bevk con un’interrogazione.
La risposta, come riportato dalle Primorske Novice, è giunta dal sottosegretario ai Beni culturali Aleš Crnic il quale ha annunciato che in Slovenia è stata costituita da poco una apposita commissione interministeriale la quale però, sono parole del sottosegretario, non ha mai concretamente affrontato la questione cosicché dall’indipendenza della Slovenia a oggi non c’è stato, secondo il socialdemocratico Bevk nessun serio confronto tra i governi di Italia e Slovenia (ne hanno parlato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il “collega” ora ex capo dello Stato Danilo Türk in occasione dell’ultima visita di quest’ultimo al Quirinale).
Il deputato ha quindi sollecitato un incontro tra esperti dei due Paesi e anche un incontro tra i due governi sul tema. Il sottosegretario ha precisato che la Slovenia vuole ricorrere anche ai contenuti della direttiva dell’Europarlamento presa nel 1993 proprio sulla questione della restituzione di beni culturali trafugati. La direttiva non è retroattiva ma prevede che si possano intavolare trattative anche per casi che riguardano il passato. Il governo comunque assicura che della questione si è discusso anche durante l’incontro romano tra Letta e Bratušek del giugno scorso.
Il problema è che attorno a un tavolo bisogna sedersi almeno in due per concludere una mediazione. E finora l’Italia è rimasta sorda alle pressioni, a dire il vero neppure tanto forti, di Lubiana. Roma ha sempre sostenuto in questi anni che il “trasferimento” dei beni contesi è stato semplicemente dettato da questioni di sicurezza (la guerra si avvicinava) per mettere le opere d’arte al sicuro. Ricordiamo che i quadri in oggetto sono opera di Paolo Veneziano, Alvise Vivarini e Vittore Carpaccio mentre tra le opere librarie si annovera soprattutto quella del liutaio triestino Giacomo Gorzanis datata 1561 scritta in onore di Janez Khisl del castello di Fusine presso Lubiana e che è la prima testimonianza dell’esistenza di una tradizione musicale slovena. Il libro fu acquistato nel 2007 dalla Slovenia per 2mila euro da un antiquario. Subito di sospettò che l’opera fosse rubata. E lo era infatti, sottratto furtivamente da una biblioteca di Genova alla quale nel 2009 è stato restituito.
Le opere d’arte “trafugate” sono anche state oggetto di una mostra nel 2005 a Trieste al Mueso Revoltella con una mostra dal titolo “Histria. Opere restaurate da Paolo Veneziano al Tiepolo”. In tutto 21 tele. Alla fine il tutto è stato riposto nelle cantine del Museo Sartorio dove si trovano tutt’ora. Sono di proprietà dello Stato e ogni loro spostamento viene deciso dall’assessorato alla Cultura della Regione Friuli-Venezia Giulia.
Mauro Manzin
www.ilpiccolo.it 17 settembre 2013
Trieste, settembre 2005, la conferenza stampa di bilancio della Mostra Histria. Opere restaurate da Paolo Veneziano al Tiepolo, svoltasi presso il CDM con il presidente della FederEsuli Renzo Codarin (foto www.arcipelagoadriatico.it)