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La Slovenia corre a Mosca e offre i “gioielli” di Stato (Il Piccolo 03 ott)

Stavolta Maometto non occorre neppure che vada alla montagna perché è la montagna che direttamente va da lui. Al “califfo” d’Oriente, al secolo Vladimir Putin, non resta che accogliere a braccia aperte quelli che, in un certo senso, sono dei figlioli prodighi. E così ecco l’incontro nella godereccia Soci con il presidente serbo Tomislav Nikolic e, pochi giorni fa, nella più seriosa Mosca, il summit del ministro degli Esteri della Slovenia, Karl Erjavec con il suo ospite e omologo russo, Sergej Lavrov. I Balcani, dunque, guardano sempre di più alla grande madre Russia, la quale ringrazia e rispolvera la “vecchia” politica di krushoviana memoria ammiccante alle calde sponde del Mediterraneo.

 

Lubiana chiama e Mosca prontamente risponde e plaude, per bocca del ministro Lavrov, alla “fratellanza slava” fatta valere dalla Slovenia quando pose il veto in sede europea al primo blocco di sanzioni contro la Bielorussia. Erjavec nella capitale russa ha portato con sé un congruo pacchetto di proposte tra cui l’offerta ai russi di acquistare le partecipazioni dello Stato sloveno nelle principali industrie del Paese ex jugoslavo. Del resto fu proprio il presidente Putin, all’epoca premier, a chiedere durante la sua visita a Brdo pri Kranju, lo scorso anno, un’equa partecipazione russa nel processo di privatizzazione della Slovenia.

 

E l’attuale crisi economica che ferisce a morte Lubiana la “costringe” a vendere i propri “gioielli”. Il ministro Erjavec non ha voluto fare i nomi delle aziende “in vendita” ma ha precisato che si tratta soprattutto di società operative nel settore energetico visto che la Russia è uno dei pilastri mondiali nella produzione di energia. «L’attuale trend economico negativo – ha poi affermato il capo della diplomazia slovena – ha pesanti ripercussioni anche sul nostro export e il mercato russo è una grossa opportunità». E, in effetti, la cooperazione economica tra Slovenia e Russia è decisamente in crescita. Nel 2010 l’interscambio commerciale era pari a un miliardo e 100 milioni di euro, nel 2011 è cresciuto a un miliardo e 600 milioni e i numeri di quest’anno inducono all’ottimismo visto che a maggio sempre l’interscambio aveva già toccato quota 900 milioni.

 

La Russia è il quarto investitore per la Slovenia con 160 milioni di euro mentre l’investimento sloveno in Russia ha toccato quota 500 milioni. Slovenia e Russia, attualmente, hanno in piedi 32 progetti comuni (tra cui il gasdotto Southstream) di cui discuteranno nel corso della riunione della Commissione mista sloveno-russa che si riunirà a Brdo pri Kranju i prossimi 27 e 28 novembre, giorni in cui si discuterà soprattutto di acciaio e di turismo. Ma quello più “stimolante” è sicuramente il settore energetico, per cui Erjavec ha illustrato a Lavrov l’idea slovena di organizzare una conferenza internazionale di tutti i Paesi partecipanti al progetto Southstream in cui si dovrebbe portare avanti l’idea slovena in base alla quale Southstream dovrebbe essere escluso dal principio europeo che prevede che le società che vendono il gas non possono essere proprietarie di gasdotti o di altre infrastrutture energetiche.

 

Per quanto riguarda il recente accordo firmato con la Russia su Southstream, Erjavec ha sostenuto che, anche in base ai contatti avuti a Bruxelles, lo stesso rispetta tutte le normative comunitarie. Il mercato europeo dell’energia è il più grande mercato regionale del mondo (oltre 500 milioni di consumatori) e il maggiore importatore di energia. Molte delle sfide che l’Ue deve affrontare – cambiamenti climatici, accesso al petrolio e al gas, sviluppo delle tecnologie, efficienza energetica – sono comuni alla maggior parte dei paesi e richiedono una collaborazione internazionale. La politica energetica internazionale deve perseguire gli obiettivi comuni della sicurezza degli approvvigionamenti, della competitività e della sostenibilità. Se i rapporti con i paesi di produzione e transito rimangono essenziali, acquistano ora un’importanza sempre maggiore le relazioni con i paesi grandi consumatori di energia ed in particolare con i paesi emergenti e in via di sviluppo.

 

Mauro Manzin

“Il Piccolo” 3 ottobre 2012

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