La questione dell’Alto Adige

L’appuntamento settimanale presso la sede del Comitato provinciale di Milano dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (via Duccio da Boninsegna, 21) sarà dedicato mercoledì 8 ottobre alle ore 17:00 ad una storia di confine: non si parlerà però della frontiera adriatica, bensì della questione altoatesina.

«Domani in sede parleremo della storia dell’Alto Adige nel secondo dopoguerra. Una vicenda complessa, segnata da tensioni etniche, lotte politiche e, infine, da un lungo e faticoso processo di riconciliazione – anticipa Claudio Giraldi, Presidente dell’ANVGD Milano – Nel 1946, per placare le tensioni, i governi italiano e austriaco, che si faceva portavoce dei sudtirolesi, firmarono l’Accordo di Parigi (De Gasperi – Gruber). Questo accordo, annesso al Trattato di Pace italiano, garantiva alla popolazione dell’Alto Adige uno speciale status giuridico. Purtroppo questo patto non fu accolto positivamente e la sua applicazione fece esplodere la protesta. Dagli anni ’50 fino ai primi anni ’80, gruppi clandestini portarono avanti una campagna di attentati dinamitardi contro simboli dello Stato (caserme, monumenti, linee ferroviarie). La violenza raggiunse il suo picco con la Strage di Cima Vallona (1967), dove quattro militari italiani rimasero uccisi da una bomba. Questa situazione e la forte pressione internazionale accelerarono la ricerca di una soluzione, che arrivò con un insieme di 137 misure di autonomia e alla loro attuazione attraverso il Secondo Statuto di Autonomia, che entrò in vigore nel 1972. Questo fu il vero punto di svolta».

La conca di Bolzano

 

 

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