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La Croazia spalanca le porte all’imprenditoria veronese (Arena di Verona 29 set)

Grandi opportunità in Croazia per le aziende scaligere. A ribadirlo non sono solo il ministro croato dell’Economia e delle imprese Godan Maras e l’ambasciatrice italiana a Zagabria Emanuela D’Alessandro ma anche un imprenditore del calibro di Sandro Veronesi, che qui nel Nord Est del paese balcanico – divenuto repubblica indipendente nel 2000 – ha iniziato la propria attività nel 1994 con 16 dipendenti e oggi ne conta 1.800 in quattro diversi stabilimenti. Qui il gruppo tessile di Vallese di Oppeano produce tutte le calze uomo bambino, i costumi da bagno e le calze da donna in maglia, pari a più del 50% di tutta la produzione del gruppo da 20 mila dipendenti e di oltre un miliardo di fatturato.

 

Il patron di Calzedonia, che è anche vicepresidente con la delega all’internazionalizzazione in Confindustria Verona, è l’animatore e la mente di questa missione di Confindustria Verona, guidata dal presidente Andrea Bolla. Vi partecipano oltre 30 imprese veronesi e associazioni di categoria, di diversi settori e varie dimensioni. Si va dal gruppo agroalimentare Veronesi all’azienda tessile WindTex, dai costruttori dell’Ance a In Job, Pedrollo, Specchiasol, Calzaturificio Niki, Fertitalia e anche un rappresentante di Confindustria Belluno. La missione si conclude oggi dopo un’altra serie serrata di incontri con aziende e istituzioni in Serbia. Tra questi imprenditori si respira la voglia di reagire alla crisi, vengono qui a vedere e ad ascoltare. «Le nostre aziende hanno già una forte propensione per l’estero», spiega Bolla, «ma bisogna aumentarla, e questa missione, grazie al contributo fondamentale di Sandro Veronesi, è un momento per cercare occasioni di fare impresa». Anche perché qui si sta facendo concretamente qualcosa per incentivare l’attività imprenditoriale. «A differenza di quanto succede in Italia», precisa Sandro Veronesi.

 

«Da noi non solo le imprese non vengono aiutate ma addirittura sono ostacolate, e ci costringono ad andare via, non solo per l’eccessiva tassazione ma anche per le politiche del lavoro fino alla burocrazia esasperante. Ma è possibile che un sindaco di un Comune dove noi abbiamo una fabbrica di 150 dipendenti ormai da anni non sia mai venuto a incontrarci o a visitare la fabbrica e qui invece basta telefonare al ministro e questo ti riceve subito?»

 

Che vantaggi ci sono in Croazia? «Primo fra tutti», dice Veronesi ai suoi colleghi, «la manodopera qualificata che ha ancora voglia di lavorare in fabbrica, le infrastrutture e i collegamenti eccellenti, la vicinanza (sono 4-5 ore di auto da Verona) e poi ci sono i vantaggi del minor costo della manodopera, di un terzo inferiore all’Italia, dell’energia, i prezzi bassi dei terreni, pratiche più veloci e gli incentive fiscali».

 

Rimane però una certa burocrazia, «ma per chi come noi è abituato a quella italiana, i problemi sono risolvibili perché è un paese piccolo di 4,5 milioni di abitanti e il rapporto con le istituzioni è diretto».

 

Nei giorni scorsi il governo croato ha approvato una nuova normativa per promuovere l’imprenditoria locale (anche micro) e gli investimenti stranieri nuovi e già esistenti. Si va da un 50% a un 100% di sconto di imposta sui profitti per dieci anni a seconda dell’entità investita (dai 50 mila euro a oltre i 3 milioni), ai posti di lavoro creati (dai 3 a oltre 100) e alla zona dove si investe con maggiore o minore tasso di disoccupazione. Calzedonia ha deciso di investire ancora: qui nascerà il centro logistico del gruppo da dove partiranno le merci per tutto il mondo. «Le risorse», dice ancora il ministro dell’Economia, «sono state recuperate facendo leva su un alleggerimento fiscale, innalzando il tetto dell’esenzione Iva e al tempo stesso colpendo maggiormente l’evasione, inoltre potremo anche contare sui fondi strutturali europei». Dal prossimo anno la Croazia far parte dell’Unione Europea. Giovedì la delegazione di Confindustria Verona ha visitato due aziende Calzedonia Tubla e Ytres a Cakovec dotate di manager e tecnologia strettamente italiana e ad un’impresa metalmeccanica di Modena, la Wam Produkt, e ha incontrato l’ambasciatrice D’Alessandro, particolarmente attiva nel creare i legami tra imprese italiane e la Croazia, e con il ministro croato dell’Economia Maras. «Ma alla fine», conclude Sandro Veronesi, «per andare all’estero bisogna anche rischiare un po’, non si può star li a calcolare tutto, si deve andare e provare».

 

Paolo Dal Ben

www.larena.it 29 settembre 2012

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