TRIESTE. Il progetto della statua di monsignor Antonio Santin è finita sotto la lente della Corte dei conti. Il procuratore Maurizio Zappatori ha aperto un fascicolo sul versamento di 110mila euro da parte della Regione all’Istituto di cultura Marittimo Portuale per il bando di concorso relativo alla realizzazione della statua che scadrà il prossimo 18 ottobre.
Questo perché – è emerso – la statua dedicata al vescovo storico di Trieste era stata offerta dallo scultore Giovanni Pacor di Staranzano a titolo gratuito al Comune il quale avrebbe dovuto pagare solamente le spese vive: la spesa del basamento, il costo della fusione e la messa in opera, in tutto circa 70mila euro». Ma per mesi il bozzetto – già scelto dall’allora sindaco Dipiazza – è rimasto “congelato” in un mobile del salotto Azzurro. Accantonato fino alla decisione della Regione che di fatto ha bypassato il Comune.
Il sospetto della Procura della Corte dei conti è che dietro all’affare della statua ci sia quantomeno stato uno spreco di denaro pubblico. «Invierò alla Regione una lettera in cui chiederò gli opportuni chiarimenti sulla vicenda», ha annunciato il procuratore Maurizio Zappatori. La delibera in cui vengono stanziati i soldi ed erogati a favore dell’Istituto di cultura Marittimo portuale era stata approvata nell’ultimo periodo della giunta di centrodestra guidata da Renzo Tondo.
L’inchiesta del procuratore Zappatori ha preso spunto dalle dichiarazioni dell’ex assessore comunale Franco Bandelli. Che qualche giorno fa in proposito ha dichiarato: «Nel 2009 lo scultore Pacor (sono sue alcune formelle del museo della civiltà istriana, il busto di monsignor Bellomi all’Università e altre opere al duomo di Monfalcone) era disposto a donare la statua purché il Comune si assumesse i costi accessori. La realizzazione dell’opera era già stata inserita nel programma triennale. La collocazione scelta era quella di piazza Tommaseo di fronte alla chiesa greco-ortodossa.
Tutti, don Malnati incluso, erano d’accordo visto il vescovo Santin era per il dialogo interreligioso. La verità – dice ancora Bandelli – è che la statua di monsignor Santin potevano già averla messa, gratis, solo con i costi. Non capisco perché nessuno non vada a vedere come mai si è arrivati a un finanziamento regionale da 110mila euro a una associazione che fa cultura portuale. L’ex sindaco Dipiazza (ora consigliere regionale, ndr) ha una responsabilità amministrativa e morale in questa faccenda».
Durante la custodia dei bozzetti di Pacor nel salotto Azzurro c’erano stati anni di discussioni sulla collocazione del manufatto da realizzare. Dibattiti infiniti su come e dove rendere omaggio al sacerdote rovignese, vescovo di Trieste e Capodistria dal 1938, che ebbe un ruolo di primo piano nella vita civile e politica, oltre che religiosa. Inizialmente per la statua era stata annunciata la collocazione di piazza Venezia, all’epoca da restaurare: poi erano emerse mille alternative, da Monte Grisa a Cavana, da piazza San Giovanni (spostando la statua di Verdi) a San Giusto, di nuovo sulle Rive ma al Salone degli Incanti e davanti al Magazzino vini.
Infine, nel 2010, l’allora sindaco Dipiazza aveva annunciato che un’intesa era stata trovata con Autorità portuale e Soprintendenza per collocare la statua sulle Rive. Poi – all’apice del Molo quarto dove nessuno dalla città la potrà vedere. E tutto grazie al finanziamento diretto all’Istituto da parte della Regione. 110mila euro sui quali il procuratore Zappatori vuole fare chiarezza.
Corrado Barbacini
www.ilpiccolo.it 6 settembre 2013