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”La Bancarella”, formula vincente (Voce del Popolo 24 set)

Calato il sipario su “La Bancarella”, cioè il terzo salone del libro dell’Adriatico orientale, desidero annotare qualche considerazione sulla manifestazione e non solo. In primo luogo possiamo affermare che di edizione in edizione si riscontra un piacevole miglioramento, un salto di qualità, sia nei contenuti delle presentazioni librarie, dei dibattiti e delle conferenze, sia sul versante della cultura in senso lato. La linea adottata dal gruppo di lavoro che fa capo al Centro di Documentazione Multimediale della cultura Giuliana, Istriana, Fiumana e Dalmata (CDM) è vincente, e, considerati i risultati, siamo sicuri vi saranno ancora innumerevoli appuntamenti. Se tre anni or sono il tutto era iniziato quasi in sordina e con qualche incertezza, oggi possiamo dire che la “fase di rodaggio” sia terminata e “La Bancarella” ormai cammina sicura con le proprie gambe, ed è diventata un appuntamento atteso e seguito – unico nel suo genere – in cui l’argomento cardine è l’Adriatico orientale, inteso nelle sue più svariate sfaccettature, pluralità e considerato attraverso i più diversi campi dello scibile umano.

La civiltà fiorita lungo i lidi dell’Istria, del Quarnero e della Dalmazia, per circa mezzo secolo obliterata, relegata a mero interesse localistico (di pochi) o inquinata da interpretazioni mistificatorie, attualmente annovera maggiori riscontri, anche se per la stragrande maggioranza delle persone del Bel Paese quelle contrade dicono ben poco, e, non di rado, vengono ignorati addirittura i loro legittimi toponimi italiani. È vero che in Italia è stata istituita la “Giornata del Ricordo” ma è altrettanto vero che sovente le iniziative rimangono circoscritte al 10 febbraio e a qualche giorno successivo; in più ha provocato una sorta di “moda” del confine orientale in cui tutti ne parlano, ma pochi effettivamente conoscono i problemi di territori in cui da secoli il mondo romanzo e quello slavo si intersecano, con tutte le relative conseguenze.

Ho fatto questa digressione per sottolineare lo scarso interesse da parte dell’Italia ufficiale, che non di rado manifesta una sorta di “fastidio” e/o noncuranza per tutto ciò che ricorda le vicende dei connazionali – di oggi e di ieri – della sponda opposta adriatica, ossia di quella presenza autoctona, spesso misconosciuta. E allora, come recita il celebre proverbio, “se il profeta non va sulla montagna, la montagna va dal profeta”. È stata proprio una realtà voluta ed istituita da alcune associazioni del mondo degli esuli, il CDM appunto, a proporre queste giornate dedicate ad argomenti che sembravano ormai relegati nel dimenticatoio, e lo fa introducendo non poche novità: abbandonando il vittimismo, il piangersi addosso, la ghettizzazione, sostenendo, invece, il confronto, l’analisi e il dialogo, anche tra opinioni diverse. “La Bancarella”, poi, fa cultura e accantona la politica, propone le novità librarie e concede ampio spazio alla disciplina di Clio, perciò la pluralità dei punti di vista è fondamentale anche perché nessuno di noi ha in tasca la verità assoluta!

Questi incontri sono altresì utili per altri aspetti: testimoniano che il mondo della diaspora non è un blocco monolitico, e per giunta chiuso e non comunicante, bensì è formato da tante voci, con molte delle quali la collaborazione è possibile. In più, e ciò costituisce effettivamente una novità non da poco, a tale dialogo adriatico partecipano anche coloro che vivono “di là” – quelli che nel linguaggio comune vengono definiti i “rimasti” – che annoverano pure istituzioni e producono cultura italiana, malgrado tutto e tutti, e la particolare situazione in cui si trovano e operano, i cui avvenimenti del secondo dopoguerra rappresentano tuttora un macigno, poiché furono quegli stessi accadimenti a trasformare la componente italiana di quei territori a sparuta minoranza. Il confronto tra queste due anime, come abbiamo rammentato, fa emergere un aspetto significativo e cioè che la cultura, la lingua, le tradizioni, ecc., sono le medesime, nonostante la cesura avvenuta oltre mezzo secolo fa.

Nel terzo millennio molte cose sono cambiate, i confini fisici in parte sono venuti meno, e l’auspicio è pure la cancellazione di quelli mentali, probabilmente i più difficili da abbattere. Gli incontri come quelli, svoltisi nella città di San Giusto, però possono giovare eccome. “La Bancarella” testimonia chiaramente il cambio di tendenza, la volontà del confronto, e da ultimo indica che non tutto è perduto, mentre la valorizzazione, la salvaguardia e la divulgazione del retaggio storico-culturale dell’Adriatico orientale, con particolare attenzione a quello di matrice italiana, sarà possibile solo grazie alla buona volontà di uomini e donne a cui stanno a cuore le proprie origini e al contempo guardano al futuro.

Kristjan Knez

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