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Istria, l’esodo della Chiesa (Avvenire 23feb15)

 

Il 10 febbraio 1947 viene firmato il trattato di pace, ma già due mesi prima, nel dicembre 1946, da Pola era iniziato l’esodo, con 28.050 abitanti su 34 mila che avevano dichiarato di voler lasciare la città. Un esodo che dura anni e si estende all’Istria e alla Zona B del Territorio libero di Trieste, ancorché il 28 marzo 1947 il Consiglio dei ministri informi che «il piroscafo Toscana ha compiuto l’ultimo viaggio a Venezia» e che «si è concluso così il tragico spontaneo esodo degli italiani». Ne sa qualcosa uno di questi profughi, monsignor Eugenio Ravignani, vescovo emerito di Trieste. «Avevo dodici anni quando con mia madre sono sfollato da Pola, raggiungendo Trieste dopo un rischioso viaggio ferroviario in carro bestiame Ricordo che eravamo pure tanti ragazzi e che insieme facevamo tanto chiasso: evidentemente a noi sfuggiva la drammaticità del momento». Ravignani è stato sempre molto sobrio nel dare testimonianza della sua esperienza. Ma con passione fa memoria delle «pagine di fedeltà e amore» scritte dalla Chiesa, vicina alle popolazioni nei momenti più tristi e duri, «che non furono soltanto i tempi dell’odio e delle rivendicazioni nazionalistiche, ma anche quelli di un’autentica persecuzione delle comunità cristiane e dei loro sacerdoti».

 

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http://www.avvenire.it/Cultura/Pagine/ISTRIA-.aspx

 

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