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Incoronate: 12 pompieri uccisi dal ”fuoco amico”? (Il Piccolo 29 giu)

SEBENICO Deceduti dopo essere stati bruciati due volte. È questa la constatazione a cui sono giunti i famigliari e gli amici dei dodici vigili del fuoco di Sebenico, Stretto (Tisno) e Vodice, morti nell’agosto 2007 nell’isola dell’Incoronata, mentre stavano spegnendo un incendio cosiddetto di routine, che aveva cioè interessato erba e qualche cespuglio. A tale conclusione, i famigliari delle vittime sono arrivati dopo aver ricevuto nei mesi scorsi alcune fotografie scattate da un elicottero militare in volo, istantanee che gettano una nuova luce su quella che è stata la più grande tragedia nella storia dei pompieri croati.

Nessuno sa inoltre chi abbia inviato queste foto tramite posta (le buste non contenevano alcun nome) ed anche ciò accresce l’ alone di mistero su una vicenda che sta ancora turbando e interessando l’opinione pubblica dalmata e nazionale. Nella fotografia principale, si notano cinque vigili del fuoco seduti o sdraiati a terra, mentre stanno riprendendosi dopo essere stati investiti dalle fiamme, che avevano bruciato vegetazione bassa (tipica dell’arcipelago delle Incoronate) e ustionato i pompieri soltanto dalla vita in giù. Niente bruciature mortali, insomma. In un’ altra istantanea, questa volta scattata da un elicottero del Servizio di Soccorso alpino, si vedono invece corpi senza vita, anche carbonizzati, situati qua e là, a confermare che quegli sventurati pompieri avevano cercato inutilmente di sottrarsi alla furia mortale del fuoco.

Torna pertanto alla ribalta l’ipotesi – sempre smentita dalle competenti autorità – che i vigili del fuoco sarebbero deceduti non a causa del rogo di erba e macchia mediterranea, ma dopo che da un elicottero militare sarebbero piombati sugli ustionati decine e decine di litri di carburante che, toccando un suolo ancora fumante, avrebbero dato luogo ad un’ esplosione, ossia ad una violenta fiammata che avrebbe ucciso all’ istante sei pompieri. Altri sei morirono nei giorni successivi per le gravissime ustioni riportate, mentre l’ unico sopravvissuto, il 23enne Frane Lucic, se l’è cavata dopo diversi mesi da quel fatidico 30 agosto 2007, grazie ad una serie di operazioni e a una lunga degenza in ospedale. Lucic ha più volte raccontato agli inquirenti di non ricordare bene quei tragici momenti e dunque non ha mai avvalorato la tesi dell’elicottero che avrebbe avuto una grossa perdita di carburante. Secondo le perizie, i dodici sarebbero morti in seguito ad un incendio cosiddetto eruttivo, un fenomeno del tutto naturale, causato dal forte vento di scirocco che stava soffiando quel giorno. I periti avevano ammesso che la loro non era una verità insindacabile, anche perché durante le ricerche avevano rinvenuto tracce di carburante in quel luogo di morte.

I famigliari sono convinti, dopo aver ricevuto le foto, che i loro cari siano stati uccisi da una fuoriuscita di benzina, che le autorità militari hanno sempre negato. Le famiglie intendevamo mostrare le fotografie al processo contro il comandante dei Vigili del fuoco professionisti di Sebenico, Drazen Slavica, accusato di essere il principale responsabile della tragedia, ma dopo che il procedimento nei suoi confronti è stato annullato per mancanza di prove, sono voluti uscire allo scoperto, inviando le istantanee ai mass media. Certo è che alcune cose non quadrano, come ad esempio la sparizione delle scatole nere degli elicotteri intervenuti nell’ operazione di soccorso, oppure la cancellazione, dal diario di bordo di un velivolo, dei nomi dell’ equipaggio.

L’opinione è che il ministero della Difesa croato abbia voluto cancellare le prove di un fatale errore, costato la vita a Dino Klaric (33 anni), Ivica Crvelin (52), Ivan Marinovic (32), Marko Stancic (16), Gabrijel Skocic (19), Hrvoje Strikoman (18), Karlo Severdija (17), Marinko Knezevic (52), Tomislav Crvelin (23), Ante Crvelin (24), Josip Lucic (19) e Ante Juricev Mikulin (22). Almeno fino al tardo pomeriggio di ieri non vi è stata alcuna reazione ufficiale da parte del suesposto dicastero, ma è scontato che le fotografie siano destinate a innescare polemiche e prese di posizione e magari a portare ad un nuovo processo.

Andrea Marsanich

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