Negli ultimi sessant’anni, complice una legge per molti aspetti miope, a Pola è stata venduta e persa irreparabilmente nel più dei casi, la metà di tutte le tombe e monumenti sepolcrali d’epoca del vecchio cimitero cittadino. La normativa vigente, infatti, pur non consentendo la proprietà privata su tombe, loculi e sepolcri ai cimiteri civici, contempla tuttavia un surrogato di quella, vale a dire il diritto d’usufrutto, che può essere ereditato dai discendenti diretti a patto però che i fruitori paghino regolarmente la tassa annuale per la manutenzione dei cimiteri. Se ciò non avviene, e se dall’ultima inumazione sono passati trent’anni, le direzioni dei cimiteri hanno mani libere a cedere a terzi il diritto d’usufrutto sulla tomba abbandonata. La disposizione nel caso polese è applicabile praticamente a tutta la parte vecchia del camposanto, non essendoci stata – e l’esodo ne è stato causa – quella continuità di discendenze ed ereditarietà che non è mancata altrove. Sta di fatto che secondo un rapporto presentato di recente in sede di Consiglio municipale dal direttore della municipalizzata “Monte Ghiro”, il cinquanta per cento delle tombe storiche polesi è stato “rivenduto”. In tantissimi casi i nuovi titolari hanno cancellato nomi e cognomi da lapidi e monumenti, sostituendo a quelli degli ex proprietari i nomi dei nuovi. Un processo, questo, giudicato ormai anche alla stregua di “annientamento d’identità”. Da frenare ormai in extremis, a danno già bell’e fatto.
Primo: basta vendere
Arriva dunque proprio all’ultimo momento il provvedimento preso dalla Giunta municipale in una recente seduta. L’Esecutivo presieduto dal sindaco Boris Miletić ha accolto infatti una moratoria sulla cessione dei diritti di usufrutto per le tombe storiche della parte “vecchia” del cimitero civico e il veto delle vendite ha una scadenza alla fine dell’anno prossimo. In secondo luogo, la Giunta ha deciso la fondazione di una commissione municipale preposta alla valutazione del valore storico-monumentale, architettonico e artistico delle tombe su cui vige il veto delle vendite. Fino alla fine del 2009 la commissione dovrà insomma presentare al Municipio un piano di categorizzazione dei sepolcri per importanza e un piano operativo di tutela delle tombe in virtù appunto delle rispettive categorie di rilevanza storica o artistica. La commissione è di fatto operativa: alla sua prima riunione ha disposto anche una nuova campagna di rilevamenti topografici e geodetici, ha poi proposto di modificare la delibera municipale sui cimiteri e di avviare presso il Ministero della cultura il procedimento di iscrizione nella lista nazionale dei beni culturali. Previa categorizzazione, ovviamente.
Per ordine di valore
A proposito di categorizzazione, l’idea è sostanzialmente quella di dividere le tombe per grado di tutela: all’apice della graduatoria si troverebbero così i sepolcri con divieto assoluto di vendita. Le tombe di seconda categoria potrebbero essere vendute a condizioni di conservazione vincolanti. Per quelle di terza categoria, i termini di tutela sarebbero di livello nettamente inferiore, mentre nel quarto gruppo verrebbero incluse tombe e sepolcri privi di valore storico-monumentale. I diversi livelli e le varie modalità di conservazione saranno poi definiti nel dettaglio dal nuovo decreto sui cimiteri, che dovrebbe vincolare la vendita di un certo numero di tombe con l’obbligo del restauro nel rispetto dello stile dell’epoca di origine. In alcuni casi sarebbe vietato cancellare i nomi dei defunti del passato per conservare la memoria delle casate di un tempo. Le nuove inumazioni sarebbero invece consentite, previa rimozione dei resti dei sepolti in epoche passate. Quello del mantenimento dei nomi, e quindi dell’omaggio alle “stirpi” del passato, è la grande novità di questa manovra municipale salva-storia. Fino ad oggi, infatti, le direzioni al timone del cimitero hanno venduto metà di tutte le tombe storiche: quasi tutte hanno mantenuto l’aspetto originale, ma hanno perso (per volontà dei nuovi titolari) le insegne con nomi, cognomi, date di nascita e di morte. Si è persa in questo modo la traccia della sepoltura di personaggi anche illustri della storia cittadina, e l’esodo in massa degli italiani del 1947 ha fatto da spartiacque. Riparare il torto, oggi, magari anche con parecchio ritardo, significa solo sdebitarsi con la storia.
Daria Deghenghi.