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Immobili Croazia, vendite ferme (Voce del Popolo 14 mar)

di Dario Saftich

Della paventata invasione straniera in riva all'Adriatico orientale non c'è alcuna traccia. Dopo la caduta delle barriere amministrative e la completa liberalizzazione del mercato immobiliare croato, il primo febbraio scorso, molti da queste parti ritenevano che i cittadini dell'Unione europea si sarebbero precipitati a far man bassa di immobili, soprattutto in Dalmazia. Le agenzie immobiliari sognavano affari d'oro. A un mese e mezzo circa dal giorno in cui sono venuti meno lacci e lacciuoli legislativi e burocratici, la situazione, dall'ottica di chi pensava di guadagnare un sacco di soldi, vendendo case o terreni edificabili, appare semplicemente desolante. Non solo il mercato immobiliare non ha ripreso fiato, ma anzi è crollato tutto d'un colpo. Naturalmente la causa va ricercata nella crisi finanziaria, nella recessione che ha investito praticamente tutto il pianeta. Il timore di una crisi dei mutui in Croazia ed anche in Europa ha fermato la corsa all'acquisto di alloggi che sembrava fino a pochi mesi fa travolgente. La liberalizzazione del mercato non ha portato ad alcun aumento dei prezzi e nemmeno a una crescita palpabile dell'interesse degli stranieri per l'acquisto di abitazioni ai "tropici alle porte di casa". Anzi i listini delle case sono in forte ridimensionamento in parecchie zone: reggono soltanto quelli degli immobili più pregiati. A dire il vero negli ultimi anni i prezzi degli appartamenti in Dalmazia erano nettamente superiori a molte zone dell'Istria e in genere dell'Alto Adriatico. Eppure il mercato tirava. Oggi tutto è cambiato. Migliaia di appartamenti di nuova costruzione rimangono invenduti nella fascia costiera. Calano persino i listini degli immobili nei centri storici che vanno per la maggiore, come quello di Ragusa, anche se le percentuali di discesa dei prezzi sono piuttosto contenute. Sicuramente sono in netta flessione le vendite. Il motivo principale di questa situazione, oltre alla recessione imperante, va ricercato nel fatto che il mercato immobiliare croato, anche prima del febbraio 2009, era tutt'altro che ermeticamente chiuso agli stranieri. Chi davvero voleva comprare casa, in un modo o nell'altro trovava un escamotage giuridico per farlo. Molti ne hanno approfittato, soprattutto tedeschi, austriaci, inglesi, russi. Adesso siamo in una fase di riflessione. Il crollo del mercato non necessariamente deve tradursi in un fatto del tutto negativo: troppa gente ha approfittato della corsa al mare delle genti dell'interno per vendere le vecchie case nei centri storici e comprarne di nuove in periferia. Le antiche calli si sono ritrovate, pertanto, deserte per buona parte dell'anno. Le ridenti località costiere, così, hanno perso una parte della loro identità. La crisi può essere un'occasione per ripensare al futuro dei centri storici che per essere realmente attaenti hanno bisogno di vita, di attaccamento alle tradizioni locali. Non tutti i mali, dunque, necessariamente vengono per nuocere.

 

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