Era stata inaugurata alla presenza del Sindaco Adriana Poli Bortone domenica 23 febbraio la Panchina del Ricordo che l’amministrazione comunale di Lecce ha dedicato a Norma Cossetto nel quartiere Santa Rosa. Pochi giorni dopo, nella notte tra mercoledì 26 e giovedì 27 febbraio, il verde, bianco e rosso che disegnano il Tricolore su tale panchina erano stati già lordati con bombolette spray in maniera tale da trasformare la bandiera italiana simbolicamente rappresentata in quella palestinese.
«Si tratta di atti vandalici deplorevoli che tutte le forze politiche dovrebbero condannare – è l’immediata reazione del professor Mario Portaccio, Presidente del Comitato provinciale di Lecce dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Oltraggiare la nostra bandiera sovrapponendone un’altra rappresenta un’offesa per i sacrifici della nostra storia patria e per le vite umane che hanno combattuto per il Tricolore nel Risorgimento e nelle guerre mondiali. Sono pagine di storia nazionale che riguardano tutti noi italiani, ma in questo caso particolare c’è l’oltraggio alle vittime delle foibe e agli esuli istriani, fiumani e dalmati. Da 21 anni c’è la legge che ha istituito il Giorno del Ricordo, sono senza parole e provo un profondo senso di amarezza vedendo ancora succedere cose simili»
Dura anche la condanna da parte dell’amministrazione comunale, come riferisce la testata online LeccePrima: «La panchina tricolore è stata trovata imbrattata, un gesto gratuito e oltraggioso, un vilipendio inaccettabile e irrispettoso della memoria di una giovane diventata simbolo di una delle pagine più tragiche della storia d’Italia. Quanto avvenuto offende fortemente tutti i cittadini, leccesi e Istituzioni, che vogliono mantenere vivo il ricordo delle vittime delle persecuzioni e della violenza. Un sentimento profondo oltreché doveroso verso le vittime innocenti di un dramma che tutti vogliamo non debba più ripetersi. E dunque, certi atteggiamenti di sfregio, da qualunque parte vengano, rivelano stupidità ed inciviltà morale e non possono essere tollerati». [LS]
