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Il Piccolo – 281207 – L’obiettivo era fermare gli jugoslavi

Una conferma agli studi di Gorazd Bajc arriva dallo storico dell'Università di
Torino Nicola Tranfaglia, che nel 2004 ha pubblicato «Come nasce la repubblica»
(Bompiani), un'ampia antologia di documenti dei servizi segreti americani (ritrovati
dal ricercatore Mario J. Cereghino) sull'Italia degli anni 1943-'47.

In un rapporto dell'agosto 1945 intitolato «Accordi intercorsi tra il comando della
Decima Mas e la divisione patriottica Osoppo» (reso pubblico dai National Archives
di Washington nel 2000), l'intelligence Usa riferisce che «nel gennaio del 1945, in
seguito ad un lungo colloquio sostenuto con il
sottotenente "Piave" (Osoppo) a proposito della questione slovena, il capitano
Manlio Morelli informò il suo comandante Junio Valerio Borghese (Decima Mas) che era
giunto il momento di aprire una trattativa. La divisione partigiana Osoppo poteva
sicuramente essere attivata per obiettivi
essenzialmente nazionali, ovvero la difesa del territorio del confine orientale
dall'imminente penetrazione slava». «Preoccupato della situazione giuliana – si
legge nel rapporto, – Borghese
incaricò Morelli di organizzargli un incontro con un rappresentante della  Osoppo.
Si convenne di tenere il colloquio nell'appartamento di Morelli, a  Vittorio Veneto.
Questi, inoltre, diede la sua parola d'onore che avrebbe  provveduto a trasferire
"Verdi" a Vittorio Veneto e a riportarlo indietro  sano e salvo. Tuttavia, per
impegni di servizio, il comandante Borghese non  potè presentarsi. Considerando la
questione urgente e di cruciale  importanza, delegò quindi Morelli ad osservare una
serie di istruzioni.  L'obiettivo era di «collaborare in maniera armoniosa e
amichevole per  opporsi agli slavi».

Le conclusioni del colloquio furono le seguenti:

a) per la Decima era impossibile rimanere a lungo nell'area giuliana  (controllata
completamente dai tedeschi) senza assumere posizioni di difesa sostenibili con la
forza delle armi. Una situazione decisamente precaria, considerando il numero di
uomini su cui si poteva contare;
b) per la Decima era impensabile aggregarsi alla Osoppo, giacché per le  unità
prettamente navali ciò sarebbe risultato impossibile. Di conseguenza,  la Osoppo
avrebbe dovuto affrontare da sola la rappresaglia tedesca;
c) per contro, vi era la possibilità che un'unità della Decima,  specializzata nella
guerra di montagna, si unisse alla Osoppo per spianare  la strada all'arrivo di
altre formazioni, sempre e quando gli eventi sul  fronte italiano lo avessero
consentito. Si trattava del battaglione di  guastatori alpini Valanga, ben armato ed
equipaggiato (600 combattenti).  L'aggancio alla Osoppo si sarebbe realizzato in
seguito alla lenta e  progressiva defezione di piccoli gruppi del Valanga, che si
sarebbero poi  ricompattati nella regione di Gorizia. Una volta schieratosi sulle
montagne,  il Valanga si sarebbe posizionato con l'obiettivo di evitare la
conseguente rappresaglia germanica nei confronti dei militi della Decima. Da parte
sua, la Osoppo avrebbe garantito la sua collaborazione attivando i  suoi ufficiali
per mantenere i collegamenti tra i comandi delle due unità e  le forze dislocate
sulle montagne. Infine, la Osoppo avrebbe dovuto facilitare l'arrivo di tutti quei
gruppi della Decima che, per cause di forza maggiore, avessero raggiunto le montagne
giuliane solo all'ultimo momento.

Tuttavia, come si evince dal documento citato, i seguenti fattori impedirono la
firma di un accordo:
a) il comando dell'Armata del Sud (ovvero il Corpo italiano della libertà,  Cil, al
comando del principe di Piemonte), da cui la Osoppo dipendeva,  doveva essere
informato sugli accordi. Se ne sarebbe dovuto occupare il  comandante «Verdi»;
c) la prima unità a dare il via all'operazione doveva essere quella di  Morelli. Ma
ciò poteva indurre il comandante Borghese a sospettare che  Morelli non agisse in
maniera disinteressata;
c) era necessario spianare la strada all'interno della Decima, arrivando  persino ad
una epurazione. Non tutti, infatti, la pensavano come Borghese. Di conseguenza, fu
deciso che Morelli avrebbe riferito ogni dettaglio soltanto al suo comandante, il
quale avrebbe poi attivato il piano firmando
un accordo scritto con la Osoppo. Dopo il colloquio con «Verdi», Morelli raggiunse
Borghese a Conegliano e  riuscì a parlargli a quattrocchi. Borghese concordò sui
risultati delle  trattative. Durante la conversazione, però, entrò all'improvviso il
comandante Scarelli. All'inizio non lo videro (l'ufficio era in penombra).  Secondo
Morelli, Scarelli era entrato per origliare ed interrompere il
colloquio. Aveva infatti ricevuto una soffiata da alcuni informatori. Di  fatto,
Scarelli interruppe l'incontro per affermare che una questione di  tale importanza
doveva essere discussa da autorità superiori, altrimenti ogni accordo sarebbe
risultato illegale.

A questo punto, non invitato e contravvenendo all'ordine di Borghese di non
permettere a nessuno di entrare nella stanza, fece il suo ingresso anche il
generale Corrado, che arrivò subito al punto. Ciò porta a sospettare che,  essendo
arrivato soltanto da poche ore, il generale fosse stato messo al  corrente della
faccenda da Scarelli. Corrado comunicò ai presenti di aver  discusso l'argomento con
Graziani e Mussolini (dal quale era poi stato  invitato ad aggregarsi alla Decima).
Borghese cambiò improvvisamente tono, ribaltando le idee che aveva espresso fino a
quel momento. Replicò di avee affrontato il tema in maniera puramente accademica e
aggiunse che si sarebbe  messo subito in contatto con Graziani. Corrado e Scarelli
si calmarono,  anche se non sembravano molto convinti. Morelli non ebbe più
occasione di  parlare in privato con Borghese, che sarebbe partito la sera stessa.
Tuttavia, il comandante fece capire a Morelli che si sarebbe dovuto muovere  secondo
il piano discusso in precedenza. Nei giorni seguenti, Scarelli commentò la questione
all'interno della
Decima, creando in tal modo un clima sfavorevole agli accordi con la Osoppo.
Scarelli voleva che la proposta partisse soltanto dagli ambienti della  Decima.
Morelli attese per qualche tempo, per poi chiedere a Borghese una  sua valutazione
sull'argomento (rimasto virtualmente sospeso).

«Ma gli eventi incalzavano – conclude il rapporto del 1945 – e la questione  della
Osoppo e della Venezia Giulia fu relegata in secondo piano. Durante i  combattimenti
finali sul fronte italiano, Morelli cercò di raggiungere la  zona di Udine e di
Gorizia dalle postazioni di Bassano, per unire le sue  forze a quelle dei patrioti
della Osoppo. Morelli confidava sugli accordi  intercorsi e sul placet di Borghese.
Ma dovette rinunciare al progetto (gli  automezzi erano pochi ed i collegamenti
impossibili). Inoltre, le sue truppe  avrebbero dovuto attraversare una regione
fortemente controllata dai  partigiani rossi. E il tempo a disposizione era ormai
scarso».

f.a.

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