ANVGD_cover-post-no-img

Il Piccolo – 241207 – “Sono scappata da Umago a sei anni”

TRIESTE C'è chi racconta di aver vissuto «una grande emozione», chi teme che
possa venir abbassata la guardia sul fronte sicurezza, chi infine punta sul
lato pratico e pensa alla differenza dei prezzi al di qua e al di là dell'ormai
ex confine. Sono tante e diverse le chiavi di letttura fornite dai triestini
alla definitiva caduta delle frontiere con la Slovenia. Un evento che,
archiviate le celebrazioni e le feste ufficiali, si prepara ora a produrre
conseguenze reali sulle vite dei cittadini.
«Spero che questo sia il primo passo verso un reale superamento dei rancori
che per tanti anni hanno caratterizzato i rapporti con gli sloveni – osserva
Maria Bernich. Rancori che io conosco bene. Sono scappata da Umago con i
miei genitori quando avevo sei anni, abbandonando casa e campagne. Il mio
cuore è ancora lì, come le tombe dei miei cari, ma credo sia venuto il
momento di voltare pagina e l'apertura dei confini potrebbe rappresentare l'occasione
giusta per riuscirci. L'altra notte ho vissuto una grande emozione pensando
a questo momento storico. Spero che anche la Croazia possa entrare al più
presto in Europa, pur sapendo che le tensioni con i croati saranno più
difficili da superare: lì, infatti, i rapporti con italiani sono ancora più
duri».
Di importante appuntamento con la storia parla anche Nicola Forleo: «La
caduta del confine porterà tutta una serie di conseguenze positive: dalla
riunificazione di due popoli alle nuove attività commerciali, per non
parlare poi dei nuovi contatti culturali». «Io sono un'europeista convinta e
sono quindi estremamente contenta dell'abbattimento delle frontiere – gli fa
eco Bettina Lucchesi -. Credo che potremo diventare davvero come una grande
e unica famiglia, all'interno della quale si svilupperanno scambi non solo
economici, ma anche culturali, con evidenti arricchimenti reciproci. Spero,
infine, che questa svolta consenta di superare i ricordi lasciati dalle
esperienze negative del passato». «A me sarebbe tanto piaciuto partecipare
alla festa di Fernetti, ma non ci sono riuscito per impegni di lavoro –
aggiunge Michele Paghi -. Avrei voluto esserci perchè credo che quel momento
abbia un grande significato per Trieste e forse ancor più per Gorizia. Per
tanti anni, infatti, quella è stata una città senza territorio e ora
inizierà ad averne».
Più critico il giudizio di Dario Fabro. «Mi sembra che non sia cambiato un
granchè – osserva -. Il nostro era già un confine aperto, lo si passava
senza grossi problemi. Da parte mia, tra l'altro, preferirei delle frontiere
un po' più controllate, per cercare di filtrare le presenze, specie quelle
delle persone non ben intenzionate. Quanto ai risvolti economici, credo che
i cambiamenti più evidenti si vedranno nel mondo degli artigiani e piccoli
imprenditori. Per loro potrebbe diventare più conveniente trasferire l'attività
in Slovenia. Ho già sentito di alcuni sfasciacarrozze che hanno avviato le
pratiche per il passaggio oltre confine: in Italia infatti devono fare i
conti con leggi rigidissime a livello di riciclaggio dei vetri o di
smaltimento dei combustibili, nella vicina Repubblica invece hanno molti
meno obblighi».
Più di qualche triestino, inoltre, sposta il discorso sul terreno dei
prezzi. «Per Trieste questa caduta dei confini serviva proprio – osserva
Luca Cocolo -. I negozianti infatti, temendo la concorrenza dei commercianti
sloveni, saranno costretti prima o poi ad abbassare i prezzi. D'altra parte
è proprio vero che la storia si ripete: una volta, quando c'erano la zona A
e la zona B, si andava "di là" a comprare carne e benzina, ora ci si ritorna
perchè costa tutto un po' di meno».

 

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.