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Il Piccolo – 150907 – Pesca in Adriatico: la Croazia sfida l’UE

di Mauro Manzin

      TRIESTE Una bufera sta per sconvolgere il mondo della pesca in
Adriatico. Tre gli Stati coinvolti: Croazia, Slovenia e Italia. Dal 1º
gennaio 2008 la cosiddetta zona ecologico-ittica autoproclamata da Zagabria
inizierà a valere anche per i Paesi membri dell'Ue. Il che significa che in
Adriatico spariranno le acque internazionali visto che la Croazia estenderà
le sue acque territoriali fino alla linea epicontinentale (ossia a metà dell'Adriatico
ndr.), vale a dire che si riduranno drasticamente le aree marine di pesca
per l'Italia e la Slovenia.
      A tale proposito i pescatori croati stanno già affilando le unghie. L'organizzazione
che riunisce le flottiglie di pescherecci, infatti, si è riunita a Zagabria
per discutere dei nuovi diritti che la stessa assumerà con l'ingresso in
vigore della zona ecologico-ittica. «Temiamo – si legge in un comunicato
emesso dopo la riunione – che i diritti garantiti ai pescatori croati nella
zona ecologico-ittica saranno puramente di facciata». I pescatori croati
temono, infatti, che anche dopo il 1º gennaio 2008 i loro colleghi italiani
e sloveni continueranno a lavorare indisturbati anche all'interno della zona
senza alcuna contingentazione dei pescherecci a cui sarebbe consentito di
operare.
      Per questo hanno deciso di chiedere al governo croato di varare il
nuovo regolamento di pesca nella zona ecologico-ittica entro la fine di
settembre. Per dare così un tempo di almeno tre mesi ai pescatori italiani e
sloveni per predisporsi alla nuova area, altrimenti il tutto potrebbe
risolversi in un boomerang per la stessa Croazia. Il presidente dell'organizzazione
croata che raggruppa la flotta dei pescherecci, Tonci Bozanic, che fa parte
della Commissione governativa di lavoro per la zona ecologico-ittica, si
dice assolutamente insoddisfatto in quanto i pareri che emergono nella
suddetta Commissione divergono, e di molto, con quelli dei pescatori proprio
sui punti principali della proclamazione della zona.
      I pescatori croati stanno chiedendo, infatti, già da tempo al loro
governo che fissi il numero dei pescherecci e dei pescatori stranieri (leggi
italiani e sloveni) che potranno continuare a pescare all'interno della zona
ecologico-ittica anche dopo il 1º gennaio 2008. Vogliono altresì che l'esecutivo
di Zagabria stabilisca il massimo tonnellaggio delle imbarcazioni che
potranno continuare a pescare e per questo hanno chiesto un incontro urgente
con il ministro dell'Agricoltura e della pesca Peter Cobankovic. I pescatori
pretendono di conoscere i diritti e i doveri che nasceranno con l'istituzione
della zona ben sapendo che Bruxelles sta attentamente vigilando.
      L'Unione europea, infatti, ha già più volte ammonito il governo croato
di non far entrare in vigore unilateralmente la zona ecologico-ittica,
essendo la stessa una delle principlai questioni relative al via libera dato
da Bruxelles alle trattative di Zagabria per l'adesione all'Ue. La
situazione si preannuncia rovente, dunque, su molti fronti, da quello
economico a quello diplomatico fino a livello bilaterale. Se la zona
ecologico-ittica entrerà in vigore il settore della pesca italiana in
Adriatico rischia di subire un calo pari al 30 per cento.

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