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Il Piccolo – 051207 – Schengen: la storia volta pagina

TRIESTE Sono iniziati i lavori di smantellamento delle cabine posizionate ai valichi italo-sloveni. Per ora le gru stanno operando senza sosta sul territorio sloveno, mentre la Polizia di Frontiera di Trieste fa sapere che Roma non ha ancora dato disposizioni in merito ad eventuali analoghi lavori nella parte italiana.

Al confine di Rabuiese le vetture, varcato il valico bianco rosso e verde, vengono deviate dalla segnaletica verso il lato destro, ovvero nella direzione in cui fino a pochi giorni fa erano indirizzati i mezzi pesanti per i controlli speciali. Stessa sorte per le macchine in entrata. In poche ore sono state tolte quattro cabine. Le ultime due resisteranno ancora qualche giorno, il tempo necessario per poi asfaltare l'area in vista dell’entrata in vigore il 20 dicembre delle nuove frontiere previste dagli accordi di Schengen e per permettere agli organizzatori di allestire la zona per le celebrazioni ufficiali del 22 dicembre.

Resterà invece al suo posto la struttura centrale, quella in pietra che ospita gli uffici della Polizia di frontiera slovena. Sono già stabilite anche le sorti dei circa ottanta poliziotti della Questura di Capodistria impegnati ai valichi. Quelli che attualmente prestano servizio ai confini italo-sloveni saranno trasferiti ai posti di blocco tra Slovenia e Croazia dove è previsto un rafforzamento dei controlli soprattutto in entrata.

Un numero massiccio di agenti che lasceranno le postazioni dei valichi internazionali di Fernetti e Rabuiese, quelli di Cosina e Lipica e degli altri otto cosiddetti minori quindi supporteranno i colleghi nell'area del Dragogna. «Già la scorsa settimana – spiega la portavoce della questura di Capodistria Anita Leskovec – la nostra sezione della Polizia criminale ha avuto un incontro informale con la squadra mobile del capoluogo giuliano alla questura di Trieste. Si tratta di un primo passo concreto alla luce dell'accordo bilaterale sottoscritto nei mesi scorsi tra i due Governi al fine di rafforzare la cooperazione, fondamentale per il contrasto di un possibile incremento dell'immigrazione clandestina».

Il documento prevede anche la possibilità, per le due polizie, di intervenire nell'altro Stato fino a trenta chilometri in caso di necessità. «Proprio in questo senso – continua – abbiamo deciso di programmare una serie di incontri, affinché gli uomini delle due strutture, di tutti i livelli, si conoscano».

«Non bisogna sottovalutare dettagli che possono sembrare banali – spiega Mario Bo, dirigente della Squadra Mobile di Trieste – che vanno al di là dello scambio informatico dei dati. Molte volte può essere più utile avere i numeri di telefono dei referenti di turno per poter comunicare in modo più tempestivo eventuali operazioni».

Se da un lato le forze dell'ordine si stanno attrezzando per affrontare nel modo migliore l'allargamento, dall'altro esistono innegabilmente forti criticità che persistono soprattutto da parte italiana. Gli agenti alla Frontiera, infatti, ad oggi non conoscono quale sarà il loro destino e non sanno nemmeno se le gru si approprieranno in questi giorni anche delle loro postazioni.

In questo senso da Roma giungono rassicurazioni da parte del sottosegretario agli Interni Ettore Rosato. «Il Governo – precisa – si sta impegnando per mantenere in regione tutte le forze. Per quanto concerne le cabine il loro futuro è legato a quello del confine. Dunque sono convinto che non le vedremo ancora a lungo».

Secondo fonti della Questura gran parte del personale di polizia di Frontiera verrà reimpiegato negli uffici territoriali, ovvero nei commissariati che si trovano nelle immediate vicinanze degli attuali confini (Opicina, Muggia, Duino Aurisina) e parte verrà «accontentato», dove possibile, con le domande di trasferimento presentate al Dipartimento della Pubblica Sicurezza di Roma. I controlli quindi non saranno più sistematici ma saranno affidati in maniera mirata per contrastare il flusso illegale di persone e traffici di armi e droga.

 

Silvia Stern

 

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