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Il nastro sloveno (Il Piccolo 14 dic)

LETTERE

Stento a crederci, eppure è vero, è storia di questi giorni. Fiorella Bencvicv, dirigente scolastica slovena, impiegata presso la scuola slovena Fran Saleški Finžgar di Trieste, è stata bacchettata dalle autorità scolastiche, dalla politica locale, e, incredibilmente, persino – stando a quanto leggo sul Piccolo – dal console sloveno Božidar Humar, per aver tagliato, durante l’inaugurazione della mensa scolastica, un nastro dai colori sloveni. È scoppiato il finimondo. Un politico di Forza Italia, Piero Camber, ha definito l’uso di quel nastro «un atteggiamento vergognoso e razzista». Sogno o son desto? Neanche avesse bruciato una scuola altrui, la povera preside Bencvicv!

E poi quella lettera di scuse al sindaco, cui è stata costretta, il rimprovero del responsabile dell’Ufficio scolastico regionale per le scuole slovene, il rammarico del console della Repubblica di Slovenia, i toni dispiaciuti di alcuni connazionali della signora Ben?i?.

Il tutto diventa ancora più assurdo se si pensa che a Roma hanno appena votato cospicui tagli a danno della comunità slovena, e che si risente la voce di chi vorrebbe cancellare, o trasformare in un non meglio definito etnos slavo, la presenza slovena nella provincia di Udine.

Mentre la legge di tutela per gli sloveni rimane lettera morta e per ogni cartello stradale bilingue concesso sul Carso sono necessarie le fatiche di Ercole. Ora, come se tutto ciò non bastasse a far arrossire una democrazia come quella italiana, ci si accanisce su una preside e su un nastro dal colore sbagliato, considerato persino «razzista».

Ebbene, cari connazionali italiani di Trieste, mi sia concesso il beneficio dell’indignazione. Desidero informarvi che noi, italiani d’Istria, in Slovenia, non solo possiamo fare uso illimitato dei simboli nazionali italiani, ma persino le autorità locali, i comuni, e le sedi ufficiali, nel territorio di insediamento della minoranza italiana, sono tenuti – per legge e Costituzione – a esporre, nelle festività nazionali o locali, accanto alle bandiere slovena, europea e comunale, pure il tricolore italiano. Venga qualcuno di voi a vedere come sono imbandierate Capodistria, Isola, o Pirano, nel giorno dell’indipendenza slovena, e vedrà quanti tricolori italiani sventolano lungo le nostre strade. Nessuno, signor Camber, reputa quelle bandiere verdi bianco rosse un «atteggiamento razzista». Nessuno deve scusarsi con nessuno, da noi.

Quindi m’indigno, e – da italiano d’Istria – chiedo scusa a Fiorella Bencvicv per il vergognoso linciaggio cui è sottoposta in questi giorni da molti miei connazionali.

Franco Juri

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