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Il Gazzettino – 230607 – ANVGD Belluno per i toponimi italiani

Da Fiume, o Rijeka, fino giù, a Ragusa o Dubrovnik. Ci sono frammenti di storia nei nomi di luogo. E nelle terre che si chiamavano Istria e Dalmazia la toponomastica mostra tutta la forza di un legame con il passato italiano e veneto che non può andare nel dimenticatoio. Questo il senso dell'iniziativa che ha portato il comitato di Belluno dell'associazione Venezia Giulia e Dalmazia, presieduto da Giovanni Ghiglianovich, a stilare un elenco di paesi, isole e città che oggi politicamente fanno parte di Croazia, Slovenia e Montenegro. I pieghevoli, con stampata la cartina e la lista bilingue dei toponimi, saranno inviati alle agenzie turistiche e di viaggi di tutta la provincia ad uso e consumo dei vacanzieri bellunesi. «Paris è il vero nome della città che chiamiamo Parigi, e allo stesso modo adattiamo all'italiano Londra per London o Zagabria per Zagreb. Il nome corretto perché originale è Paris, London, Zagreb – spiega Ghiglianovich – mentre completamente differente è la situazione per i toponimi istriani o dalmati che sono originariamente Abbazia e non Opatija, Zara e non Zadar, Lussino e non Losinj, Parenzo e non Porec». Questa, per il presidente è un' incongruenza tipica italiana che dovrebbe dire, d'altra parte, Ljubiana e non Lubiana, italianizzando erroneamente un toponimo che è slavo. E così di seguito. In una lunga lista da cui si riportano alcuni esempi noti ai più: Buccari-Bakar, Quarnaro-Kvarner, Albona-Labin, Brioni-Brijuni, Cherso-Cres, Orsera-Vrsar, Parenzo-Porec, Pisino- Pazin, Pola-Pula, Rovigno-Rovinj, Arbe-Rab, Curzola-Korcula, Incoronate-Kornati, Lesina-Hvar, Lissa-Vis, Sebenico-Sibenik, Sabbioncello-Peljesac, Spalato-Split, Traù-Trogir, Veglia-Krk.Pure la sezione di Belluno della Lega nazionale, associazione che dal 1891 si batte per il mantenimento dell'identità italiana, partecipa a questa originale operazione: «Perché l'Istria e la Dalmazia per secoli sono state parte integrante dell'Italia culturale, prima ancora che fisica – sottolinea il referente Francesco Demattè – tant'è che i nomi di luogo veneti furono rispettati anche al tempo della dominazione austriaca». L'elenco di toponomastica bilingue, insomma, vuole essere una risposta alla curiosità culturale dei bellunesi sul passato di località meta gradita di vacanza «ma non più come vent'anni fa solo per il mare o per la mangiata di pesce».

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