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I valori della nostra civiltà da tramandare con il dialetto (Voce del Popolo 21 mag)

È stata una vera e propria festa del dialetto. Mancava. Ci voleva un festival come questo, che riuscisse a riunire le menti della linguistica, gli esponenti degli organi decisionali di ogni ordine e grado, e la creatività, quella dei giovani e dei meno giovani, grazie alla quale il dialetto istroveneto, continua a mantenersi “vivo”. Il “Festival dell’Istroveneto” ha messo le basi per continuare a lavorare. A Buie, città nella quale – come è stato fatto notare anche da chi è arrivato dall’esterno – si sente ancora parlare il dialetto nelle vie e nelle contrade, i progetti e le ambizioni sono tanti: dalla volontà di fare diventare il dialetto patrimonio dell’Unesco, fino all’istituzione di una casa del dialetto.

 

La manifestazione è nata in tandem tra Città di Buie, Unione Italiana, Università Popolare di Trieste, Regione Istriana e Regione Veneto, con la collaborazione dell’Università “Juraj Dobrila” di Pola e il Museo Etnografico dell’Istria. Mente ideatrice della kermesse è Marianna Jelcicih Buić, vicesindaco di Buie nonché responsabile Cultura della Giunta esecutiva dell’UI.

 

Gli spunti per i progetti futuri sono emersi in una tavola rotonda sabato mattina, quando il direttore dell’EDIT, Silvio Forza, ha moderato quelle che definiremo “testimonianze del dialetto e della sua tutela” nelle nostre terre. Ascoltando le parole del prof. Franco Crevatin, dell’Università degli Studi di Trieste, apprendiamo che “l’istroveneto che parliamo oggi è un ‘veneziano coloniale’, da non confondere con il veneto, come tanti vanno dicendo”, e che c’è stata una fase proveneziana che rafforza lo status di autoctonia ed esonera Venezia dal titolo di “invasore”. “Sono stati coloro che hanno perfezionato il nostro modo di parlare – è stato ribadito – ma senza stravolgere la parlata, tant’è che gli istriani comunicavano tranquillamente con i veneziani anche prima che questi si inserissero nel territorio”.

 

Personaggi della letteratura locale come Ester Sardoz Barlessi, Libero Benussi, Ugo Vesselizza, Mario Schiavato e Vlado Benussi sono solo alcuni degli autori citati dalla prof.ssa Elis Deghenghi Olujić, docente presso l’Università “Juraj Dobrila” di Pola, presente all’incontro. Accanto a lei anche Sandro Cergna, che ha presentato la produzione del Centro Ricerche Storiche di Rovigno in materia di salvaguardia del dialetto. “Abbiamo pubblicato finora sette dizionari dialettali, quattro istroromanzi (Rovigno, Gallesano, Dignano e Valle) e 3 istroveneti (Pola, Capodistria e Buie)”. A testimonianza di questa produzione sono intervenuti Ondina Lusa, con il suo “Le perle del nostro dialeto”, contenente testimonianze, lemmi, conte e filastrocche del dialetto piranese e ben 500 soprannomi, frutto di un lungo lavoro di ricerca della Lusa, che l’ha portata a raccogliere talmente tanto materiale che sono in cantiere già altri due volumi che dovrebbero venir pubblicati quest’estate.

 

L’altro autore, che non poteva mancare vista la località del festival, è stato Marino Dussich, e il suo “Vocabolario della parlata di Buie d’Istria”, pubblicato nel 2008. Marino Dussich, insegnante presso la SEI “Edmondo De Amicis” ha fatto un appello a tutte le istituzioni, nell’istituire un’ora di cultura locale e del dialetto in tutte le scuole della CNI, come avviene a Buie. “Alla scuola di Momiano stiamo realizzando un piccolo vocabolario con i disegni degli alunni, per il quale abbiamo lavorato tanto. Io ho avuto la fortuna – dice Dussich – di avere pieno sostegno dalla direttrice Giuseppina Rajko per questo progetto, mi piacerebbe che si sviluppasse anche nelle altre scuole”. È intervenuto pure il giornalista Flavio Forlani, illustrando le produzioni passate e presenti di Radio e TV Capodistria inerenti la salvaguardia del dialetto. Le splendide voci note di Elvia e Bruno Nacinovich, attori del Dramma Italiano, hanno letto alcune poesie in dialetto di autori istriani e fiumani.

 

Tra gli intervenuti nel dibattito seguente la tavola rotonda, spicca quello della presidente della CI di Buie, Lionella Pausin Acquavita, che ha proposto la fondazione di una “casa del dialetto istroveneto”, un centro dedito alla sua salvaguardia e al suo sviluppo, sull’esempio della Casa dei letterati a Pisino e altri progetti simili. Presente anche l’assessore alla Cultura della Regione Istriana, Vladimir Torbica, al quale sembra essere subito piaciuta l’idea. Ha seguito tutte le manifestazioni anche l’assessore alle Finanze della Regione Veneto, Roberto Ciambetti.

 

In due giornate si è cercato di rappresentare il dialetto con due veicoli fondamentali: la recitazione, con la rassegna teatrale “Su e xò pel palco” di venerdì al teatro cittadino, mentre sabato con i coristi che hanno preso parte della rassegna “Dimela cantando” in Piazza San Servolo. Nella prima giornata ben dieci gruppi filodrammatici delle CI di Dignano, Verteneglio, Isola (“Dante Alighieri”), Momiano, Umago, San Lorenzo – Babici, Pirano, Parenzo, Grisigana, della SAC “Fratellanza” di Fiume e dell’associazione “Persemprefioi” di Muggia, hanno formato una maratona teatrale condotta da Jessica Acquavita.

 

Storie di contadini, pescatori, mariti e mogli, rapporti con l’estero, con i “foresti”, sono i temi che ritornano sempre nelle commedie e sketch dei gruppi dialettali, alcuni con qualche riferimento all’attualità, con un po’ di sana satira. Gli ospiti sono diventati i protagonisti subito dopo il lunghissimo spettacolo: i “Toca mi” di Mira e il “Teatro Club” di Mirano, gruppi di canto e ballo tradizionali della provincia di Venezia.

 

Il giorno dopo, invece, è stato il canto a padroneggiare, sul palcoscenico allestito nella riqualificata piazza San Servolo, con una cornice istroveneta naturale, costituita dalle chiare linee architettoniche e urbane di stampo veneziano. L’attrice del Dramma Italiano, nonché buiese, Rosanna Bubola ha condotto “Dimela cantando”, la rassegna di ben quindici cori delle Comunità degli Italiani dell’Istria e di Fiume. Lo spettacolo è stato aperto dalla banda della CI di Buie, e dai minicantanti di quella di Visinada, poi via via i cori, per un totale di circa 300 elementi. A concludere la serata sono stati tre protagonisti della musica attuale in dialetto: i “Calegaria”, “Preden Gato & Bosazzi quintet” e Goran Griff.

 

In anteprima per il pubblico del festival, è stato proiettato il reportage documentaristico “Dialetti veneti d’Istria”, di Monika Bertok, di TV Capodistria. Verrà mandato in onda dall’emittente la prossima settimana. Attraversando l’Istria, la giornalista è riuscita ad inquadrare lo stato del dialetto nelle varie località, incontrando vari personaggi. È un audiovisivo che rimarrà documento storico sociale, come lo rimarranno, forse in una chiave un po’ più goliardica e divertente, i video realizzati dai ragazzi per il concorso istituito per l’occasione, assieme al concorso letterario. A detta degli organizzatori, i concorsi saranno sicuramente potenziati e migliorati l’anno prossimo, quando vedremo anche i risultati di una serie di azioni che il Festival dell’Istroveneto si è prefissato, tra cui tenere vivo il sito istroveneto.com, sul quale si vuole implementare un piccolo vocabolario online. La chiusura dell’edizione pilota è stata in effetti un punto di partenza verso grandi obiettivi da realizzare tutti assieme.

 

(fonte “La Voce del Popolo” 21 maggio 2012)

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