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I valori dei giovani triestini in un sondaggio (Il Piccolo 27 set)

L’epoca dei colletti bianchi è finita e la scrivania «fissa», per i giovani del nuovo millennio, è diventata un mito quasi irraggiungibile. Meglio impegnarsi e studiare, per cogliere le opportunità professionali che, pur non mancando, saranno sempre di più votate alla flessibilità.

E se il lavoro non va? Almeno ci sono mamma e papà, con cui, messe in cassetto le memorie di stampo sessantottino, il rapporto è sempre meno conflittuale. Oppure gli amici, con cui si parla, sia di persona che in digitale, con chat e blog. L’importante è essere liberal: una percentuale sempre maggiore di ragazzi tra i 16 e i 18 anni della nostra Regione dice, infatti, di essere d’accordo con il riconoscimento legale delle coppie di fatto, anche omosessuali, e di considerare favorevolmente l’eutanasia.

I teenager oggi sono così. Almeno secondo il Corecom Fvg, che ha realizzato, con la collaborazione della Swg, una ricerca sul rapporto tra i giovani e i media, passando per la scuola, il gruppo dei pari, la famiglia (alcuni dei dati nella tabella a fianco). Lo studio (realizzato su un campione di 2.300 persone) è stato presentato ieri al museo Revoltella dal presidente del Corecom Franco Del Campo; sono seguiti alcuni interventi, tra cui quelli del vescovo Ravignani, del sindaco Dipiazza, del preside della facoltà di Scienze della formazione Giuseppe Battelli.

«La televisione sta perdendo la sua egemonia – ha spiegato Del Campo – perché i giovani la considerano di parte e scadente. Prediligono un mix di media, con Internet al centro. Gli adolescenti si sentono ”normali”, lontani dagli stereotipi veicolati dai media, che li mostrano come persone che interpretano la devianza come facente parte della realtà giovanile». L’indagine fotografa in maniera un po’ «alternativa» i ragazzi di oggi che, stando alle risposte date, si sentono meno in conflitto di quello che potrebbe sembrare sia con la famiglia che con la scuola. Il valore più importante è la salute, seguita dalla libertà personale, l’amicia, l’amore e la famiglia. «I giovani devono essere ascoltati, senza giudizi preconcetti – ha affermato monsignor Ravignani -. In una città culturalmente e socialmente variegata come Trieste i ragazzi devono vivere accogliendo, accettando le diversità (anche se dall’indagine risulta che solo il 36% crede che si dovrebbero riconoscere agli immigrati gli stessi diritti, ndr.)».

Sulla necessità di non concentrarsi sui casi limite si è soffermato Roberto Dipiazza, descrivendo la realtà giovanile triestina come prevalentemente sana. Il preside Battelli, invece, ha messo in evidenza le criticità della comunicazione odierna: «Oggi la realtà è più complessa di una volta, perché le distanze tra le persone sono aumentate e il rapporto tra i giovani e il mondo esterno è filtrato da tanti media, che li vogliono consumatori soddisfatti e pensatori passivi». (e.c.)

 

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