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I tesori nascosti del Museo di Fiume (Voce in più Cultura 16 mar)

FIUME – Il museo, contrariamente a certi luoghi comuni che lo vorrebbero comunque sacrario polveroso di reperti mummificati i quali nulla avrebbero da dire all'uomo contemporaneo, è un posto della memoria e della testimonianza, della quiete e della riflessione, della riscoperta e – nello specifico alludendo al Museo civico di Fiume – di consolidamento identitario. Congiuntamente a ciò, nondimeno è luogo della meraviglia e dell'arte come pure dell'abilità e dell'estro creativo dell'uomo. Tutto un narrare di storie e di storia, che se scisse dal pregiudizio temporale il quale "pretende" di dividere il mondo "a fette" (periodo questo, periodo quell'altro, tradizione antica, mondo moderno ecc.), si rivelano nella loro concatenante e fluente continuità, facendoci scoprire il filo conduttore dell'umana capacità del creare e dello stupire, colmando quel vuoto di radici storiche, culturali, identitarie che spesso generano nell'individuo un senso di "non appartenenza" specifica, di sospensione in una specie di vacum, in un anonimato anche esistenziale, reso maggiormente precario dalla "precarietà" e dall'effimero della vita "moderna".

Paradossalmente, gli oggetti che nel Museo civico si possono osservare, e certamente ammirare, nonostante la loro patina di antico e la loro dichiarata appartenenza a tempi passati, ne escono -se confrontati ai prodotti odierni industriali "usa e getta" – rivestiti di concretezza e solidità "imperituri". Cioè, la qualità e la perizia artigianale o artistica degli esposti sono tali da sembrare essere stati creati "per tutti i tempi a venire", e quindi dotati di vita "permanente".

La magia lignea di Giovanni Crespi

Gli esempi più immediatamente evidenti in questo senso vengono offerti dalla collezione di artigianato artistico che il Museo civico conserva, con in testa i manufatti dello strepitoso ebanista fiumano, Giovanni Crespi (1885). Sono tutta una fitta corsa di trecce e di tripudi floreali gli intagli ritmati dalla severa linearità neorinascimentale che percorrono l'armadio-biblioteca a tre ante, lo sfarzoso scrittoio, la capace sedia da scrivania, il trono ligneo e il tavolo poligonale in quercia massiccia ebanizzata, opere del Crespi; mobili principeschi le cui cifre sull'attuale mercato – ammesso che artigiani virtuosi di questo calibro ce ne siano ancora – contano non pochi zeri. Crespi realizzò pure la cripta lignea dei Cappuccini che nel secondo dopoguerra fu "trasferita" nel Gorski Kotar. Tra le altre chicche della collezione uno specchio con cornice in micromosaico veneziano, un tavolino "settecento veneziano", un'alzata in alpaca d'inizio Novecento della migliore fattura, e altre preziosità.

Anche gli storici, ed in particolare i fiumanologi, potranno trovare materiale degno del loro interesse nella collezione di stampati che ci illustrano momenti e climi storici legati a queste terre. Da non perdere la visione della rimostranza del municipio di Fiume al Bano Jelačić, riguardo il porto e la reluidizione della strada lodovicea del 1849, dei volantini e manifesti elettorali del Partito Autonomista Fiumano e la lettera aperta di Andrea Ossoinack "Perché Fiume deve essere italiana", letta alla Conferenza di pace di Parigi.

Gli appassionati di cartografia non potranno non apprezzare la rappresentazione geografica della Dalmazia nell'acquaforte di Sebastian Munster (Basilea) del 1544, la barocca rappresentazione cartografica della "Karstia, Carniola, Histria et Windrvm Marchia" di G. Mercator del 1639, oppure la suggestiva geografia rinascimentale della Pannonia ed Illiria con l'immagine del Doge e l'elenco delle popolazioni abitanti le due citate province.

Per un affondo storico ravvicinato nella Fiume dell'Ottocento-Novecento, molto utile si rivelerà la nutrita collezione numismatica, di medaglie al valore, targhe et similia, tra cui spiccano la medaglietta riproducente l'effigie della Madonna di Tersatto e del Crocifisso miracoloso San Vito, la medaglia dannunziana con la scritta "Fiume o Morte, 12 settembre 1919", la medaglia celebrativa del Club Alpino Fiumano 1885-1925, il gettone per l'accesso al bagno comunale con inciso lo stemma fiumano, la medaglia degli industriali magiari riportante da un lato il nominativo "Smith e Meynier 1846".

La materia museale si articola in ramificazioni che spaziano nei più diversi indirizzi; dalle fotografie e rappresentanti personaggi della politica della Fiume ottocentesca (emblematica la foto ritraente i patrizi fiumani a cavallo – dott. Seeman, Lodovico de Egan, Giovanni de Leard, dott. Francesco Vio e Carlo Meynier – in alta uniforme ungherese davanti al Palazzo del Governo in occasione del millennio della Corona di S. Stefano), all'oggettistica devozionale (e non) preziosa, all'argenteria, alla collezione di orologi, tra cui diversi francesi che farebbero la gioia delle case d'asta più rinomate. Quindi una girandola di quadri (ritratti, marine e vedute cittadine di Francesco Pauer, Carlo Ostrogovich, Romolo Venucci), strumenti musicali, francobolli, carrozzine d'epoca.

Peccato che a motivo della mancata disponibilità di uno spazio adeguato il materiale di proprietà del Museo civico non sia visionabile in un allestimento permanente la cui visita, da parte delle giovani generazioni in particolare, risulterebbe sicuramente utile, nel senso di un inserimento identitario del singolo in una storia nostrana, "di famiglia". Oltre all'arricchimento culturale personale.

Patrizia Venucci Merdžo

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